di Giovanni Ferrò
Quaranta anni di dialogo ecumenico sono pericolosamente in bilico. E la loro sorte sta tutta in un flebile sì o no. A seconda della risposta - negativa o positiva - che Giovanni Paolo II darà alla richiesta della Chiesa greco-cattolica ucraina di essere elevata al rango di "patriarcato", si saprà se l'Europa potrà realmente respirare con i suoi due polmoni, occidentale e orientale, oppure se le due sponde del cattolicesimo e dell'ortodossia sono destinate ad allontanarsi come iceberg alla deriva nell'inverno dell'ecumenismo, in un continente in cui il cristianesimo rischia già di per sé il naufragio.
di Vladimir Zelinskij
Il rapporto tra la sfera umana e il resto del creato è diventato "il problema" da quando l'uomo ha capito di poter essere il peggior nemico del proprio habitat. La strada che ha preso la nostra civiltà - ne sono già visibili i tratti futuri - va verso la ricreazione o la sostituzione del vecchio ambiente umano.
Quattro giorni di dibattito a porte chiuse, due sessioni pubbliche e un annuncio a sorpresa.
Solenne celebrazione, domenica 23 maggio 2004, del centenario del Tempio maggiore (la grande sinagoga) di Roma: un momento che, nei discorsi delle autorità intervenute, di parte ebraica e di parte cattolica, ha offerto riflessioni significative, per i problemi affrontati e per quelli lasciati in sottofondo (il rapporto ebrei della diaspora e Stato d'Israele; l’antisemitismo e l'antigiudaismo cristiano, la svolta del Concilio Vaticano II...).
di Brunetto Salvarani
Dialogo è una di quelle parole comuni che pronunciamo di solito senza farci particolari problemi. Senza farci carico della complessità che vi sia dietro. Molto spesso, senza distinguerla da altre altrettanto comuni e all'apparenza innocue, come ad esempio tolleranza anche se, pensandoci un po’ sopra, risulta evidente che c'è una bella differenza tra il tollerare qualcuno, accettando un po' illuministicamente che egli esista, nelle inevitabili differenze rispetto a me, e il decidere di dialogare con lui.
di Paolo Ricca
Quarant’anni fa, nel gennaio del 1964, ebbe luogo a Gerusalemme l’incontro e lo "storico abbraccio" (così fu definito) tra papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora I. Era il segno tangibile di una volontà comune di riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, divise ormai da quasi un millennio.
di Vladimir Zelinskij
Nel gennaio del 2004 il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, su richiesta dell'esarcato russo del Patriarcato di Costantinopoli, ha proclamato cinque nuovi santi, i primi santi ortodossi vissuti e morti in Europa occidentale, in Francia. L'"elevazione agli altari" nell'Ortodossia non richiede un processo speciale, con prove e dimostrazione di miracoli.
di Piero Gheddo
L’indonesiano padre Vito Rupianto è vice direttore dello scolasticato filosofico dei saveriani a Jakarta. È sacerdote dal 1997 e ha studiato Sacra Scrittura all'istituto biblico di Roma: "Le relazioni interreligiose a Jakarta - mi conferma - sono più facili che a Padang, perché i musulmani di Java sono molto diversi dagli indonesiani di etnia minangkabao e la cultura giavanese è ancora forte.
di Rav Scialom Bahbout
Vorrei iniziare col denunciare una situazione generale.
Le religioni monoteistiche, in quanto ritengono di essere portatrici di verità assolute, sono normalmente e naturalmente portate alla sopraffazione, all’eliminazione dell’altro, in quanto viene ritenuto portatore di idee e comportamenti diversi: l’altro quindi o si converte oppure non deve esistere. Questa è cronaca che appartiene alla storia umana per molti secoli. Le religioni monoteistiche contengono in sé un elemento di intolleranza che è difficile da eliminare, una sorta di peccato originale alla base delle singole religioni.
La risposta di Maria al messaggio dell'angelo, nell'episodio dell'annunciazione, ci interpella appunto sulla libertà che nasce nell'incontro con la Parola del Signore. "Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con me come tu hai detto" (Lc 1,38).