Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi
Filippi, la prima missione in occidente (At 16,11-40)
Passando per l’isoletta di Samotracia vanno verso Neapoli e poi Filippi. Colonia di ex soldati romani, che vivevano la religiosità di Roma ed erano organizzati amministrativamente e giudiziariamente alla romana. I giudei erano una presenza insignificante, tanto che non c’era sinagoga e la preghiera si faceva all’aperto, presso un corso d’acqua (per le abluzioni).
Conversione di Lidia (probabile soprannome dal luogo di nascita =Tiàtira, nella Lidia); ricca commerciante di porpora, pagana ma "timorata di Dio", fece aderire alla fede tutta la famiglia (battesimo dei bambini?). Costringe Paolo, Sila, Timoteo e [forse] Luca a dimorare in casa sua: Paolo infatti non voleva accettare privilegi e lavorava per mantenersi, ma si piegò alle insistenze di Lidia (vedi Fil 4,5-16: "Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli; ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario").
L’idillio durò poco. L’epilogo fu segnato da persecuzioni, legate al denaro. Paolo spegne lo spirito divinatorio di una serva che faceva guadagnare molto ai suoi padroni (anche se diceva cose giuste, cioè che Paolo e suoi erano ‘servi di Dio’); i padroni si risentono e accusano Paolo e i suoi di disturbo dell’ordine pubblico, sottolineando la matrice giudaica del loro gruppo (vv. 20-21). Esito: la verberatio e la detenzione di Paolo e Sila. Un misterioso terremoto di mezzanotte lascia liberi tutti i prigionieri, il carceriere stupito del fatto che non fossero fuggiti, si fa battezzare con i suoi. L’indomani Paolo rifiuta la dimissione nascosta e si appella alla cittadinanza romana (la lex Porcia del 248 a.C. proibiva la verberatio di un cittadino romano, a meno che non fosse stato condannato a morte da processo regolare). I magistrati si impauriscono, si scusano e li pregano di andare altrove. [Luca forse rimane a Filippi, perché il discorso torna in terza persona).
Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi
Nuovi territori per il vangelo: la Macedonia (At 6,10)
Dopo aver confortato le vecchie chiese, dove andare? Lo Spirito chiude alcune strade e ne impone altre. Vengono proibiti i percorsi verso l’Asia proconsolare, la Bitinia e il Ponto (nord est) e Paolo scende a Troade; dì lì una visione lo invita a salpare verso la Macedonia.
Durante questi "intoppi" Paolo si ferma in una località sconosciuta e evangelizza i Galati; si dovette fermare a causa di una grave malattia che lo rese ripugnante, ma fu accolto con amore dai Galati (vedi Gal 4,13-14: "Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo; e quella che nella mia carne era per voi una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù").
I tre missionari scendono poi a Troade (paradossalmente Giulio Cesare un secolo prima voleva trasferirvi la nuova capitale dell’Impero: cfr Svetonio, Divus Julius 79); forse vi incontrano Luca, perché il discorso passa bruscamente alla 1a persona plurale (v. 10). Luca era lì per offrire la sua professione a Paolo, recentemente guarito? Sono solo congetture.
Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi
Un nuovo acquisto: Timoteo (At 16,1-5)
Paolo vuol prendere con sé Timoteo, educato nella fede dalla madre Eunice e dalla nonna Loide (2Tm 1,5). Lo fa circoncidere per rispetto verso i giudeo-cristiani. È venuto meno a quanto stabilito ad Gerusalemme? Si è comportato come Pietro ad Antiochia (cfr Gal 2,11ss)? No. Qui non è in ballo la necessità dei riti giudaici, ma la carità pratica, per non offendere la sensibilità di alcuni fratelli. Cfr 1Cor 9,19-22: "mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei…". Cfr sotto il voto di nazireato fatto da Paolo a cencre (At 18,18): i riti giudaici non sono né obbligatori né salvifici, ma sono leciti.
Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi
Ripresa della missione (At 15,36-41)
Motivo del viaggio: il desiderio di Paolo di andare "a vedere come stanno" (v. 36) le comunità già fondate. Barnaba acconsente a partire insieme, ma lo scontro (paroxysmòs) avviene sulla persona di Marco. Si dividono: Barnaba e il cugino Marco vanno a Cipro, Paolo e Sila verso la Cilicia e la Galazia. I rapporti tra Paolo e Barnaba restano tuttavia corretti e fraterni (cfr 1Cor 9,6); anche la sfiducia nei confronti di Marco si dissiperà (Col 4,10; Fm 24; soprattutto 2Tm 4,11: "Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero"). Paolo e Sila superano le Porte Siriache, poi le Porte Cilicie e giungono sull’altipiano del Tauro, fino a Listra.
Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi
Sintesi del viaggio
Paolo, reduce dal "Concilio di Gerusalemme" (49 d.C.), torna con Barnaba ad Antiochia; ormai il vangelo deve essere portato fino ai confini della terra. Accompagnato da Sila, Paolo parte da Antiochia e attraverso Tarso e le "Porte Cilicie" sale sull’altopiano dell’Asia Minore. Rivede le comunità fondate nel primo viaggio (Derbe e Listra); si associa il giovane Timoteo dopo averlo fatto circoncidere. Traversa tutta la Galazia fino alla Troade, e scende alla città omonima. (Si associa Luca? Vedi la questione delle "sezioni noi"). Di qui passa in Europa, prima in Macedonia percorrendo la "Via Egnatia" (passa per Neapolis, Filippi, Apollonia, Tessalonica, Berea), poi in Grecia (Atene, Corinto). A Corinto si ferma un anno e mezzo (51-52 d.C.), salpando poi per Efeso e infine per Cesarea. Dopo essere salito di nuovo a Gerusalemme torna ad Antiochia.
Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi
Il cristianesimo in Europa
Anche se probabilmente a Roma già erano giunti altri missionari, la narrazione del secondo viaggio di Paolo ci presenta l’arrivo "ufficiale" della fede cristiana nel continente europeo. Inoltre il viaggio mette in luce la necessità di confermare la fede delle giovani chiese, visitandole ancora o restando in collegamento con esse per mezzo di lettere. È così che Paolo da Corinto scriverà ai Tessalonicesi.
Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi
L’ "incidente di Antiochia" (Gal 2,11ss)
Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi
Il decreto apostolico di Giacomo
Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi
Ricostruzione storica
Il primo viaggio apostolico di Paolo (At 13-14) fu una delle premesse del "concilio"; Paolo teme di "aver corso invano" (Gal 2,2) cioè teme che i suoi successi apostolici vengano stroncati da un atteggiamento intransigente da parte di chi richiede indistintamente a tutti l’osservanza previa della legge. Infatti intorno al 48 d.C. giungono ad Antiochia alcuni che mettono in discussione la missione ai gentili che vi si svolgeva da oltre dieci anni (Antiochia era una città "pilota" negli esperimenti pastorali; il suo stile evangelizzatore non era ancora patrimonio comune, se Paolo parla della libertà "che noi abbiamo in Cristo": Gal 2,4). La visita è un segno della "regressione reazionaria" da parte della comunità di Gerusalemme, che per sopravvivere cerca di fare molte concessioni al gruppo farisaico: il gruppo dei Dodici è in declino, Giacomo ha un influsso crescente. Antiochia risponde a questa "intrusione" inviando a Gerusalemme i suoi più raffinati teologi, cioè Barnaba e Paolo, nella speranza di convincere la chiesa madre della bontà del loro metodo (Paolo tace questo invio da parte della comunità perché in Gal gli preme di mostrare l’autorevolezza del suo vangelo, che viene da Dio e non da uomini). Come provocazione, i due prendono con sé Tito, cristiano non circonciso. Il confronto avviene – secondo At – con gli Apostoli [e Pietro] e gli anziani [tra cui spicca Giacomo]: l’opinione di Paolo e Barnaba prevale, Tito non viene circonciso, viene lasciata libertà di vivere il vangelo senza l’obbligo di aderire alla legge. Il concilio poi (secondo At) decide di inviare ad Antiochia un decreto che riportava le decisioni di Gerusalemme, tramite due messaggeri, Giuda Barsabba e Sila: in tal modo la controversia sarebbe stata definitivamente risolta.
Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi
Sinossi di Galati e Atti
Contesto della lettera ai Galati: Paolo rivendica la sua autorità di apostolo, rievocando la storia della sua conversione, della sua attività e dei suoi rapporti con la chiesa madre di Gerusalemme, contro alcuni "avversari" che contestano la sua metodologia missionaria in Galazia, ritenuta troppo liberale e lassista nei confronti dell’osservanza della Legge. Paolo risponde a questi oppositori: l’incarico missionario gli è stato affidato direttamente da Dio, quando gli si è rivelato Gesù (Gal 1,11-15); la sua attività missionaria a favore dei pagani l’ha iniziata per iniziativa autonoma, senza chiedere permessi a nessuno a Gerusalemme (Gal 1,16-17); poi però è andato due volte a Gerusalemme per confrontarsi con le "colonne" della chiesa madre (Gal 1,18-19; 2,1-10). Ne risulta la piena legittimità del "suo vangelo" (cfr Rm 2,16), che non deve essere sostituito da nessun altro (cfr Gal 1,6-7). Riferisce poi di uno scontro avuto con Pietro ad Antiochia (2,11ss) perché questi, su pressione da parte di alcuni giudaizzanti venuti da Gerusalemme aveva interrotto la comunione di mensa con gli etno-cristiani, modificando il suo comportamento. Di questo scontro Luca non fa menzione.
Luca invece ricostruisce la storia di Paolo riferendo tre visite di Paolo a Gerusalemme: At 9,26-30; 11,27-30; 15,1-29. Inoltre ci riferisce come avvenne l’incontro a Gerusalemme, i discorsi più importanti (Pietro e Giacomo), le risoluzioni a cui si giunse, e la composizione di un decreto che – vedremo – probabilmente fu redatto solo tempo dopo l’assemblea. Come stanno le cose?
Gal 1,18 In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19 degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20 In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. 21 Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. 22 Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; 23 soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere". | At 9,26 Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. 27 Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. 28 Così egli potè stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore |
Gal 2,1 Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: 2 vi andai però in seguito ad una rivelazione. [cfr At 11,27-39: Agabo, sotto impulso dello Spirito, annuncia la carestia…] Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. 3 Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. 4 E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi. 5 Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi. 6 Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più. 7 Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi - 8 poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani - 9 e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. 10 Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare. | At 15,1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi". 2 Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3 Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4 Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5 Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè. 6 Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7 Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: "Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8 E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9 e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10 Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11 Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro". 12 Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro. 13 Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14 "Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16 Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, 17 perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, 18 dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità. 19 Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20 ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. |
Differenze da notare: