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Mercoledì, 14 Settembre 2011 18:51

Usa, l'esodo nascosto

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verso il protestantesimo

di Thomas J. Reese S.I.

Tratto da "Popoli", giugno-luglio 2011

 

Negli Usa è alto il numero di coloro che hanno abbandonato la Chiesa cattolica. Spesso si sentono storie di persone che lasciano: genitori che parlano dei figli o insegnanti dei loro studenti. Tutti hanno un amico che se n'è andato. Le scienze sociali ci spingono a guardare oltre la cerchia dei nostri conoscenti per vedere cosa accade alla Chiesa nel suo complesso.

I dati li ha raccolti il Pew Research Center e da una sua ricerca sulla situazione religiosa negli Stati Uniti [U.S. Religious Landscape Survey], risulta che un americano su dieci è un ex-cattolico. Se queste persone formassero un unico gruppo religioso, sarebbero il terzo più numeroso del Paese, dopo i cattolici e i battisti. Un americano su tre cresciuto nella fede cattolica non si riconosce più tale.

Qualsiasi istituzione che abbia perso un terzo dei suoi membri vorrebbe conoscerne il motivo. Ma i vescovi degli Stati Uniti non hanno mai dedicato tempo nei loro meeting nazionali a discutere di questo esodo, né hanno speso un centesimo per cercare di scoprire che cosa stia accadendo. Fortunatamente ci ha pensato il Pew Center.

I dati mostrano che coloro che abbandonano il cattolicesimo fanno scelte eterogenee, ma possono essere distinti in due gruppi principali: quasi metà diventano protestanti e quasi metà non si riconoscono più in nessuna Chiesa, mentre il restante 10% aderisce a religioni non cristiane.

Perché molti abbandonano la Chiesa cattolica per diventare protestanti? I cattolici "liberal" risponderebbero che questi cx cattolici sono in disaccordo con gli insegnamenti della Chiesa sul controllo delle nascite, il sacerdozio femminile, il divorzio, l'interferenza dei vescovi nelle questioni politiche, ccc. I conservatori imputano al Concilio Vaticano II l'esistenza di preti e suore "liberal", una cultura permissiva e le posizioni ecclesiastiche sulla giustizia sociale. Il motivo di tale disaccordo è che si tende a credere che tutti lasciano la Chiesa cattolica per gli stessi motivi che hanno spinto qualche nostro amico, parente o conoscente. Non riconosciamo il fatto che persone diverse lasciano per motivi diversi. Questo vale per i cattolici che diventano evangelici, come per chi abbraccia le Chiese protestanti storiche o nessuna comunità di fede.

Secondo la ricerca, per circa il 70% di coloro che lasciano il cattolicesimo per diventare protestanti, la ragione principale è che i loro bisogni spirituali non trovano una risposta» e che "hanno trovato una religione che piace di più". La Chiesa cattolica non avrebbe fornito ciò che le persone considerano fondamentale nella religione sostentamento spirituale e un buon servizio di culto. E, per rispondere ai conservatori che danno la colpa alla nuova liturgia, solo l'11% di chi abbandona lamenta il fatto che il cattolicesimo si sia allontanato troppo dalle pratiche tradizionali come la messa in latino.

La disaffezione per come la Chiesa risponde ai bisogni spirituali o cura la liturgia fa apparire piccoli i disaccordi su specifiche dottrine. Se metà di quelli che diventano protestami dicono di farlo perché non credono più nella dottrina cattolica, questioni più specifiche ottengono risposte molto più contenute: solo il 23% dice di avere rifiutato l'insegnamento su aborto e omosessualità; il 21% quello sul celibato dei preti; il 16% le posizioni sul controllo delle nascite o il ruolo assegnato alle donne nella Chiesa; solo l'11% gli insegnamenti rispetto a povertà, guerra o pena di morte.

I dati mostrano perciò che la ragione principale del passaggio al protestantesimo non è il disaccordo su specifiche dottrine. Vari studi mostrano come molti cattolici rimangano nella Chiesa cattolica, pur in disaccordo con alcuni suoi insegnamenti. Diversamente da ciò che pensano teologi e vescovi, la dottrina non è cosi importante per chi diventa protestante e per chi resta cattolico.

