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Giovedì, 11 Novembre 2004 22:52

Educare all'amore: II°parte (Marinella ed Enrico Gualchi)

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EDUCARE ALL’AMORE

Seconda parte

Educare...

Ci pare perciò utile innanzitutto analizzare i due vocaboli chiave dell’espressione "educare all'amore" per scoprirne il significato reale e confrontarlo con le interpretazioni a volte distorte che abbiamo costruito nella prassi quotidiana. Educare: questa parola è presente quasi esclusivamente nel linguaggio degli adulti e perlopiù a senso unico in direzione dei cosiddetti "sottoposti", siano essi figli, allievi. "catechizzandi" o simili; a volte l'oggetto dell'azione educatrice è rappresentato da persone che semplicemente non rientrano nei formali schemi di comportamento e perciò ritenute bisognose di interventi educativi che spesso vanno letti come limitativi o peggio coercitivi.

Non siamo forse caduti tutti almeno una volta nella tentazione di approfittare del nostro ruolo di educatori per proporre le nostre soluzioni, le nostre maniere, le nostre idee con la malcelata convinzione che fossero il meglio per i nostri giovani senza magari tenere conto della loro realtà? Se facciamo un passo in più arriviamo a dare alla parola educare una valenza di dono che comunque scende sempre dall'alto di chi ha già accumulato esperienza e conoscenza (l'educatore) verso chi è del tutto sprovvisto di risorse (l'educando). La maggior parte dei cosiddetti educatori è convinta che il soggetto da educare sia un contenitore vuoto in cui riversare concetti ed esperienze già filtrati e che gli permetteranno di camminare sicuro nella vita secondo i parametri e le valutazioni dell'educatore stesso. Leggiamo dunque dal vocabolario: Educare = dal latino Ex (fuori) - Ducere (trarre). Sorprendentemente l'etimologia della parola va al contrario del nostro convincimento: non si tratta di mettere dentro, bensì di tirare fuori qualcosa. Da dove? E da chi?

Il primo "dove" è il cuore dell'educando che, anche se a volte lo dimentichiamo, ha in sé tutti i doni che Dio gli ha riservato come creatura fatta a Sua immagine e somiglianza; doni che noi non abbiamo costituito ma che responsabilmente dobbiamo scoprire e rivelare alla persona che ci è stata affidata.

Poco alla volta il vero senso dell'educazione si delinea più impegnativo e più coinvolgente: non si tratta dunque di trasmettere in modo distaccato e scolastico un insieme di nozioni o anche di valori, ma di accogliere una creatura per conoscerla profondamente ed aiutarla a conoscersi e ad accogliersi a sua volta. Dunque il presupposto dell'educazione è l'accoglienza. Qui scopriamo il secondo "dove", e cioè il nostro cuore di educatori, e sottolineiamo cuore e non mente, raziocinio! Per tirare fuori il profondo di una persona nel senso detto di e-ducare dobbiamo prima capirla, cioè contenerla in noi, accoglierla com'è veramente perché cosi Dio la conosce e la ama. Per farle posto nel nostro cuore dovremo però tirare fuori e buttare via qualcosa che da troppo tempo vi giaceva inutile, qualche pregiudizio, qualche luogo comune, qualche immagine preconfezionata che si sovrappone all’immagine autentica dell'educando che dobbiamo invece raggiungere insieme. L'amore ci aiuterà nel compito educativo a volte più che scientifici programmi tecnicamente perfetti ma comunicati con freddezza!

MARINELLA ed ENRICO GUALCHI

Segretari diocesani C.P.M.- Torino

(da Famiglia domani 2/99)

Letto 2313 volte Ultima modifica il Giovedì, 30 Dicembre 2004 20:53

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