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Mercoledì, 14 Marzo 2007 00:08

Antropologia «made in Africa» (Sandra Mazzolini)

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Gli studi degli ultimi decenni non soltanto mettono a disposizione un ricco patrimonio culturale ignorato per secoli, ma pongono anche in risalto il fatto che l’Africa deve essere ripensata come variegato luogo filosofico.

Nell’orizzonte dell’annuncio del Vangelo, il dialogo con le culture è certamente uno degli impegni prioritari e al tempo stesso una sfida impegnativa per la Chiesa. Le difficoltà oggettive al riguardo non pregiudicano, però, la possibilità di un effettivo dialogo: lo configurano piuttosto come un percorso graduale, che comporta l’apprezzamento effettivo della diversità e l’ascolto dell’altro. Iniziative in tal senso sono già state promosse; su questa linea si è mosso il colloquio internazionale dedicato alla filosofia africana e all’antropologia, tenutosi presso la Pontificia università urbaniana nell’ottobre 2006.

Gli studi degli ultimi decenni non soltanto mettono a disposizione un ricco patrimonio culturale ignorato per secoli, ma pongono anche in risalto il fatto che l’Africa deve essere ripensata come variegato luogo filosofico. Il recupero di una tradizione di pensiero, colta nella sua complessità, attesta l’infondatezza della diffusa idea che identifica in termini di unicità e di originalità il pensiero africano con la «tradizione degli anziani»; non è difficile comprendere come da tale identificazione ne discenda una antropologica, che tende ad associare, anche senza una tematizzazione esplicita, l’uomo e la donna africani fondamentalmente con ciò che è primitivo. Gli esiti di tale doppia identificazione non sono certamente positivi; sono sotto gli occhi di tutti e purtroppo non appartengono a una storia ormai definitivamente tramontata.

In realtà, la tradizione del pensiero africano rimanda a un più ampio spettro di forme culturali e filosofiche; in esso convergono le antiche scuole di pensiero religioso, etico e antropologico dell’Egitto dei faraoni; il pensiero e le tradizioni orali delle diverse etnie del continente africano; quello dei grandi pensatori dell’antichità cristiana (Agostino, Tertulliano, Origene); il sapere monastico e il pensiero filosofico di autori del primo Medioevo, dei razionalisti etiopi del Seicento e dei diversi filosofi contemporanei, impegnati a recuperare nella sua integralità tale patrimonio culturale e filosofico e ad apportare il proprio significativo contributo.

Una lettura trasversale della produzione di filosofi africani contemporanei attesta la rilevanza della questione antropologica; con modalità e accentuazioni differenti, essi si sono confrontati con argomenti quali la questione ontologica dell’essere umano; il mistero dell’origine, del fine e della fine, la libertà, il rapporto della persona con la comunità, ecc. In termini assolutamente sintetici, che non rendono ragione dell’articolazione e della profondità del pensiero di questi autori, richiamiamo qui alcuni elementi essenziali della loro riflessione sull’uomo.

La persona umana è compresa innanzitutto non come il risultato di un caso o di cause meccaniche, ma come creatura di Dio. Immesso nel cammino della vita, che ha un punto di partenza e un punto di arrivo, l’uomo, pur rimanendo sempre e largamente un enigma a se stesso, è un essere responsabile, impegnato a scegliere con quale atteggiamento - rassegnazione fatalistica o impegno fattivo - condurre la propria esistenza; è altresì un essere relazionale, che consapevolmente cerca, stabilisce e conserva relazioni con tutto ciò che lo circonda, perché è soltanto in questa rete di relazioni che egli, individuo incompleto e perciò ontologicamente aperto all’altro, può trovare sostegno e comprendere se stesso e il senso della vita. Sono molti i fili delle relazioni umane, che si dipanano nell’ordine ontologico, ma anche in quello logico e fenomenologico: l’essere umano si relaziona con Dio, avvalendosi spesso dell’appoggio di altri spiriti, quali mediatori; si rapporta con i suoi simili (famiglia, comunità sociale, umanità), con i quali stabilisce vincoli di parentela, amicizia, amore, solidarietà; armonia e moderazione disegnano, infine, il suo rapporto con la natura.

In tale orizzonte, si delineano effettive possibilità di dialogo tra la filosofia africana e altri sistemi di pensiero, anche con l’antropologia di matrice cristiana. La convivenza dell’alterità e della diversità è ormai in molte nazioni un dato di fatto, che impegna e problematizza le agende delle diverse istituzioni, civili e religiose. Un dibattito culturale a più voci sulla persona umana può risultare perciò proficuo.

Sandra Mazzolini

(da Mondo e Missione, Febbraio 2007)

 

Letto 2953 volte Ultima modifica il Domenica, 31 Gennaio 2016 22:04
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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