Oggi questo incontro di Retinopera, dal tema significativo “Lo sviluppo umano ha bisogno di cristiani”.
Una ripresa di interesse ben segnalata dalla recente indagine IPSOS commissionata dalla Fondazione Achille Grandi.
Ma ci sono due interrogativi che si pongono a tutte le nostre realtà associative.
Innanzitutto, come si intreccia tutto questo con le recenti Settimane Sociali di Reggio Calabria che, nel metodo e nei contenuti, hanno anticipato questo risveglio e che forse troppo presto sono state dimenticate?
Ma soprattutto come si intreccia con le indicazioni pastorali su “educare alla vita buona del Vangelo”?, una prima risposta è venuta oggi dalla relazione del cardinal Bagnasco.
E’ su questo secondo interrogativo che mi vorrei brevemente soffermare.
Viviamo tempi difficili e dobbiamo essere consapevoli che la politica da sola non basta e forse non è suo compito.
Dobbiamo essere consapevoli che qualcosa di importante è cambiato nel profondo dei sentimenti e del pensiero degli uomini e delle donne del nostro paese.
Non sono i sentimenti ed i pensieri del 1946 quando, pur da posizioni diverse, tutti si sentirono chiamati ad una ricostruzione materiale e civile del nostro popolo. Non sono i sentimenti ed i pensieri degli anni ’70 quando insieme si riuscì a sconfiggere il terrorismo. Non sono i sentimenti ed i pensieri dei primi anni ’90 quando ci fu una reazione collettiva per combattere la prima grande crisi della politica.
Oggi viviamo pensieri e sentimenti diversi e non si può pensare con rimpianto al passato.
Gli ultimi trent’anni hanno prodotto un cambiamento profondo: agli inizi degli anni ’80, di fronte all’ormai evidente decomposizione del modello del socialismo reale, ci si illuse che si potesse aprire una fase di libertà, la prospettiva di un mondo pacificato e di progresso. Ci si illuse che questo futuro migliore potesse essere garantito dal primato del mercato senza regole, dall’iniziativa individuale senza vincoli di solidarietà e di fraternità, da un capitalismo globalizzato senza globalizzazione dei diritti.
Un'illusione che, nonostante gli inascoltati richiami di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, ha condotto al primato dell’economia sulla politica, al primato della finanza sull’economia, al lavoro dell’uomo ridotto a merce al più basso costo.
Oggi a trent’anni di distanza ci rendiamo conto che tutto questo ha condotto solamente alla cultura e all’etica dell’apparire più che dell’essere, al primato dell’effimero e del virtuale, all’individualismo senza principi, alla ricerca di un successo facile e solitario, all’accettazione del modello competitivo che condanna alla sconfitta le categorie più deboli e svantaggiate, alla perdita del senso del “bene comune” e dei “beni collettivi”.
Un cambiamento che non ha solamente condotto alla drammatica crisi economica oggi sotto gli occhi di tutti, ma a sentimenti personali e collettivi di solitudine, di precarietà, di insicurezza, di disorientamento di tutti gli uomini.
Un fenomeno che riguarda tutti, tutto il mondo, soprattutto i paesi più avanzati, non solo l’ Italia, ma che in Italia ha talvolta assunto la maschera tragica della farsa.
Oggi siamo consapevoli che è tempo di cambiare in profondità sentimenti e pensieri, ma per questo cambiamento “la politica da sola non ce la può fare”, perché riguarda la dimensione antropologica.
C’è bisogno di mettere in campo forti processi culturali e l’agente fondamentale di questi processi non può essere che “l’educazione”, parlo di educazione, che viene prima della formazione.
La parola “Educare” indica un percorso sicuramente lungo ma necessario e urgente se richiama ai processi complessivi che debbono essere messi in atto per aiutare la persona a prendere consapevolezza di sé, a valorizzare tutte le proprie capacità e potenzialità, ad essere una persona autonoma e critica, a stabilire relazioni serene con le persone ed il mondo che la circonda, a maturare convinzioni solidamente fondate, ad assumere la responsabilità delle proprie scelte, quindi ad una cittadinanza responsabile. .
Non ci sarà speranza per il futuro del paese se le donne e gli uomini non ritroveranno fiducia e il coraggio di sperare.
Oggi l’”urgenza educativa” si ripresenta con eccezionale priorità: la solitudine e la paura che sembrano caratterizzare il nostro tempo si combattono solamente con esperienze profonde, serie e credibili. Un’urgenza educativa fondata sulla Costituzione italiana e sui Diritti universali dell’uomo e che trova importanti indicazioni nella Dottrina Sociale della Chiesa.
Vorremmo solo che si evitasse di pensare all’educazione solo facendo riferimento ai giovani e all’età evolutiva.
E’ sempre più evidente che l’educazione è un processo per tutta la vita e si presenta oggi con caratteri nuovi ed urgenti l’emergenza dell’”educazione degli adulti”
Oggi è essenziale pensare all’educazione come educazione continua, che coinvolge soprattutto gli adulti perché il disagio oggi è soprattutto del mondo degli adulti che per essere tali ricercano luoghi ed ambienti dove coltivare la propria crescita e la propria fedeltà.
L’educazione mantiene tutta la sua attualità se si rivolge agli adulti del nostro tempo per aiutarli a costruire se stessi, a diventare persone autonome, critiche, capaci di scelte impegnative, persone che si sentono interpellati dal dolore presente nel mondo, persone capaci ancora di indignarsi di fronte alle ingiustizie, persone capaci di scelte talvolta impopolari e controcorrente e di restarvi fedeli anche quando questo è più difficile.
La società ha bisogno di adulti capaci di trasmettere con la testimonianza, la faticosa ricerca quotidiana della verità, l’esercizio del discernimento.
La società ha bisogno di ambienti per adulti capaci di elaborare e proporre scelte scomode che siano segno di contraddizione con il pensiero dominante.
La società ha bisogno di minoranze attive, che come sale della terra, siano capaci di cambiare se stesse e di operare micro-trasformazioni feconde e fecondanti del contesto socio-culturale.
La società ha bisogno di donne e uomini capaci di testimoniare con rigore e radicalità i valori fondamentali della legalità, della giustizia e dell’uguaglianza, dell’etica pubblica e della morale privata, in grado di fecondare non solo le istituzioni, ma anche la famiglia, gli ambienti di lavoro, i luoghi della convivenza civile e della partecipazione politica.
La società ha bisogno di ambienti capaci di testimoniare la volontà di l’altro nella sua indispensabile e creativa diversità proprio in quanto altro; “altro” che inquieta e fa paura perché mette in discussione la nostra identità culturale e religiosa oltre a minacciare i presunti interessi economici; occorre lasciarsi interrogare dai poveri, dagli esclusi, dagli stranieri che mettono in discussione le nostre sicurezze.
La società ha bisogno di ambienti di adulti in grado di denunciare con coraggio gli errori e certi orrori della cultura dominante, dove prevale una pseudo-libertà egocentrica e infantilizzante.
Siamo convinti che l’educazione degli adulti sia una risposta generatrice di futuro.
Questo a nostro avviso il primo e principale compito delle aggregazioni laicali dei cattolici italiani.
Guardiamo con gratitudine e rispetto a chi oggi sceglie il difficile servizio della politica, ma siamo convinti che, ed è già questo coraggioso “impegno politico”, ci sia bisogno di una rinascita culturale, civile ed etica che coinvolga tutta le aggregazioni sociali per alimentare ed orientare la politica con efficacia e responsabilità.
Riccardo Della Rocca
Presidente Nazionale
Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani