L’ascesi rettamente intesa è assimilabile all’arte, al lavoro artistico, in cui la facilità e la spontaneità di espressione si ottengono solo a prezzo di estenuanti esercizi, di allenamenti, di prove, di scacchi, di riprese. Chiamato a fare della propria vita un capolavoro di bellezza e di santità, il cristiano non può tralasciare la dimensione ascetica se non a prezzo della mondanizzazione del cristianesimo. Solo l’ascesi infatti, in quanto apertura all’azione trasfigurante dello Spirito del Signore, consente all’uomo di divenire ciò che, per grazia, egli già è: un figlio di Dio.
Sì, l’ascesi è ciò che permette alla vita di un uomo, di una donna, di farsi bellezza, abilità di esistenza con se stessi e con gli altri... A volte l’ascesi richiede rinuncia, a volte pratica, esercizio abile, a volte fatica nel dominare le passioni; ma solo così i cristiani sono le «pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale» (1Pt 2,5). Come canta l’inno Urbs Jerusalem beata,
Tunsionibus, pressuris
expoliti lapides
suis coaptantur locis
per manum artificis;
disponuntur permansuri
sacris aedificiis24
Così l’ascesi è necessità cristiana, comunitaria, per formare un solo corpo in Cristo e rendere possibile l’opera d’arte: il santo edificio. E un‘ascesi che ci viene imposta sovente dagli altri, dall’altro: per essa noi acconsentiamo al progetto comune diventando capaci di aderire e comunicare con gli altri saldamente nell’edificio santo.
di Enzo Bianchi
Monastero Bose
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Note
(1) D. Bonhoeffer, «Stazioni sulla via della libertà» (poesia), in Resistenza e resa, Milano 1969, p. 270.
(2) B. Haring, «Impostazione odierna della vita ascetica», in La predicazione della morale dopo il Concilio, Roma 1967, pp. 162-163.
(3) Ch. Yannaras, La libertà dell’ethos, Bologna 1984, p. 117
(4) La libertà dell’ethos, p. 116.
(5) Purtroppo l’ascesi è stata rimpiazzata - diceva Max Wcber - dall’ethos secolare e capitalistico dell’accumulazione e della desolidarizzazione. L’ideale è quello della gaia scienza di Nietzsche, non più quello ascetico….
(6) Pubblicata il 15 ottobre 1989.
(7) R. Simon, «Ascèse et éthique», in Le Supplément 131 (1979), p. 497.
(8) Scala paradisi XV,98, PG 88,881A.
(9) L’ascesi, l’esperienza mistica e il faccia a faccia della santità», in La donna e la salvezza del mondo, Milano 1980, p. 90.
(10) Cf. K. Rahner, «Il patire e ‘ascesi», in Saggi di spiritualità, Roma 1969, pp. 97-140.
(11) Oggi non si ha interesse verso «l’esercizio spirituale», e ciò sia nello spazio della rinuncia, sia nel cammino dell’acquisizione di una virtù, sia nella preghiera. Si contrappongono volentieri pratica e spontaneità, esercizio e autenticità. Un esercizio sarebbe solo una pratica imposta dal di fuori, non qualcosa che scaturisce dal profondo autentico. Si suppone perciò, con scarsa intelligenza e molta superficialità spirituale, che tutto dovrebbe essere naturale nella vita, come succede agli uccelli che cantano. E’ il mito romantico della spontaneità che domina ancora in quest’ora di adolescenze interminabili... L’idolo che seduce è la spontaneità anarchica, e fare un esercizio appare ipocrisia. Ma così non è possibile una maturazione, non è possibile essere adulti nella vita spirituale!
(12) Isidoro Presbitero 4, in Vita e detti dei padri del deserto I, Roma 1975, p. 283.
(13) Iperechio 4, ibid. Il, p. 206.
(14) Eclogae XIV, PG 9,704-705.
(15) Serie dei detti anonimi 90, in Les apophtegmes des Pères du désert, par J.-C. Guy, Bellefontaine s.d. (Spiritualiré orientale 1), p. 357.
(16) Cf. A. N. Terrin, «Ascesi come autoliberazione. Considerazioni sulla religiosità oggi di moda», in Servitium 73 (1991), pp. 13-28
(17) J. Ratzinger, «Una compagnia sempre in cammino. La Chiesa e il suo ininterrotto rinnovamento», in Communio 114 (1990), p. 96.
(18) RB VII, 67-69.
(19) Cf. Didaché 8,1.
(20) Cf. Ireneo, in Eusebio, Hist. Eccl. 5,24.
(21) Testo riportato da regno-documenti 11 (1986), p. 374.
(22) Ch. Yannaras, La libertà dell’ethos, p. 115.
(23) Introduzione alla preghiera, Brescia 1948, p. 11.
(24) Inno per la dedicazione di una chiesa: «Le pietre da colpi e pressioni levigate sono rese adatte alla loro collocazione dalla mano del costruttore: sono disposte in modo da restare salde nel costituire gli edifici santi».