17Ed egli (Gesù) disse loro: "Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?". Si fermarono, col volto triste; [...] 25Disse loro: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: "Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto ". Egli entrò per rimanere con loro.30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l'un l'altro: "Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?". 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!". 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
La lettura di questo brano di san Luca ci è molto familiare; l'ascoltiamo specialmente nella liturgia del tempo di Pasqua. La freschezza con cui l'Evangelista narra questo fatto è così viva e soave che ci fa sentire dentro il racconto, anche noi protagonisti. I discorsi dell'uomo senza il Signore, sono vuoti e rovinosi. Lasciano esiti di tristezza. Il Signore allora si avvicina ma risulta forestiero, apparentemente estraneo alla nostra storia. In realtà Egli interloquisce: si fa Parola. S'incarna. Allora suscita attenzione, diventa "l'evento Cristo": è un evento rilevante "profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo". Evento che tuttavia sembra sfumare nel nulla perché in effetti Egli viene respinto dall'umanità, Condannato, Crocifisso. Di conseguenza apprendiamo che quella che era una nostra speranza, intramondana, è stata infranta. Questa pagina non si risolve, tuttavia, in un semplice racconto. Il Signore risorto guida i discepoli nella lettura del progetto, di ciò che sta scritto, di ciò che è venuto a compiere affinché si manifesti la gloria. Un tale "compimento" diventa nei due discepoli un desiderio ardente, che alla fine si fa richiesta-preghiera insistente: "Resta con noi..." e poi, quel desiderio espresso, in Lui diventa preghiera accolta. Sì, perché Lui si ferma con loro, per il nuovo e mirabile compimento: la comunione con Lui. Uno spettacolo dello spirito dove tutto prende luce: Lo riconobbero, capirono l'ardore nel cuore, credettero, ripartirono senza indugio, vanno ad annunciare il riconoscimento del Signore vivo nel segno del pane spezzato. Un segno, ora, non più collegato solo alla morte, come poteva essere ricevuto nell'ultima cena, non come il segno del sepolcro vuoto che ancora lascia smarriti per l'assenza del crocifisso sepolto, ma pane spezzato segno di Vita collegato al Vivente, Pane vivo, che dà la vita.
MEDITATIO (O COLLOQUIO)
Appena mi pongo" a confronto con quanto narrato qui da Luca sono portato a riflettere su una parola chiave: "lo spezzare del pane". Segno di condivisione, comunicazione di verità. Un insegnamento che può essere compreso gradualmente, nella piena realizzazione del mistero pasquale di morte e risurrezione.
È così grande la portata della verità che i due discepoli colgono, che non possono indugiare: ritornano subito a Gerusalemme per condividerla. Certamente essi portano l'annuncio del Risorto, ma ora cominciano a comprendere che il Risorto è vivo in loro grazie al pane spezzato e condiviso.
CONTEMPLATIO
Mio e Signore! "Spezzare il pane" produce nei due discepoli un esito interiore dichiarato: "lo riconobbero". Ora vi è in me l'intimo impulso a riconoscere Gesù, vivente. Come scrisse l'apostolo Paolo: "per me vivere è Cristo".
Gesù ripete il medesimo segno, dopo l'ultima cena, attuando il vero compimento.
Un abisso inesplorato di amore e di comunione dove tutto è luce e dove possiamo conoscere il disegno di Dio.
ORATIO
Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Ti chiedo con tutta la forza del mio povero cuore: "fa ardere il nostro cuore con la Tua Parola. "Resta con noi perché si fa sera". Fermati da noi e fatti riconoscere. Facci dono ancora del tuo Corpo e del Tuo Sangue. Ti riconosceremo e potremo andare a farti conoscere su tutte le latitudini.
Luigi Garosio
L'ancora , anno 2011, n. 11, pg. 36
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