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Domenica, 20 Febbraio 2005 17:31

Il disturbo da attacchi di panico

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Il disturbo da attacchi di panico

"Vita umana e cristiana si intersecano
continuamente; il presente articolo, vuole semplicemente dare delle
indicazioni nei confronti di una sofferenza specifica ed offrire un
contributo per la comprensione delle persone che ne sono affette".


Quando si parla di attacchi di panico ci si
riferisce ad un caso clinico in cui l’ansia si manifesta in modo
particolarmente violento, coinvolgendo sia la sfera fisica che psichica
dell’individuo.

La caratteristica principale dei disturbi da
attacchi di panico è un’intensa sensazione di disagio mista a paura,
che arriva al terrore vero e proprio; improvvisamente, la persona
inizia a sentirsi inquieta, cerca vie di uscita se si trova in posti
affollati, arriva a fermarsi se si trova alla guida di una macchina.

Di solito non ci sono prodromi – cioè segni
premonitori – di un inizio della crisi; tutto si manifesta
improvvisamente in modo del tutto incontrollabile ed imprevedibile.

All’intenso stato di disagio e paura, si uniscono
poi sintomi che coinvolgono l’intero organismo producendo dei malesseri
che, sebbene temporanei, aumentano notevolmente il terrore di morire,
di perdere il controllo della situazione, di trovarsi a dover svenire
da un momento all’altro in condizioni sfavorevoli (ad esempio in
autobus).

Gli psichiatri sono concordi nel ritenere che, per
parlare di disturbo da attacchi di panico, è necessario che siano
presenti almeno quattro dei tredici sintomi che lo caratterizzano;
questi tredici sintomi sono: una sensazione di soffocamento con
relativa fame d’aria, sensazioni di svenimento, tachicardia o
palpitazioni, tremori fino a grandi scosse, sudorazione abbondante,
nausea o disturbi addominali, senso di perdere il contatto con la
realtà, formicolii, improvvisi vampate di calore o senso di freddo,
dolore o fastidio al torace, paura di morire, paura di impazzire o di
fare qualcosa di incontrollato.

Ad un attacco di panico, di solito, può essere
associata la cosiddetta agorafobia (letteralmente fobia degli spazi
aperti) ossia la paura di trovarsi in posti o situazioni dalle quali
sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nelle quali potrebbe
non essere disponibile aiuto in caso dell’improvviso insorgere di un
sintomo (o di più sintomi) che potrebbe essere inabilitante o
estremamente imbarazzante.

Risulta evidente come le persone che sono costrette
a vivere con un disturbo da attacchi di panico sono esposte ad un vero
e proprio limite nel vivere la quotidianità, sovente condizionata
dall’improvviso insorgere di un attacco.

Nella popolazione generale è stata evidenziata una
prevalenza annuale del disturbo di attacchi di panico compresa tra lo
0,4% e l’1,5%, senza che siano state rilevate differenze per quanto
riguarda il livello socioeconomico.

Il disturbo tipicamente insorge in età giovanile con
esordio compreso tra i 15 e i 35 anni ed è più frequente nelle donne
rispetto agli uomini con un rapporto di tre a uno.

…una sofferenza improvvisa ed incontrollabile

parlando con un paziente che soffriva
di attacchi di panico, ho notato come la parola "infarto" ricorreva
spesso nei suoi discorsi. In effetti, l’accelerazione del battito
cardiaco unita la dolore al petto e alla sensazione di svenimento, con
relativa mancanza d’aria, può far pensare ad un attacco cardiaco e non
ad una crisi d’ansia.

Si entra così in un circolo vizioso in cui i sintomi
producono sempre più paura e la paura alimenta sempre più la crisi
d’ansia. Ad ogni modo è sempre opportuno ricorrere ad una diagnosi
precisa circa gli attacchi di panico; la cosiddetta diagnosi
differenziale può scongiurare il pericolo di patologie nascoste (come
ad esempio un prolasso della valvola mitralica cardiaca) che, di
solito, produce gli stessi sintomi di un attacco di panico.

La cura

Spesso, nei casi di disturbo da
attacchi di panico, è necessario ricorrere a dei farmaci specifici in
grado di contrastare e, possibilmente, limitare l’insorgere delle crisi.

Accanto alla terapia farmacologia sarebbe opportuno
affiancare una psicoterapia al fine di comprendere i reali motivi che
producono reazioni ansiose così violente; è importante sottolineare
che, non di rado, è presente anche la depressione come substrato su cui
possono svilupparsi le crisi di panico che, sebbene necessitino di
tempo per poter essere debellate, possono tuttavia arrivare ad una
remissione completa.

Felice Di Giandomenico

Da "L’Ancora" 1/2 2003

Letto 1934 volte Ultima modifica il Martedì, 05 Aprile 2005 11:02

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