Fermiamoci a riflettere:
abbiamo veramente fatto il bene
dei fratelli e ... il nostro?
INDICE:
9.0.0 Premessa per l’Animatore
9.1.0 Accoglienza
9.2.0 Esercitazione su: Fermiamoci a riflettere: abbiamo veramente fatto il bene dei fratelli e ... il nostro?
9.3.0 "
9.4.0 Conclusioni dell’incontro
9.5.0 Da Partecipanti ad Animatori
La liturgia è attività della Chiesa peregrinante sulla terra e vivente nel tempo; le sue celebrazioni come si dispiegano in uno spazio così si svolgono in un tempo. Come vi sono luoghi sacri in cui si riunisce l’assemblea, così vi sono i tempi sacri per le celebrazioni liturgiche.
di: P. ADRIEN NOCENT O.S.B.
Nei primi secoli della Chiesa i cristiani, in polemica con i giudei e i pagani, potevano audacemente affermare: “Noi non abbiamo templi né altari”. (Minucio Felice, Ottavio, c. 12,1).
da: P. ADRIEN NOCENT O.S.B.
Nel 1903, di fronte ad una situazione deplorevole del culto invaso dalla musica profana, san Pio X affermava che “la prima ed indispensabile fonte” cui i fedeli attingono il vero spirito cristiano è “la partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa” (Tra le sollecitudini; IPL n. 220).
di P. ADRIEN NOCENT O.S.B.
Il culto è essenziale alla Chiesa, poiché in esso trova la sorgente della sua santità ed in esso esprime la sua vita. Tutta l’opera della Chiesa ha una caratteristica religiosa ed una finalità cultuale, poiché è orientata alla santificazione degli uomini e alla glorificazione di Dio.
La Liturgia
La liturgia è il complesso dei segni sensibili di cose sacre, spirituali, invisibili, istituiti da Cristo o dalla Chiesa. Efficaci, ognuno a suo modo, di quello che significano e per i quali
il Padre, per mezzo di Cristo Capo, e nella presenza dello Spirito Santo santifica la Chiesa
e la Chiesa, nella presenza dello Spirito Santo unendosi a Cristo unico-eterno-sommo sacerdote per mezzo di Lui rende come corpo il suo Culto al Padre.
I
di Enzo Bianchi
monaco di Bose
I cristiani devono seriamente interrogarsi sulla scomparsa della dimensione ascetica dal loro vissuto. Certo, un’ascesi che non sia intesa come disprezzo del corpo e del mondo, come odio della carne, e che non sia vissuta come autoesaltazione di un asceta che si compiace delle sue prestazioni.
Quanto alle forme dell’ascesi, occorre ribadire che l’ascesi della relazione, così essenziale nei rapporti con gli altri, deve avere il primato su ogni altra ascesi, anche se non può escluderne nessuna. I cristiani dovrebbero comprendere questo primato dell’ascesi della relazione: si tratta di rinuncia alla tendenza a indebolire e abbassare gli altri invece di farli crescere.