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Visualizza articoli per tag: Formazione Religiosa

Da Gerusalemme a Roma
di Don Filippo Morlacchi


Processo ebraico davanti al sinedrio (22,30-23,11)


Per scrupolo Cludio Lisia fa giudicare Paolo dal sinedrio. Dopo un scaramuccia con il sommo sacerdote Anania (uomo duro e violento, assassinato dai sicari nel 66 d.C.), escogita un trucco: approfittare delle divisioni interne al sinedrio tra farisei e sadducei. Il tribuno deve intervenire per riportare l’ordine e salvare di nuovo Paolo.

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Da Gerusalemme a Roma
di Don Filippo Morlacchi


Prigioniero nella Fortezza Antonia, si dichiara romano (22,22-29)


Il tribuno non aveva capito nulla, e ancora meno quando la folla si riscatena! Lo fa portare dentro per un interrogatorio con flagellazione. Ora che i giudei non sentono si proclama civis romanus davanti al centurione, che riferisce al tribuno. Questi (che per avere la cittadinanza romana aveva dovuto pagare: infatti il nome greco affiancato a quello romano rivela la sua origine: era infatti l’imperatore Claudio che aveva dato questa possibilità, che nei primi tempi era offerta a caro prezzo) si spaventa, per aver contravvenuto – pur senza saperlo – alla legge Porzia (come era successo a Filippi: At 17,37-39).

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Da Gerusalemme a Roma
di Don Filippo Morlacchi


Sommossa al tempio, salvataggio e discorso di Paolo (21,27–22,21)


Pretesto e capo di accusa: aver introdotto Trofimo (che era un ex pagano di Efeso, non circonciso) dentro il Tempio. Il Tempio aveva un "atrio dei gentili", simile ad una "agorà", dove tutti potevano entrare, e che durante le feste era sotto stretta sorveglianza dei soldati romani, e un’area interna dove solo gli ebrei potevano entrare (i non circoncisi trasgressori erano puniti con la morte, come ha confermato una lapide trovata nel 1871). Gli ebrei di Asia (Asia proconsolare, quindi Efeso, quindi conoscenti di Trofimo) cercano di linciarlo. Il tribuno romano (Claudio Lisia: 23,26) interviene e lo salva facendolo portare a spalla dai soldati alla fortezza Antonia (si trovava lungo il muro nord del tempio).


Paolo sfrutta la sua conoscenza delle lingue: gli si rivolge in greco. Lisia capisce che non è l’egiziano autore della sommossa sedata alcuni mesi prima [cfr Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 261-264] e lo fa parlare. Nasconde la sua cittadinanza romana (deve difendersi davanti ai compatrioti), e poi si rivolge al popolo in aramaico. Ciò sorprende la folla (pensavano che anche lui fosse un pagano!). Paolo fa la sua autodifesa: vanta la sua ebraicità (fariseo, allievo di Gamaliele, pieno di zelo per Yhwh). Racconta la sua vocazione, ma di nuovo si scatena la folla quando riferisce il messaggio di Gesù "va’ tra i pagani".

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Sabato, 19 Giugno 2004 02:07

L’origine delle accuse (21,15-26)

Da Gerusalemme a Roma
di Don Filippo Morlacchi


L’origine delle accuse (21,15-26)


Paolo aveva giustamente timore di recarsi a Gerusalemme: doveva riferire al gruppo conservatore, resistente all’apertura fuori dei confini di Israele, i successi della sua missione presso i pagani. Chissà se avrebbero accettato la colletta e il suo stile di annuncio? Infatti il gruppo conservatore si preoccupa di chiedere a Paolo un segno di rispetto per le norme giudaiche: aiutare economicamente 4 giudeo-cristiani che avevano fatto voto di nazireato (il nazireo si impegnava a non bere alcolici e a non radersi per un certo periodo, di solito un mese, al termine del quale doveva offrire dei sacrifici costosi). Paolo aveva fatto lo stesso o qualcosa di simile a Corinto: era una facile occasione per mostrarsi rispettoso delle leggi di Mosè. Ciò era particolarmente importante in quei giorni, perché la festa di Pentecoste (festa delle settimane – shavuot) aveva richiamato molti ebrei convertiti al cristianesimo, ma ancora fedeli alla religiosità ebraica. [Al v. 26 termina la sezione "noi"].