Chi diventa protestante non è un cristiano pigro o tiepido. Infatti, tra chi lascia, i praticanti sono più numerosi rispetto a chi rimane cattolico (63% contro 42%, 21 punti di differenza). In un certo senso, perdiamo il meglio. Non emergono dai dati alcune spiegazioni che si danno di frequente: solo un quinto dei nuovi protestanti, infatti, cita gli scandali della pedofilia come ragione dell'abbandono e solo tre su cento si collega al fatto di essere separato o divorziato. Gli ex cattolici che diventano protestanti si dividono a loro volta in due gruppi principali: chi si unisce alle Chiese storiche e chi ai nuovi movimenti evangelici. In entrambi i gruppi, circa l'80% afferma di avere abbracciato la nuova comunità religiosa perché ne apprezza le forme di liturgia e preghiera. Ma, è soprattutto tra chi si lega ai gruppi evangelici che emerge il desiderio di risposta ai bisogni spirituali (78% contro 57%) e l'abbandono per disaccordi rispetto agli insegnamenti cattolici (62% contro 20%). Citano inoltre più di frequente l'insegnamento della Bibbia da parte della Chiesa (55% contro 16%): quasi metà di questi neoevangelici sente che la Chiesa cattolica non prende in considerazione la Bibbia abbastanza alla lettera. Perciò queste persone ritengono che il sostentamento spirituale, le funzioni liturgiche e la Bibbia siano elementi chiave. Solo in piccola percentuale sono insoddisfatti degli insegnamenti cattolici su povertà, guerra, pena di morte o il ruolo della donna. Diversamente da ciò che in genere dicono i conservatori, gli ex cattolici non accorrono dagli evangelici perché pensano che la Chiesa cattolica sia troppo "liberal" in politica.

Dai dati del Pew Center si possono trarre molte lezioni. Ne segnalo solo tre:

1) Se chi lascia per diventare protestante è più interessato al nutrimento spirituale che alle questioni dottrinarie, non serve tentare di rimediare concentrandosi sulle parole del Credo nella messa. Solo il Vaticano e i vescovi si preoccupano se Gesù sia "one in being" oppure "consubstantial" con il Padre (il riferimento è alla questione, attualmente dibattuta nel mondo di lingua inglese, di quale traduzione del Credo utilizzare nella liturgia, ndt). Il fatto che la gerarchia lo ritenga impor tante mostra come sia al di fuori del problema. Mentre la gerarchia si preoccupa delle traduzioni letterali dal testo latino, la gente desidera liturgie che tocchino il cuore e le emozioni. Serve più creatività nella liturgia e perciò occorre concedere più flessibilità. Se si farà così, verranno, altrimenti cercheranno altrove.

2) Grazie a Pio XII, in questi decenni gli studiosi hanno prodotto le migliori riflessioni al mondo sulle Scritture. E' un peccato che dei cattolici si uniscano alle Chiese evangeliche per il modo in cui si insegna la Bibbia nella Chiesa. Un numero insufficiente di predicatori spiega la Parola alla gente e pochi cattolici leggono la Bibbia. La Chiesa ha bisogno di un vasto programma di educazione biblica. Se si portasse i cattolici a leggere le Scritture della domenica prima di andare a messa, sarebbe già urna rivoluzione. Se non leggi e preghi le Scritture, non sei un cristiano adulto e i cattolici che diventano evangelici lo comprendono.

3) Infine, l'indagine mostra che due terzi degli ex cattolici diventano protestanti prima dei 24 anni. La Chiesa deve fare l'opzione preferenziale per gli adolescenti e i giovani adulti o l'emorragia continuerà. Programmi e liturgie che incontrano i loro bisogni devono avere la precedenza sulle lamentele dei vecchi parrucconi e dei puristi dei compendi di liturgia.

Negli Usa, secondo la ricerca, gli attuali programmi di educazione religiosa e i gruppi giovanili sembrano avere poca presa su questi cattolici, anche se risulta che quelli che frequentano scuole superiori cattoliche rimangano in maggior numero. Servono più studi per capire che cosa non funziona. La Chiesa cattolica ha un'emorragia tra i suoi membri, ma solo se riconosciamo 1'esodo e lo comprendiamo saremo nella posizione di poter fare qualcosa.

 

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Letto 2884 volte Ultima modifica il Mercoledì, 14 Settembre 2011 20:59

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