Per riconoscere la cittadinanza simbolica e rendere possibile la com-presenza dei simboli è indispensabile un cambiamento relativo alla laicità.
Le culture sono fluide e gli individui interpretano attivamente le loro tradizioni rinnovandole per poter gestire i cambiamenti che le relazioni con gli altri inevitabilmente comportano.
Il problema della convivenza umana come compito del futuro assume oggi forme nuove a causa di trasformazioni globali sempre più veloci. L'intreccio pluralistico di cui parla Gadamer, sinonimo della società interculturale sono dunque la sfida davanti a cui siamo posti, che ci interroga anche come cristiani chiamati a costruire una convivenza pacifica tra diversi.
L’Europa è il continente che è caratterizzato dalla presenza di una grande multiformità etnica, religiosa, linguistica, politica e culturale in uno spazio relativamente ristretto, cosicché su di essa esiste anche in linea di principio una tradizione del pluralismo religioso.
Nell’intervista a Brunetto Salvarani, Direttore del CEM, ripercorriamo le tappe della nascita e dello sviluppo di questo centro che, da 40 anni, opera per la formazione di una nuova mentalità basata sui valori dell’interculturalità, fondamentali per un sano sviluppo della società multietnica di oggi.
In tutti i paesi di immigrazione si impone la necessità di sondare nuovi codici di comunicazione idonei a costruire una nuova rete di relazioni sociali.
Pluralismo è più di tolleranza; il pluralismo è il riconoscimento che nessun uomo e nessuna cultura ha accesso alla totalità dell’esperienza umana, che nessuno di noi dal suo punto di vista può abbracciare tutto il reale (Raimon Panikkar).
Gli studi degli ultimi decenni non soltanto mettono a disposizione un ricco patrimonio culturale ignorato per secoli, ma pongono anche in risalto il fatto che l’Africa deve essere ripensata come variegato luogo filosofico.
Il diverso può configurarsi come il nemico quando si accosta – o lo si accosta – e non c’è da meravigliarsi se l’interagire di forme di vita tra loro distanti desti reciproci sospetti.
L'esperienza vissuta a contatto con persone immigrate in un Centro di ascolto della Caritas di Roma, nell'ostello, ma anche in servizi sociali pubblici, nel mondo del lavoro, in paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina nella cooperazione o in missioni operative di ONG, ha sollecitato un gruppo di persone a riflettere su questi temi, sulle contraddizioni che caratterizzano la società e a voler fare qualcosa per promuovere i diritti umani, i valori della solidarietà della giustizia e della pace, per vivere la città con persone immigrate in modo creativo e solidale.