Costruzione della identità: segnali di rischio
Il termine identità è di quelli così densi
di implicazioni che richiedono subito di essere definiti, e quindi
ristretti, resi affrontabili, grazie ad un aggettivo: identità sociale,
culturale, etnica, religiosa, personale…
Prima parte
Parlerò qui di alcuni aspetti che hanno a che fare
con la costruzione dell’identità personale da un punto di vista
psicologico. Da un punto di vista generale voglio sottolineare
l'importanza che riveste la conquista di una matura identità: si può
innanzitutto ricordare, in proposito, come la xenofobia e il razzismo
sono sempre stati buoni rifugi per chi, scoprendosi incerto sulla
propria identità personale o sociale ha bisogno di demonizzare e
aggredire chi è diverso per negare e aggredire le proprie debolezze.
Il titolo invita a chiedersi quali sono almeno
alcune delle condizioni in cui si manifesta nei bambini e negli
adolescenti le difficoltà di costruzioni dell’identità da un punto di
vista psicologico. Questione difficile perché infanzia e adolescenza
sono i periodi della vita in cui l’identità viene a costruirsi e quindi
le difficoltà nella sua costruzione sono fisiologiche e vanno pertanto
rispettate. Da questo punto di vista un pericolo per un sano sviluppo
può essere rappresentato proprio dalle ansie degli adulti riguardo alla
normalità o meno del percorso di maturazione che il bambino segue. È
questo il fenomeno ben noto a tutti dell'apprensione dei genitori
riguardo ai figli e che, quando supera limiti per così dire
fisiologici, diventa una ingombrante interferenza o addirittura un
fattore di deformazione patologica dello sviluppo. Questo accade perché
quando l’apprensione si trasforma nel genitore in una persistente
incertezza sulle capacità del bambino o dell'adolescente di "sapersela
cavare" davanti ai compiti di sviluppo, questo sentimento si traduce
nel bambino in un profondo senso di insicurezza che ne mina 1'autostima
e ne indebolisce davvero le sue capacità affondare i diversi passaggi
evolutivi.
Un po' schematicamente, ma fondatamente, potremmo
dire che posto in una condizione psicologica come quella descritta, il
bambino può reagire in tre modi; sottomettendosi, isolandosi, opponendosi.In tutti i casi pagherà un prezzo in termini di alienazione della
costruzione della propria identità. Se si sottomette e fa proprio il
messaggio di sfiducia nei suoi confronti contenuto nell'atteggiamento
apprensivo dei genitori, non potrà che dare conferma a tale aspettativa
negativa comportandosi in modo da poter dire anche a se stesso "visto
che non sei capace?"; ad ogni piccolo insuccesso ad ogni piccola
dimostrazione di incapacità si rinforzerà la valutazione negativa in un
perverso circolo vizioso. Sono quelli i bambini timorosi di non
riuscire, che si ritraggono davanti alle proposte di gioco o si
bloccano al primo risultato non positivo: ogni occasione, ogni
relazione con gli altri assume infatti di per loro il valore di un
giudizio.
Giancarlo Rigon
Psichiatra, Psicoanalista, Neuropsichiatria infantile,
Primario di NPI, AUSL Città di Bologna,
docente di psicoterapia all’Università di Bologna