Mondo Oggi

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In ogni epoca si sono avuti incontri interculturali e interreligiosi ma casuali o inconsapevoli o dettati da interessi economici. Raimon Panikkar, di padre indiano e madre catalana, ha sempre ritenuto che l'incontro interculturale e il dialogo interreligioso sono qualcosa di necessario, in direzione di una profonda e integrale conversione dell'uomo che si apre all"'altro" con un atteggiamento umile, rispettoso e intenzionalmente accogliente.

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Mercoledì, 08 Settembre 2004 23:07

"L'Islam faccia mea culpa"

di Fréderic Manns

Le due guerre dei Golfo hanno aumentato i timori dell'Occidente. Il conflitto delle civiltà rischia di dominare l'attualità internazionale. Ma non ci sarà pace finché non ci sarà intesa tra le religioni.

Un muro di malintesi, però, oppone l'Occidente laico al mondo musulmano. L'Occidente ignora che deve al mondo musulmano la cultura classica, che è stata tradotta e salvata dagli arabi. Ignora che numerose scienze (l'algebra, l'ottica, la medicina) sono eredità della cultura araba. Il dialogo non è mai stato facile tra l'Oriente e l'Occidente, giacché due antropologie si affrontano. L'Occidente fatica a riconoscere la sua ignoranza del mondo islamico. Durante la rivoluzione iraniana gli occidentali avevano immaginato che fosse possibile un compromesso con il clero iraniano e che sarebbe potuto nascere un regime utile agli interessi occidentali.

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Giovedì, 02 Settembre 2004 22:45

Un vademecum per l'ecumenismo

di Josè Marìa Vigil

La stampa di questi giorni ha dato la notizia che "il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, presieduto dal cardinal Walter Kasper, sta preparando un vademecum dell’ecumenismo che serva di guida alle parrocchie e alle diocesi per attività interconfessionali" (2Abc, 24-1-04).

Concordo pienamente con l’opportunità e la necessità di un vedemecum, non solo per le attività interconfessionali e anche interreligiose, ma anche per le attività ordinarie, all’interno della stessa confessione. L’ecumenismo non è solo per dialogare con gli altri, ma per dialogare con noi stessi. Il dialogo interreligioso sarà utile nella misura in cui si realizzi previamente un "intra-dialogo", per il cui vademecum propongo i seguenti principi minimi.

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Giovedì, 02 Settembre 2004 22:43

Maria, modello comune di unità

di John Flack
direttore de Centro anglicano di Roma

La Beata Vergine Maria occupa un posto d'onore nella storia della Chiesa inglese. Durante l'epoca medioevale, l'Inghilterra era conosciuta come la Mary's Dowry e Maria era onorata nelle parrocchie, nelle cattedrali e santuari di pellegrinaggio in tutto il Paese. Restano tracce di ciò nelle migliaia di parrocchie e cattedrali anglicane medievali dedicate alla Vergine Maria. La maggior parte delle chiese dedicate ad altri santi contiene una cappella dedicata alla Vergine, nota come la "Cappella della Signora".

Negli ultimi 100 anni gli anglicani hanno riaperto i luoghi di pellegrinaggio in onore di Maria, come quello a Walsingham nel Norfolk. Nel calendario anglicano Maria viene commemorata tre volte: il 25 marzo (l'Annunciazione), il 15 agosto (l'Assunzione della Beata Vergine Maria) e l'8 settembre (la Natività della Beata Vergine). Alcune Chiese mantengono anche la Festa della sua Concezione, i primi di dicembre. La maggior parte delle parrocchie anglicane possiede qualche rappresentazione artistica della Vergine Maria. Viene comunemente ritratta come la Madonna con Gesù Bambino nelle vetrate e negli arazzi. È corretto affermare che negli ultimi cento anni c'è stato un ritorno d'interesse nella Vergine Maria nella vita della Chiesa anglicana.

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a cura di Gianni Valente

Il cardinale ucraino Lubomyr Husar, capo della più consistente Chiesa di rito orientale in comunione col Papa, é una persona cortese e paziente. Da tanto tempo risponde senza scomporsi alle stesse domande e alle stesse polemiche. È da quasi quindici anni che la sua Chiesa, riemersa con vigore dalla clandestinità tribolata dei decenni sovietici, consolida le proprie strutture ecclesiastiche su tutto il territorio ucraino. Una "rinascita" che molti indicano come la pietra d'inciampo di tutti i buoni propositi di riconciliazione tra la Chiesa di Roma e il patriarcato di Mosca.

Ci vuol poco a indovinare che l'arcivescovo maggiore dei greco-cattolici ucraini non si sia entusiasmato davanti alla recente intervista concessa a 3OGiorni dal metropolita ortodosso russo Kirill di Smolensk. Quella in cui il responsabile del dipartimento delle relazioni esterne del patriarcato di Mosca tuonava contro i "piani espansionistici" dei greco-cattolici in Ucraina e negava ogni fondamento storico alle loro "pretese" di veder riconosciuto alla loro Chiesa il rango di patriarcato. Ma più al fondo, ad Husar va stretta l'etichetta di "guastafeste" del dialogo ecumenico che si suole applicare ai cattolici ucraini di rito orientale. Lui, in cuor suo, è convinto esattamente del contrario.

