Atti 2-4: la prima predicazione di Pietro
di Don Filippo Morlacchi
I grandi discorsi di Pietro
Leggendo i discorsi di Pietro in At si può risalire alla formula "originaria" del kèrygma. Altre formule antichissime sono quelle lettere paoline (ad es. 1Cor 15,1-5) che sono sicuramente precedenti a Paolo. Luca mette sulla bocca di Pietro delle parole volutamente arcaicizzanti, con abbondanti e voluti semitismi per cercare di rendere anche letterariamente il tenore dei discorsi petrini. Si tratta di discorsi composti da Luca in conformità ai modelli di predicazione della fine del I secolo in ambiente ellenistico; ma non mancano alcuni elementi precedenti, alcune formule molto antiche: At 2,22-24; 32-33.36; 3,13-15; 4,10-12; 5,30-32.
Si trovano infatti idee non comuni al resto della teologia di Luca: ad es. il concetto che Cristo divenne Salvatore con la sua Risurrezione ed esaltazione alla destra del Padre (non lo fu dal concepimento/nascita, come si direbbe da Lc 1-2): vedi At 2,36. È un’idea teologicamente antiquata quando Luca scrive, ma riporta questo pensiero.
Elementi base del kèrygma primitivo sono:
- Contrasto tra la malvagità umana di coloro che hanno ucciso Gesù e la bontà trionfante di Dio che risuscita Gesù suo Servo. Dio si rivela come il vincitore dell’iniquità umana.
- L’azione salvifica è l’innalzamento di Gesù alla destra di Dio dopo la morte. Dio si rivela come il vincitore della morte.
- A differenza degli scritti seriori, l’annuncio originario non vede la salvezza nella morte di Gesù. Non compare affatto l’idea "morì per i nostri peccati" (1Cor 15,3), ma "è risuscitato per la nostra santificazione". Dio si rivela come datore di vita in Gesù risorto.
- Troviamo i più antichi titoli cristologici: servo di Dio (pàis, 3,13) santo e giusto (hàghios kài dìkaios, 3,14) in quanto fede alla missione del Padre; messia (christòs, 2,36) iniziatore della vita (archegòs tès zoès, 3,15; 5,31) salvatore (sotèr, 5,31) signore (kyrios, 2,36) in quanto questa missione è compiuta e porta la salvezza a tutti quelli che si aprono alla grazia del perdono. Dio si rivela come colui che ha affidato la realizzazione della salvezza a Gesù e ora in Lui esaltato continua a salvare il mondo.
I testimoni sono coloro che non tanto testimoniano la risurrezione (sembra quasi un fatto sperimentabile), quanto piuttosto sono garanti del fatto che il Kyrios risorto è proprio quel Gesù che avevano conosciuto prima della pasqua.
I tre discorsi di Pietro sono:
- discorso di pentecoste: 2,14-41
- discorso al tempio (dopo il miracolo): 3,12-26
- discorso davanti al sinedrio: 4,8-12
Ili discorso di pentecoste è tripartito.
- Interpretazione escatologica della pentecoste (il presente illuminato dalla fede): 2,14-21
- Annuncio cristiano con prove scritturistiche tratte dalla LXX: 2,22-36
- Invito alla conversione: 2,37-39
Si rimarca pesantemente la colpevolezza degli ebrei (v. 23); ma non per accusarli, bensì per invitarli al pentimento e al riconoscimento di Gesù come Messia e Signore. L’essenziale è che tutto ciò che è avvenuto, è stato guidato dalla mano di Dio, e anche la morte di Gesù inserita nel piano della prescienza provvidente di Dio (cfr la storia di Giuseppe in Egitto: Gen 45,7-8).
Il discorso al tempio è parallelo al primo:
- Fraintendimento del senso del miracolo (fatto da spiegare): 3,12
- annuncio pasquale adattato alla situazione: 3,13-16
- appello al pentimento e alla conversione: 3,17-21
- conferma mediante citazione da Mosè: 3,22-26