Da Gerusalemme a Roma
di Don Filippo Morlacchi
L’origine delle accuse (21,15-26)
Paolo aveva giustamente timore di recarsi a Gerusalemme: doveva riferire al gruppo conservatore, resistente all’apertura fuori dei confini di Israele, i successi della sua missione presso i pagani. Chissà se avrebbero accettato la colletta e il suo stile di annuncio? Infatti il gruppo conservatore si preoccupa di chiedere a Paolo un segno di rispetto per le norme giudaiche: aiutare economicamente 4 giudeo-cristiani che avevano fatto voto di nazireato (il nazireo si impegnava a non bere alcolici e a non radersi per un certo periodo, di solito un mese, al termine del quale doveva offrire dei sacrifici costosi). Paolo aveva fatto lo stesso o qualcosa di simile a Corinto: era una facile occasione per mostrarsi rispettoso delle leggi di Mosè. Ciò era particolarmente importante in quei giorni, perché la festa di Pentecoste (festa delle settimane – shavuot) aveva richiamato molti ebrei convertiti al cristianesimo, ma ancora fedeli alla religiosità ebraica. [Al v. 26 termina la sezione "noi"].