È un fatto difficile da spiegare e poco studiato, ma il messaggio del Messia Gesù, crocifisso e risorto fece presa, appena pochi anni, forse pochi mesi dopo l’evento della risurrezione, soprattutto sui giudei di lingua greca. Erano i cosiddetti ellenisti, che provenivano dai luoghi più disparati della diaspora e si erano stabiliti a Gerusalemme; parlavano il greco come lingua madre. Perché la chiesa primitiva si è diffusa prestissimo oltre i confini culturali e geografici di Israele, e soprattutto nel mondo greco, mentre gli altri gruppi, più vecchi e più forti (sadducei, farisei, esseni, battisti…) sono rimasti limitati alla Palestina?
Probabilmente il motivo è che proprio l’annuncio originario di Gesù affascinava di più i giudei della diaspora. Il giudaismo palestinese era troppo attaccato al tempio e alla torah per accogliere senza difficoltà il messaggio di Gesù, che invitava ad un culto svincolato dalla centralità del tempio e ad una interiorizzazione della legge. Proprio queste furono infatti le accuse rivolte a Stefano (At 6,13), figura di spicco del gruppo degli ellenisti: in altre parole la loro "colpa" era quella di sostenere che il sacrificio di Gesù sulla croce aveva abrogato la centralità del culto gerosolimitano e che il valore delle parole di Gesù superava quello della legge di Mosè. I giudeocristiani di lingua aramaica erano più conservatori riguardo alla legge e al tempio e "davano meno scandalo" ai giudei osservanti: erano considerati forse un po’ strani, ma pur sempre "osservanti" anch’essi. Secondo M. Hengel, ci fu un "rigurgito di tradizionalismo" nella comunità di Gerusalemme dopo i primissimi tempi, soprattutto ad opera di Giacomo (Storiografia protocristiana, 101-102).