La festa nuziale
· Una festa a rischio · La nostra festa di nozze · E’ davvero una festa? · L’amore e la gioia, oltre il deserto…
Terza parte
LA GIOIA
Nella nostra società, complessa e densa
di problemi, non si sa più gioire. La gioia pare esiliata non solo
dalla nostra vita personale, ma anche a livello sociale ed ecclesiale.
Questo sospetto nei confronti della gioia, sicuramente non di origine
biblica, alimentato anche da teologi e da maestri di spiritualità (non
ne possono essere considerati immuni né S. Agostino né S. Tommaso), ha
poi trovato nella prassi quotidiana di molti cristiani ulteriori
conferme: fino al limite estremo di indurli talvolta a considerare non
solo disdicevole la gioia (nei rapporti amicali, nel mangiare e nel
bere, nell'attività sessuale) ma addirittura a rimuoverla
scaramanticamente, considerandola come segnale di future disgrazie. Non
è raro ancor oggi trovare persone che vivono nel timore che ad un
momento di gioia debbano necessariamente seguire disgrazie, eventi
catastrofici, episodi drammatici e situazioni dolorose. Soprattutto le
persone più anziane conservano spesso nella loro memoria e nel loro
cuore l'eco angosciante di quelle pagine dell'Imitazione di Cristo,
consigliate da maestri e "direttori" spirituali, che proclamavano la
vanità e la turpitudine delle gioie terrestri, dimenticando che il
Vangelo è per definizione "la buona notizia", e che Gesù stesso auspica
ed augura che la nostra gioia sia "piena" (cf Gv 15.10ss). Dunque senza
limitazioni. Non è forse quella "buona notizia" che fa annunciare ai
pastori da parte dell'angelo "una grande gioia" (Lc 2, 10), e Maria, la madre del Signore, non aveva forse confessato alla cugina Elisabetta che "il mio spirito esulta in Dio, ozio liberatore" (Lc 1,47)?
La gioia è un atteggiamento di tutta la persona: non
si può gioire "spiritualmente", e poi vivere "immusoniti" nella vita
quotidiana, incapaci di cogliere anche nelle piccole cose,
nell'incontro con gli amici e i parenti, nello scambio fraterno di
esperienze e di emozioni, nell'allegria conviviale, i motivi di
felicità e di gioia. Ben sintetizza questo concetto Dietrich Bonhoeffer
quando, sottolineando l'idea a lui teologicamente cara della gioia,
collega l'amore per le realtà terrestri con l'eternità, affermando che
solo chi ama la terra desidera che sia eterna. Scrivendo all'amico
Eberhard Bethge, afferma infatti: "Solo quando si ama a tal punto la
vita e la terra, che sembra che con esse tutto sia perduto e finito, si
può credere alla resurrezione dei morti e ad un mondo nuovo".
Anche la coppia deve imparare questo atteggiamento
dell'animo, frutto di una serena gratitudine per le "opere belle" che
il Signore ha compiuto. La gioia è presente nell'incontro dei due
partners, nella relazione che essi instaurano: nasce dall'esperienza
reciproca dell'amore: la gioia di amare e la gioia di essere amati. Una
gioia piena, non alienante, non banale, che non si lascia intrappolare
dai meccanismi di difesa, rimozionali o sublimatori. È ancora
Bonhoeffer a dire, non senza un certo arguto ammiccamento; "Credo che
dobbiamo amare Dio e avere fiducia in lui nella nostra vita e nel bene
che ci dà, in una maniera tale che quando arriva il momento - ma
veramente solo allora - andiamo a lui ugualmente con amore, fiducia e
gioia. Ma - per dirla chiaramente - che un uomo tra le braccia di sua
moglie debba avere nostalgia dell'aldilà, è a dir poco mancanza di
gusto e comunque non la volontà di Dio".
Eppure la gioia degli sposi, vissuta nel giorno dopo
giorno, negli accadimenti spesso anche difficili della vita quotidiana,
sicuramente anche attraverso momenti di crisi e di aridità, resta il
segno di quella gioia pasquale che percorre tutta la creazione, una
creazione liberata e salvata per sempre. Scrive il carmelitano Alberto
Neglia: "Nella pienezza dell'amore coniugale, nella dolcezza della
comprensione reciproca, nello stupore della vita che si rinnova, la
gioia degli sposi è partecipazione della gioia pasquale del Cristo e
motivo di ringraziamento e di lode. Della dinamica relazionale
dell'amore coniugale fa parte il dono sessuale dell'amore, momento
determinante e costruttivo della realtà di coppia, a cui anche il
sacramento invita i coniugi (GS 49). Questo dono è, per gli sposi
cristiani, esperienza di gioia... È importante allora che gli sposi
cristiani sappiano accettare la sessualità con la serenità e la
cordialità che provengono dalla fede nella bontà intrinseca delle opere
di Dio e sappiano gioire di tutti quei gesti di tenerezza nei quali
l'amore coniugale si incarna, si trasmette ed è accettato...".
Luigi Ghia
Asti
da "Famiglia domani" 1/2000