Allorché il Sig. X…, giovane filosofo francese, arrivò al Monte Athos, aveva già letto un certo numero di libri sulla spiritualità ortodossa, in particolare la Piccola Filocalia della preghiera del cuore e i Racconti di un pellegrino russo. Ne era stato sedotto senza esserne veramente convinto.
Le esperienze mistiche esistono, ci trasformano, ma non durano.
La nostra avventura spirituale non termina con il risveglio o con l’unione con Dio. Essa continua quando uno lascia il suo sedile o il suo cuscino di meditazione. Concentrarsi su una dimensione più interiore dell’essere non deve in alcun caso estraniarci dalla realtà esteriore, pena il divenire una pratica gelida. Vivificante, la meditazione, ci invita al contrario a vivere meglio alla “presenza di se” ma anche dell’altro, degli altri, del totalmente altro, di Dio.
MEDITAZIONE FIGURATA
Vogliamo ora comunicare alcune notizie riguardanti esperienze e cognizioni pratiche.
In primo luogo dobbiamo essere attenti al rischio che la coscienza generalmente oggi corre; cioè quello di essere sommersa da una infinità di impressioni sensorie discontinue. In secondo luogo si deve prestare attenzione alla diminuita capacità di meditazione.
Troppo, troppo spesso, non vi è tempo, né calma né pazienza perché una esperienza, che dovrebbe essere significativa, possa scendere in profondità.
Per questa valgono in generale le stesse osservazioni fatte per la “Meditazione – Colloquio sulla Scrittura.
Si tratta di comprendere e di vivere negli avvenimenti della propria “vita quotidiana” le esigenze e l’azione di Dio.
Le esigenze di Dio: che cosa Dio si aspettava da noi in questa o in quella situazione?
L’azione di Dio: emerge in qualche punto o si può almeno intuirlo in questi fatti?
Perché Dio è presente, è all’opera, sempre, nella nostra vita.
Non si tratta di un colloquio scientifico e neanche di una discussione sulla Scrittura. E’ un dialogo in cui si tratta di comprendere più profondamente il testo spiegato, secondo il proprio giudizio e di attuarlo integralmente ed umanamente.
Il fine del colloquio non è di cogliere la verità in quanto tale (come nella discussione) ma di vivere le verità come valore.
Si tratta, in pratica, di uno scambio di pensieri, in un’atmosfera di preghiera, che produce un approfondimento del senso della fede.
E’ un dialogo che si pone, in modo consapevole, sotto la guida dello Spirito Santo e che richiede un atteggiamento di profondo rispetto di fronte a Dio ed alle persone che vi prendono parte.
Il Kerigma è l’annunzio attuale e storicamente determinato della Parola di Dio. Esso avviene sempre e per principio in comunità, nel complesso storico-sociale del Popolo di Dio. Questo è la Chiesa che “il Signore si è acquistata con il proprio sangue” (Atti 20/28).
Conoscenza ed ubbidienza della fede
La vera riflessione cristiana nasce dall’ascolto biblico della Parola di Dio, ma bisogna fare di tutto per rendere possibile questo ascolto.
Le parole della Scrittura debbono essere scelte per tempo, ripetutamente ascoltate ed accolte.
Anche il luogo della meditazione deve essere tale da non distogliere dal vero ascolto.
La Meditazione nell'islam
“Levigare il cuore” è così che il Profeta Maometto descrive il lavoro spirituale. Lo stato interiore della preghiera è di stare “di fronte a Dio come se tu lo vedessi”.
Meditare per il sufi-mistico mussulmano è un tendere ad affidarsi a Dio fino allo scomparire dell’anima individuale in Dio.
Un’ esperienza mistica, allo stesso tempo, della grandezze di Dio e della grandezza dell’uomo.
La Meditazione nell'ebraismo
La preghiera è l’espressione della volontà di entrare in relazione con la Sorgente della luce!
In ebraico, meditare si dice lehitboeded, verbo che deriva da badad, che significa “essere solo”.
La parola meditazione, hitbodent, ha molti significati tra cui “isolamento fisico” e “solitudine interiore”.
Tuttavia l’uomo non è solo. Perché secondo la Kabbala (dall’ebraico, lekabel, che significa “ricevere”) “dall’altra parte di questo vuoto dell’universo, Dio stesso prega”.