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Il terzo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi


Il passaggio attraverso la penisola Anatolica (18,23)

Un solo versetto ci descrive il lungo viaggio attraverso la Galazia e la Frigia. Luca sorvola su ciò che accade in luoghi già descritti in precedenza. Il fatto che il testo ometta la menzione della Pisidia e della Licaonia fa supporre che Paolo non sia ripassato per Antiochia, Iconio, Listra e Derbe (primo viaggio), ma abbia puntato subito sulla Galazia (evangelizzata nel secondo viaggio a causa della malattia). Questo passaggio in Galazia si argomenta anche dalla lettera ai Galati (4,13) "fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo": si può supporre una seconda volta, se ve ne fu una prima; e fu appunto in occasione di questo viaggio. Attraversando poi la Lidia, giunse ad Efeso, fedele alla promessa fatta agli Efesini (18,21), fermandosi forse da Aquila e Priscilla, rimasti ad Efeso dal viaggio precedente.

Intanto, si racconta di Apollo, un giudeo alessandrino colto, versato nelle Scritture (probabilmente alla scuola di Filone, fortemente allegorizzante), seguace del Battista e battezzato solo con il battesimo di Giovanni (1). Questi, abilissimo nell’argomentare, fu condotto alla pienezza della fede cristiana dai coniugi Aquila e Priscilla, i quali lo incoraggiarono nel suo desiderio di evangelizzare la Grecia e lo indirizzarono a Corinto. Qui riscosse grande successo "irrigando quello che Paolo aveva piantato" (cfr 1Cor 3,4-6).


NOTA

(1) Ciò significa che al di fuori della Palestina c'erano ancora discepoli del Battista che non avevano conosciuto (o riconosciuto) Gesù, e che rimanevano legati al loro maestro decapitato da Erode. E' quanto rimane dei «discepoli di Giovanni» (Mc 2,18; 6,29). Il Vangelo di Giovanni, scritto alla fine del secolo, vuole chiaramente indicare la subordinazione di Giovanni a Gesù, anche per invitare questo gruppo superstite alla piena fede.

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Sabato, 19 Giugno 2004 02:04

I tre processi a Paolo e il viaggio

Da Gerusalemme a Roma
di Don Filippo Morlacchi


I tre processi a Paolo e il viaggio


I capp. 21-28 degli Atti raccontano le ultime vicende storicamente accertabili di Paolo: le accuse mossegli dai confratelli ebrei, i processi in Palestina (prima a Gerusalemme, davanti al sinedrio; poi a Cesarea, davanti al procuratore romano Felice e – due anni dopo – davanti al suo successore Festo); infine il suo drammatico viaggio, da prigioniero, a Roma.


All’arrivo di Paolo a Gerusalemme, subito gli contrappone il gruppo dei "giudei della provincia di Asia" (At 21,27). Da una parte c'è Paolo, arrestato, accusato, minacciato dì morte; dall'altra i suoi avversari Giudei, i quali lo considerano un rinnegato e cercano tutti i modi per toglierlo di mezzo. Paolo è protetto dall'autorità dei Romani, anche se i rappresentanti dell'impero non sono sempre modelli di onestà e di competenza. Ci sono vari discorsi di autodifesa di Paolo: a Gerusalemme, davanti alla folla e poi davanti al sinedrio; quindi a Cesarea, davanti al governatore romano Felice, al suo successore Festo e al re giudeo Agrippa. Dall'insieme risulta che Paolo, staccandosi dal giudaismo, non è stato un ribelle, anzi è stato fedele alle attese più autentiche di Israele: la speranza nel Messia e nella risurrezione. Nei confronti dell'impero romano egli più volte e pubblicamente è riconosciuto innocente. Tuttavia egli si appella al giudizio dell'imperatore e così prosegue per Roma.


