di Enzo Bianchi
priore della comunità di Bose
Il cristiano fatto figlio di Dio e dimora dello Spirito santo appare ricolmo di Spirito santo (pléres pneùmatos: Lc 4,1) e mosso, spinto da lui (Mc 1,12). Lo stesso suo nome, «cristiano» (At 12,26), derivato da Cristo, fa di lui un unto, un messianico, un «seguace della via» (At 9,2; 19,9.23; 24,14.22) perché «cammina secondo lo Spirito» (GaI 5,25).
di Thomas J. Reese S.I.
Tratto da "Popoli", giugno-luglio 2011
Negli Usa è alto il numero di coloro che hanno abbandonato la Chiesa cattolica. Spesso si sentono storie di persone che lasciano: genitori che parlano dei figli o insegnanti dei loro studenti. Tutti hanno un amico che se n'è andato. Le scienze sociali ci spingono a guardare oltre la cerchia dei nostri conoscenti per vedere cosa accade alla Chiesa nel suo complesso.
di Enzo Bianchi
priore della comunità di Bose
Il primo frutto dell'inabitazione dello Spirito nel cuore del cristiano è la preghiera. Infatti, lo Spirito insegna maternamente al cristiano a chiamare Dio «Abba, Padre» con gemiti ineffabili prima ancora che il cristiano prenda veramente coscienza del grido che sale dal suo profondo, prima ancora che prenda coscienza della sua capacità di pregare (Rm 8,26-27).
Ma se ... proprio devi andarci ...
di Padre Tiziano Sofia
Con questa frase provocatoria un "giovane" anziano missionario ha iniziato la sua omelia in una chiesa di montagna piena di villeggianti, durante i giorni ferragostani.
di Enzo Bianchi
priore dela comunità di Bose
La prima azione dello Spirito santo che scende nel cuore del cristiano è azione creazionale: egli genera l'uomo a figlio di Dio.
di Enzo Bianchi
priore della comunità di Bose
Riportiamo qui di seguito due cammini di riflessione sullo Spirito santo.
La vita cristiana è si vita dei cristiani, ma innanzitutto dovrebbe essere percepita come «vita in Cristo», così come l'espressione «vita spirituale» andrebbe innanzitutto compresa come «vita nello Spirito santo».
di Enzo Bianchi
Priore di Bose
Gli esegeti hanno da tempo rilevato che la presenza del Magnificat (Lc 1,46-55) a questo punto del testo lucano non è essenziale all'economia della narrazione, che appare già completa in se stessa (il v. 56 poteva, in origine, seguire immediatamente il v. 45), ma rappresenta una sorta di sospensione del movimento globale della narrazione per far emergere il significato dell'evento che è appena stato raccontato, cioè l'annunciazione (Lc 1,26-38).
di Enzo Bianchi
Priore di Bose
«Il Magnificat è il canto dei tempi messianici, in cui confluisce l'esultanza dell'antico e del nuovo Israele ... Il cantico della Vergine, dilatandosi, è diventato la preghiera di tutta la chiesa in tutti i tempi»1.
Dott. Rosanna Virgili, Docente di Esegesi Biblica presso l'Istituto Teologico Marchigiano
Santa Teresa d'Avila considerava la verginità l'avere «molto cuore».
Una riflessione sul salmo 16 nel contesto dei salmi di fiducia
Le parole del Salterio1 costituiscono la trama sulla quale si intesse il dialogo di Dio con il suo popolo, la risposta di quest'ultimo all'intervento di Dio nella storia. Perciò la preghiera salmica conosce un'estrema varietà di moduli espressivi, corrispondenti alla diversità delle situazioni esistenziali del singolo e della comunità orante, e dà voce all'assortita gamma dei sentimenti umani, portati dinnanzi a Dio nella loro dignità e verità, spesso anche nella loro intensa drammaticità.