di Enzo Bianchi priore della comunità di Bose In una civiltà dell'immagine1, in cui si è portati a considerare vero, reale solo ciò che appare, che si può vedere, dovrebbe sorprendere solo fino a un certo punto il paradossale «successo» dello spirito, il ricorso pressoché universale alla dimensione spirituale, la fuga dalle realtà concrete verso gli universi dell'immaginazione, il fascino dei rapporti «virtuali».