Con l'immagine di Paolo prigioniero nella capitale si chiude il libro degli Atti: se anche un missionario è in catene, l'annuncio della parola di Dio e la testimonianza cristiana si diffondono con tutta franchezza "fino agli estremi confini della terra" (n. 2).

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Sabato, 19 Giugno 2004 02:04

Da Mileto verso Gerusalemme (21, 1-14)

Il terzo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi


Da Mileto verso Gerusalemme (21, 1-14)

Ultime tappe: Tiro (con l’invito a non andare a Gerusalemme), Tolemaide, Cesarea. Anche qui, Agabo compie un gesto simbolico, preannunziando le sofferenze di Paolo. Ma questi fu irremovibile: doveva andare a Gerusalemme. Come Gesù.

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Sabato, 19 Giugno 2004 02:04

Il discorso agli anziani di Efeso (20,17-38)

Il terzo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi


Il discorso agli anziani di Efeso (20,17-38)

Dopo il "discorso tipo" agli ebrei, nella sinagoga di Antiochia (At 13, primo viaggio) e quello ai pagani ad Atene (At 17, secondo viaggio), ora Paolo tiene un discorso magistrale ai presbiteri, i responsabili della comunità. È l’ultimo discorso dell’apostolo, che chiude l’epoca apostolica. Una nuova generazione dovrà farsi carico dell’annuncio evangelico, nella fedeltà al deposito ricevuto. Da notare la terminologia del ministero sacro, ancora oscillante, e il detto del Signore "c’è più gioia nel dare che nel ricevere", non riportato dai Vangeli.

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Sabato, 19 Giugno 2004 02:03

Un sabato sera a Troade; a Mileto (20,7-16)

Il terzo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi


Un sabato sera a Troade; a Mileto (20,7-16)

La comunità di Troade si riuniva il sabato sera (il computo dei giorni inizia con la sera) per celebrare l’eucaristia domenicale in una stanza alta (come il cenacolo). La lunga predica fa cadere addormentato il giovane Eutico seduto sulla finestra (Paolo se la cava resuscitandolo).

Il viaggio riprende, con tappe minute; Paolo va a piedi (perché? È un percorso di circa 6 ore), gli altri in nave ad Asso, poi insieme Mitilene, sull’isola di Lesbo; poi l’isola di Chio; poi Samo; infine Mileto. Intenzionalmente vuole evitare la ben conosciuta Efeso: vi aveva rischiato la vita a causa di Demetrio. Inoltre aveva fretta di arrivare a Gerusalemme, per portare il frutto della colletta entro la Pentecoste. Temeva che l’offerta fatta da parte di incirconcisi fosse rifiutata (cfr Rm 15,30-31: "Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità…"), con grave danno dell’unità ecclesiale.

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Sabato, 19 Giugno 2004 02:03

Breve descrizione del giro in Grecia (20,1-6)

Il terzo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi


Breve descrizione del giro in Grecia (20,1-6)

Paolo arriva a Corinto ("in Grecia"); vi si ferma i tre mesi invernali del 57/58; vi scrive Romani e raccoglie soldi per la chiesa di Gerusalemme. Nel ripartire, voleva salpare da Cencre verso la Siria, ma fu informato di un complotto giudaico e decise di tornare via terra, sebbene fosse un viaggio più lungo: impossibile essere a Gerusalemme per la Pasqua. Lo accompagnano vari rappresentanti delle comunità da lui fondate; una parte del gruppo li precedette a Troade. A Filippi, Luca si unisce a Paolo (brano "noi", dal v. 6); insieme salpano per Troade, dopo aver celebrato la Pasqua a Filippi. Il viaggio non fu facile perché durò ben cinque giorni.

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