LA BELLEZZA
«Dio vide che era cosa buona...». Nel mondo della Bibbia e nel mondo greco «buono» e «bello» coincidono.Ma che cos’è la bellezza? È ciò che suscita un senso di piacere e di ammirazione nella persona. Per il credente, la Pasqua rivela la bellezza di Dio. La famiglia è il giardino privilegiato in cui cresce la bellezza.
La prima pagina della Bibbia sottolinea ripetutamente le diverse giornate della creazione con la nota frase: «Dio vide che era cosa buona».
Nel mondo ebraico come in quello greco solitamente non veniva disgiunto il concetto di bellezza da quello di bontà, anzi l’uno sembrava il completamento dell’altro. Insieme il kalòs hai agathòs (il bello e il buono) esprimevano perfezione, quasi si volesse sottolineare che una realtà bella doveva essere anche buona, e che il bene doveva per forza essere bello.
Forse quella frase del racconto biblico potrebbe essere meglio espressa così: «Dio s’accorse che era una bella cosa». E quando si vuole evidenziare la creazione dell’uomo: cosa!».
Le meraviglie del cielo, della terra e del mare, infatti, rappresentano una grande bellezza statica, mentre l’uomo esprime una bellezza dinamica. Le cose sono belle per se stesse, ma non sono soggetto di emozioni, non soffrono passioni. Invece esse stimolano la fantasia, suscitano interesse, risvegliano ammirazione nell’uomo, scuotono insomma la sua mente e il suo cuore.
La bellezza stessa della persona non si può relegare ai soli lineamenti esteriori del suo corpo, ma parte dall’intimo e si esprime attraverso sguardi, sorrisi, atteggiamenti, movenze. Possiamo dire che ogni persona può soltanto irradiare all’esterno quella bellezza che possiede dentro di sé, altrimenti è una bellezza morta, statuaria, opaca.
La nostra mentalità occidentale, abituata a classificare e definire, a rinchiudere in tanti scomparti i vari concetti, si accorge di trovarsi davanti ad un termine troppo spesso equivocato, come avviene per la parola amore o per altre parole chiave dell’esistenza umana.
Bellezza è:
bontà
semplicità
impegno
grazia
sapienza
gioia
donna
uomo...
Nelle espressioni quotidiane mescoliamo un po’ di tutto: «Che bella persona!», e non ci riferiamo al suo aspetto fisico; «Che bel piatto!», e si intende un piatto abbondante e gustoso; «Che bella idea!», ed è qualcosa di interessante.
Bello significa tutto e nulla nello stesso tempo.
Presso popolazioni che vivono nella povertà o nell’essenzialità il concetto di bello diventa quasi sinonimo di utile, nella società del superfluo si avvicina al concetto di dilettevole, nel mondo della cultura bello può significare esteticamente perfetto.
Bello è semplicemente belloBello è quello che la persona percepisce come tale e suscita in lei un senso di piacere e di ammirazione.
Sicuramente bello è Dio, e Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, il più bello tra i figli degli uomini, nato da donna. Bella è sua madre, Maria ripiena di grazia, bontà, semplicità, impegno, gioia, femminilità.
Essi hanno ispirato e impegnato gli artisti del mondo e della storia cristiana a descrivere la loro bellezza.
Bellezza è donnaRitorniamo per qualche riflessione ancora nel mondo della Bibbia.
Rebecca, incontrata dal servo di Abramo, destinata a diventare sposa di Isacco era «molto bella d’aspetto, era vergine...» (Gn 24,16) e oltremodo servizievole.
Giuditta, prima di invocare il Signore, si prostrò con la faccia a terra, si cosparse il capo di cenere e mise allo scoperto il sacco di cui, sotto, era rivestita nella sua vedovanza. Dopo aver pregato, si alzò, si tolse il sacco di cui era rivestita, si lavò, si profumò, spartì i capelli del capo e vi mise un diadema. «Si mise i sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti, gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che aveva e si rese molto affascinante agli sguardi di qualunque uomo che l’avesse vista» (Gdt 10,4).
Giuditta, moglie di Manasse, con la sua bellezza salvò Israele dalla furia di Oloferne («che si è lasciato ingannare dal mio volto» [Gdt 13,16]) e del suo esercito assiro.
Ester, per smascherare le trame di Aman contro gli Israeliti, fece digiunare tutti i Giudei di Susa per tre giorni, non dovevano né mangiare né bere, ed anche lei e le sue ancelle fecero altrettanto. Ester si tolse le vesti di lusso ed indossò abiti miseri, si cosparse il capo di cenere e umiliò molto il suo corpo. Poi, come Giuditta, dopo aver lungamente pregato il Signore, lei, la regina, osò presentarsi al re Assuero.
Quattro donne che nella loro bellezza sono viste e ricordate come determinanti per la storia del popolo di Dio e per la sua salvezza.
Bellezza è uomoC’era un uomo della tribù di Beniamino chiamato Kis. «Costui aveva un figlio chiamato Saul, alto e bello: non e c’era nessuno più bello di lui tra gli Israeliti» (I Sam 9,2).
Davide, il ragazzine fatto chiamare dal pascolo dal profeta Samuele: «Era fulvo, con begli occhi e gentile d’aspetto» (1 Sam 16,12).
I primi re d’Israele non furono grezzi gorilla da combattimento e il terzo di loro poi, Salomone, fu chiamato «il saggio per eccellenza».
La bellezza salverà il mondo?Davvero il cammino della storia sarà corretto e salvato dalla bellezza? Quale bellezza?
Al centro della vita di ogni cristiano c’è l’avvenimento della Pasqua.
Questa grande e bella festa sta ad indicare una vita di continue risurrezioni, perciò diventa una vita interessante e bella nonostante i continui intoppi.
Un giardino per la bellezzaC’è un giardino privilegiato dove cresce la bellezza: la famiglia.
In questo luogo essa viene alimentata dall’amore dello sposo e della sposa, e dai figli che sbocciano come i germogli di una rigogliosa pianta di ulivo attorno al tavolo di cucina, come vuole il salmo 128.
I figli sono belli quando crescono in una famiglia bella.
La famiglia è bella quando coltiva l’essere più dell’apparire, il bene più del benessere, la comunione più degli squilli dei telefonini, l’attenzione ad ogni persona più di tante distrazioni, l’amore donato più di quello preteso o ricevuto.
Di certo questo tipo di famiglia non fa notizia, fa solo felici.
Utopia?Un sogno spezzato dal risveglio in una cruda realtà? No! Tensione verso un ideale. Il Vangelo non propone mai traguardi corti.
Non si vuole però negare l’evidenza di tanti, troppi figli «belli» che conducono una «brutta vita» da pendolari tra un babbo e una mamma distanti, ingannati, spesso attirati da una bellezza bugiarda, fatta di emozioni meschine, di egoismi bassi.
Anche questa è un’opportunità per chi crede in tante belle famiglie che possono davvero salvarsi e salvare.
Valeria e Tony PiccinTratto da “famiglia Domani – aprile2002”