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Giovedì, 02 Settembre 2004 22:38

Nessuno è forestiero a Roma

di Giovanni Cubeddu

Narrano le cronache del 1916 che alla morte di Charles de Foucauld i tuareg suoi amici, fieri musulmani, percorsero più di mille miglia nel deserto per portare l'ultimo omaggio all'uomo che, in umiltà e amicizia, aveva testimoniato Gesù in mezzo a loro. Musa ag Amastane, capo beduino, lo ricordò così ai suoi: "Charles, il nostro marabout (uomo santo nel lessico islamico, ndr) è morto per tutti noi. Possa Dio avere misericordia di lui e accada a noi di poterlo incontrare ancora in paradiso".

Le parole di Musa riecheggiavano la delicatezza che ottocento anni prima aveva nutrito i rapporti di Gregorio VII con il sultano algerino Al Nasir, che, facendogli dono di alcuni suoi liberti, chiese al Papa di inviargli un prete perché potesse curarsi dei cristiani presenti nel suo sultanato. E se mai Musa avesse saputo di san Francesco d'Assisi e del suo incontro in Egitto con il nipote del Saladino, si sarebbe chiesto come mai nella Chiesa possano convivere uomini così compassionevoli con altri che aspirano alle crociate.

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Mercoledì, 01 Settembre 2004 23:29

Ateismo per la fede

di Rowan Williams
(Arcivescovo di Canterbury)

Discutere di quello in cui gli altri non credono aiuta il dialogo tra le tre religioni abramitiche.

Non per nulla Olivier Clément, teologo ortodosso francese, scrisse sulla "purificazione grazie all'ateismo". Arrivare a credere con convinzione in un certo tipo di Dio può costituire il passo più importante nella direzione del vero Dio.

Ciò che vorrei suggerire specificamente a proposito del dialogo tra le fedi mondiali è che noi passiamo più tempo a guardare quello che le altre religioni non credono. Qualche anno fa, un teologo americano scrisse un libro sulla dottrina cristiana sotto forma di enunciazioni di ciò che non è oggetto di fede. Che cosa il cristianesimo rifiuta a proposito di Dio e di Cristo? Mi chiedo se lo stesso metodo non possa essere illuminante nel nostro sguardo sulle diverse religioni. Come nel caso dell'ateismo generalmente noi impariamo ciò a cui siamo o non siamo realmente vincolati, così nel dialogo o nel trialogo o altro tra le fedi potremmo riuscire a imparare dalle rispettive non-credenze, per essere purificati" dall'incontro e dalla disamina dei rifiuti, cioè degli "ateismi", delle rispettive opinioni.

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Lunedì, 30 Agosto 2004 23:17

Shabbat - Il Sabato

Nella Bibbia troviamo scritto: "E furono compiuti i cieli, la terra e tutte le loro creature. E terminò il Signore nel giorno settimo l'opera Sua e si riposò, il settimo giorno, da tutta l'opera che aveva fatto. E Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso cessò (shavàth) tutta l'opera Sua che aveva compiuto" (Bereshìth, Genesi 2, 1-3).

Il termine Shabbat deriva dalla radice ebraica Shevat (cessare). Il sabato ebraico infatti implica la cessazione di qualsiasi attività lavorativa. Tra i numerosi precetti che l’ebraismo prescrive lo Shabbat ha sempre occupato un posto fondamentale nel cuore dell’ebreo osservante. E’ la più importante delle ricorrenze del calendario ebraico e si sussegue di settimana in settimana scandendo il ritmo dell’anno nella vita individuale, familiare e in quella della comunità.

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Lunedì, 30 Agosto 2004 23:13

I Tefillin

"E narrerai a tuo figlio in quel giorno dicendo: 'Per questo fece il Signore a me quando uscii dall'Egitto'. E sarà per te come segno sul tuo braccio e come ricordo tra i tuoi occhi affinché sia la Torà del Signore nella tua bocca, giacché con mano forte ti ha fatto uscire il Signore dall'Egitto. Ed osserverai questo statuto al suo tempo, di anno in anno" (Esodo XIII, 8-10).

"E sarà per te come segno: l'uscita dall'Egitto sarà per te come segno sul tuo braccio e come ricordo tra i tuoi occhi. Che tu scriva questi brani e li leghi sulla testa e sul braccio". (Rashì)

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Lunedì, 30 Agosto 2004 23:10

Qaddish

Si tratta di una preghiera formulata in aramaico. Il titolo significa "Santo", e con esso si vuole indicare la "santificazione del Nome di D.", cioè la proclamazione della santità di esso.

In origine era una dossologia che chiudeva la lettura della Scrittura e la spiegazione che l'aveva seguita. Il contenuto è messianico; l'invocazione dell'avvento del Regno seguiva quindi la promessa del suo avvento, contenuta nella Scrittura.

È superfluo mettere in evidenza le assomiglianze con la preghiera cristiana del "Padre nostro".

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