IL DONO DELLA LIBERTA’
(una lettura di Galati 5,25)
(Seconda Parte)
Verità - libertà - carità
Verità - libertà - carità
La novità di vita (vita nuova) di cui siamo gratificati non si esprime in aspirazioni o in pii desideri, ma invade e pervade ogni manifestazione della nostra esistenza. Da un lato essa rende permeabile e sensibile il cuore di ogni credente perché ascolti la parola di Dio e impari a discernere secondo ciò che piace a Dio, dall'altro ispira e guida le nostre scelte e i nostri gesti perché siano sempre conformi alla grazia ricevuta. La nostra vita è nuova perché è vera, cioè ispirata e quasi dettata dalla verità: la verità di Dio (= che è Dio), la verità su Dio (= chi è Dio: Dio è Amore), la verità che viene da Dio (= Gesù, epifania di Dio al mondo, nella storia). Non una verità astratta, filosofica, ma una verità fatta carne, fatta uomo in Cristo Gesù. Una verità che si rivela e si dona, una verità che consola e rinnova, una verità che salva. Mentre rivela Dio all'uomo, manifestandogli la sua eccelsa vocazione, Gesù rivela anche l'uomo all'uomo (vedi Gaudium et Spes, 22), Cioè lo rende consapevole della novità che lo investe e gli infonde fiducia di poter vivere in modo conforme alla vocazione che gli si apre dinanzi. A fronte di questa Verità tutto il resto - circoncisione compresa, e con essa tutto ciò che appartiene ormai ad un regime vecchio e superato e, ancor più, tutto ciò che con orgoglio si propone come alternativa all'unica via che, d'ora in poi, porta alla salvezza - non ha più alcun valore e dobbiamo avere il coraggio di dichiararlo irrilevante e inefficace in ordine alla salvezza, anzi ingannevole e deviante. Sono ovviamente quelle che Paolo chiama le "opere della carne" e che enumera così: "Fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregoneria, inimicizia, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere" (5,20-2 1) quelle cioè che distolgono la persona umana dalla sua vocazione autentica, cioè dalla verità.
La nostra vita è nuova perché è libera, cioè guidata solo dalla libertà di Cristo e del Vangelo: non libertà da qualcosa o da qualcuno, e neppure libertà di fare quello che si vuole, particolarmente di commettere quello che la legge proibisce, ma libertà "per": cioè per Dio e per la verità, per Cristo e per il Vangelo, per gli altri e il loro vero bene: "Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri" (5,13). E vera dunque quella libertà che fiorisce nell'amore a servizio di tutti. Paradosso evangelico molto caro a Paolo (vedi Romani 13,8-10), ma il vero credente sa che la verità rivelata da Dio in Cristo non può non essere paradossale. La nostra vita è nuova perché è caritatevole, cioè opera nella carità: "Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità" (5,6). Elencando i frutti dello Spirito (5,22) Paolo mette in pole position l'amore (agàpe) e lo presenta come l'unico vero frutto dello Spirito, essendone gli alti segni (gioia e pace), manifestazione (pazienza, bontà, benevolenza) e condizioni della sua nascita e del suo fiorire (fedeltà, mitezza, dominio di sé). Poi con tono solenne e liberatorio aggiunge: "Contro queste cose non c'è legge" (5,23). Questa convinzione Paolo la porterà sempre con sé (vedi anche I Timoteo 1,9). Essa può essere riformulata così: la condotta ispirata dallo Spirito, quella cioè che è dettata dalla verità di Dio e si lascia misurare dall'esempio di Cristo, non è mai condannabile. E non lo è per il semplice fatto che è Dio stesso a consigliarla, anzi a comandarla. In perfetta linea con l'insegnamento di Paolo, Agostino scriverà: "Ama e fa quello che vuoi".
CARLO GHIDELLI
Biblista
Università Cattolica del Sacro Cuore — Milano
Da "famiglia domani" 1/99