La fragilità insita nella natura umana e la cultura libertaria dominante ai nostri giorni sono le concause i principali della scarsa maturità morale rilevabile in moltissimi adulti, degli errori educativi imputabili a genitori e insegnanti e dei "difetti" dei bambini.
Interessante articolo (Riva D., 2014 - Con gli altri o da soli? Missione Salute. 2/2014: 16-17) riguardante l'età evolutiva, quando i ragazzi, se certo incominciano a sentire forte il bisogno di essere autonomi, di emanciparsi dalla famiglia, tuttavia proprio in questa età incominciano ad instaurare una variegata trama di rapporti interpersonali, oltre che con la famiglia, con gli amici, con i vicini, con i gruppi sociali, cioè, "con gli altri".
da MISSIONE SALUTE N. 6/2004 – pp. 16-17
Vivere pienamente l'infanzia è la condizione necessaria per una vita adulta serena, perciò bisogna permettere ai bambini di essere bambini. Tuttavia, oltre certi limiti e oltre una certa età, gli atteggiamenti infantili si possono qualificare a buon diritto come "difetti'', da controllare, spiegare e correggere tempestivamente.
Nella nostra cultura si è imposta la convinzione che basta amare. Si pensa che l'ideale sia fare del padre un amico o un fratello. È un errore che si fa pagare ad alto prezzo. La natura delle cose vuole la distinzione e la salvaguardia delle differenze.
Nel nostro tempo, amore, fidanzamento, fedeltà… sembrano indicare delle realtà che spesso vengono deformate. L’utile, il provvisorio, sostituiscono il “per sempre”, il dono, la stabilità, la durata, la progettualità.
La capacità di superare le conflittualità attraverso la mediazione dell'amore conferisce alla famiglia, come comunità di personalizzazione, un ruolo rilevante nell'educazione allo spirito di pace.
La diversità dell'altro (che è anche sessuale) allarga la conoscenza che io ho della medesima realtà e anche se non prende (nemmeno deve prendere) il posto della mia, dovrebbe condurmi a considerare che ciò che io vedo, sento, sperimento, non è l'ultima parola sul mondo, sull'altro, su Dio stesso.
Penso che gli studiosi dell'infanzia e gli psicologi dell'età evolutiva siano d'accordo sull'assunto che un bambino possa vivere una condizione di felicità quando vengano soddisfatti i suoi bisogni emozionali primari. ... Se tali bisogni primari vengono disattesi è probabile che subentrino nel bambino uno stato di insicurezza e di tristezza esistenziale che possono diventare una seria minaccia al suo sviluppo armonico. Ma i bambini, a differenza degli adulti, non esprimono a parole i propri stati d'animo; il loro linguaggio è prevalentemente ludico e simbolico, ed è attraverso il gioco e i segnali del corpo che comunicano con noi adulti il loro stato di maggiore o minore benessere.