In seguito il termine divenne sinonimo di “servizio”, sia pubblico sia privato, sia obbligatorio sia amichevole.
Nella Bibbia greca fu usato con il significato specifico del servizio che i leviti prestavano a Jahvè nel tempio di Gerusalemme, e da qui è passato ad indicare i riti cristiani: la Messa, i sacramenti, le feste, la preghiera.
Veramente gli scritti del Nuovo Testamento non si riconoscono in quest’unico significato, perchè chiamano liturgia sia il culto levitico dell’Antico Testamento, sia qualunque servizio, sia il culto spirituale, sia i riti cristiani.
La novità è costituita dal “culto spirituale”. Gesù parlava di culto “in spirito e in verità”. Egli, che è chiamato sacerdote, che liturgia ha fatto? Sembrava addirittura contrario alle pratiche rituali dei sacerdoti del suo popolo. Egli ha offerto a Dio non un sacrificio rituale, ma se stesso, morendo sulla croce. Questa morte però è stata un sacrificio perchè egli l’ha accettata volontariamente, anzi si è offerto perchè lo ha voluto. Per questo Dio lo ha risuscitato dai morti.
E, a somiglianza di Cristo, anche i cristiani sono esortati da Paolo ad “offrire i propri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. E questo è detto “il vostro culto spirituale”.
Non è questione di riti, ma di vita. L’opera della salvezza dell’uomo, che la Bibbia ci descrive come il progetto di Dio, e che S. Paolo chiama “il mistero”, si è compiuta in Cristo morto e risorto. In lui, non solo la sua personale umanità risorge dalla morte e viene glorificata, ma tutta l’umanità e ogni uomo in particolare.
I riti della Chiesa, anche se nell’aspetto sono simili a quelli delle varie religioni, non hanno lo stesso significato. Mentre in queste il rito è visto come un mezzo con cui l’uomo raggiunge la divinità (nella magia l’uomo vuole addirittura “dominare” le forze divine) per ottenere qualcosa, nel cristianesimo i riti liturgici sono dei luoghi o dei momenti nei quali Cristo rende presente ed operante la forza della sua morte e risurrezione. La “Pasqua” è il contenuto della liturgia cristiana: quella di Cristo, alla quale vengono uniti gli uomini, perchè inseriti in lui, partecipano alla sua morte, ma anche alla sua glorificazione.
La liturgia è quindi opera di Dio in Cristo, per la nostra redenzione, salvezza, santificazione (dite come volete), e non opera dell’uomo. Egli accetta il dono di Dio e gli risponde con la lode e il ringraziamento. Questa duplice direzione, discendente per la salvezza dell’uomo, e ascendente per la glorificazione di Dio, trova in Cristo il punto di perfetta realizzazione. Egli è, al tempo stesso, l’uomo perfettamente riscattato e perfettamente volto alla glorificazione di Dio.
Se il rito mi dice riferimento alla morte e alla vita, non può essere considerato come qualcosa di esteriore, di secondario o inutile, di formale o formalistico, tutt’altro. Certo c’è la componente simbolica, ma i simboli non sono...reali?
Ne riparleremo.
Ildebrando Scicolone