Durante la seconda Conferenza internazionale sul dialogo tra islam e cristianesimo, tenutasi a Doha, in Qatar, dal 27 al 30 maggio, il premier qatariota, sheikh Ahdullah Bin Khalifa Al Thani, ha dichiarato che "il dialogo religioso sarà più completo quando anche la comunità ebraica parteciperà a questo forum". Un invito senza precedenti: "Il desiderio che questo dialogo sia allargato anche agli ebrei, cosa che nelle circostanze attuali non è sempre facile, dimostra un'apertura molto importante", sottolinea il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, monsignor Michael Fitzgerald.
Il Governo del Qatar, che già lo scorso anno aveva ospitato un analogo incontro con l'arcivescovo di Canterbury, ha dato la disponibilità per l'organizzazione dell'annuale appuntamento della Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani, istituita dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. La Commissione, in collaborazione con l'università del Qatar, ha deciso di aprire il dibattito su "La libertà religiosa: un tema per il dialogo tra cristiani e musulmani". Una delle sessioni pubbliche è stata, invece, dedicata a "Le religioni davanti alla sfida della pace. La posizione del cattolicesimo e dell'islam".
"L'incontro è stato fruttuoso", spiega monsignor Fitzgerald, che era presente in Qatar insieme con il segretario del Pontificio consiglio, monsignor Pier Luigi Celata, e con il capo ufficio per l'islam, monsignor Khaled Akasheh. Ai lavori ha partecipato anche una delegazione di studiosi musulmani fra cui spiccava la presenza del grande imam di Al-Azhar, in Egitto, Mohammed Said Tantawi.
"Il dialogo è stato molto concreto", aggiunge monsignor Fitzgerald, "abbiamo analizzato casi tipici. Per esempio abbiamo visto la situazione della libertà religiosa in Pakistan, Paese a maggioranza musulmana. Era presente un giudice musulmano di quel Paese, molto impegnato nella difesa dei cristiani accusati di blasfemia e di altri abusi. Lui difende i cristiani perché crede che la legge non sia ben applicata e che ci sia una discriminazione. Abbiamo parlato anche della Francia, per fare paragoni con Paesi a maggioranza cristiana, e della Nigeria, dove le due componenti si equivalgono. Il punto era cercare di capire come conservare la propria identità e garantire la libertà agli altri. Soprattutto si è affrontato il tema della libertà di espressione e della necessità di una buona formazione. A volte la tentazione della violenza può venire da una mancata comprensione della situazione e persino della propria religione".
Nella sessione sulla pace si è discusso dei modi in cui evitare che la fede in Dio possa essere usata come occasione di odio. "Il tema della libertà religiosa è strettamente legato a quello della pace", conclude monsignor Fitzgerald, "perché quanto più le comunità religiose sono rispettate e quanto più c'è la possibilità di esprimere la propria fede, tanto meno c'è spazio per i fondamentalismi e le violenze. Attualmente all'interno dell'islam c'è un grande travaglio su questi temi. Ci sono difficoltà, ma c'è anche una discreta apertura. Frutto di questo spiraglio è anche la collaborazione che si è avviata tra l'università musulmana del Qatar e l'università cattolica".
(da Jesus, luglio 2004)