Frugando nello scrigno della Qabbalah, la mistica ebraica che ha avuto un'effervescente fioritura nel Medioevo, si trova un gioiello prezioso: la Lettera sulla santità. Si tratta d'una breve composizione letteraria, scritta in forma di lettera, sul tema dell'atto sessuale coniugale. Nella Qabbalah non è presente la visione negativa della sessualità, che aveva messo solide radici nel razionalismo ebraico, ed era anche presente nell'ambiente cristiano medioevale. In essa ricompare lo sguardo generalmente positivo proprio della visione biblica, dove la dimensione erotico-sessuale è profondamente ancorata alla dottrina della creazione compiuta da Dio, nella quale tutto è «buono». In quest'ottica l'unione fisica sponsale riacquista la dignità e la purezza originaria.
La Lettera sulla santità, probabilmente composta tra il 1290 e il 1310, conobbe una larghissima fortuna. L'autore è sconosciuto, anche se si ipotizza che possa essere Yosef Giqatilla, un noto cabalista vissuto in Castiglia. Fu stampata per la prima volta nel 1564. Pur risentendo del linguaggio e della mentalità medioevale - e dominata dal tema della generazione dei figli per perpetuare Israele nei secoli -, questa lettera è d'una modernità sorprendente. Per essa l'unione fisica tra gli sposi, lungi dall'allontanare l'uomo dalla divinità, è uno strumento potente per richiamarla vicino alla realtà umana.
La Lettera sulla santità è un'opera spirituale basata sul concetto che il credente deve santificare ogni sua azione, quindi anche l'atto coniugale, secondo il precetto: «Santificatevi, dunque, e siate santi, perché io sono Santo».
In quest'ottica, compiere l'atto carnale significa accrescere la somiglianza con Dio, la divinità dell'uomo e della donna: «Quando l'unione carnale è nel Signore, non c'è cosa santa né innocente che le sia superiore... La congiunzione carnale fra l'uomo e la sua donna, se è condotta nel modo giusto, è il segreto dell'edificio del mondo e del suo insediamento, e con essa l'uomo diviene socio del santo, sia Egli benedetto, nell'Opera della creazione».
La Lettera sulla santità si rifa alla concezione biblica che, con una ben nota metafora, intende l'atto sessuale come conoscenza: «Non bisogna affatto pensare che l'unione carnale sia di per sé qualcosa di scabroso e di brutto, anzi, quando avviene nel modo giusto si chiama conoscenza... Ma se nell'atto non c'è grande santità, l'unione carnale non può chiamarsi conoscenza».
Il valore della conoscenza è uno dei leitmotiv della complessa elaborazione della Bibbia ebraica fatta dalla Qabbalah. Le cui interpretazioni - per certe versi astruse e di difficile comprensione -non mancano di genuine suggestioni e di profonde intuizioni spirituali di carattere universale. Perno di questa concezione è l'idea secondo la quale il pensiero dell'uomo, capace di accogliere in sé il divino, sia in grado di dominare la sfera fisica e di determinarne le caratteristiche: ne consegue la convinzione che il pensiero rivolto al cielo sia in grado di attingere alla luce divina e che l'intenzione dell'uomo sia perciò in grado di modellare la realtà.
Pertanto la Lettera sottolinea il potere dell'intenzione e dell'immaginazione nel favorire la qualità dell'atto coniugale, e la loro capacità di accentuarne il riflesso mistico, per renderlo un momento autentico di rapporto con Dio: «Ogniqualvolta ti unisci carnalmente alla tua donna, non comportarti con leggerezza... Dovrai dapprima invitarla con parole toccanti e distensive, dovrai metterla di buon umore al fine di legare la tua mente alla sua e la tua intenzione alla sua, dirle parole per un verso invitanti al desiderio, all'unione carnale, all'amore, alla voluttà e alla passione, e per un altro che l'attirino verso il timore del Cielo... Conviene attrarre il suo cuore con parole di seduzione e di grazia, oltre che con altre degne e compiacenti, affinché l'intenzione di entrambi sia una cosa sola verso il Signore dei Cieli».
Ma la Lettera avverte: «Se l'unione carnale avviene senza tanta passione, senza amore né desiderio, la Shekinah (presenza divina) non vi assiste». Quando invece l'atto sessuale viene compiuto con l'intenzione rivolta al Cielo, «allora i due saranno insieme nel precetto, perché i loro pensieri saranno una cosa sola, e la Shekinah dimorerà in mezzo a loro».
Sebbene siano inseriti in un contesto a noi distante e risentano di espressioni datate, alcuni concetti della Lettera sulla santità rimangono spunto di ispirazione anche ai nostri giorni, soprattutto per quelle persone che sentono vivo il desiderio di portare tutta la realtà umana del matrimonio nel recinto del sacro.
Michele Ginesio
(da Città Nuova, n. 20, 2013, pp. 72-73)