Una nuova lettura dei voti religiosi
in un libro di Antonietta Potente
Pubblicato da Icone edizioni (Roma 2003, pp. 154, euro 8), e inserito nella collana "Strumenti di pace" (curata dal Cipax - Centro interconfessionale per la pace), il volumetto riporta la trascrizione delle conferenze tenute nel corso degli incontri di spiritualità - una volta si chiamavano "esercizi spirituali" - tenuti dalla Potente all'Oasi Bartolomea di Lamezia Terme, in Calabria, dall'8 al 12 luglio 2002, presso le suore di carità di Maria Bambina.
Nata a Pietra Ligure nel 1958, suora domenicana, teologa, da nove anni Antonietta Potente vive, insegna e lavora in Bolivia, inserita in una comunità di "campesinos". Torna ogni tanto in Italia, per tenere degli incontri, come quello appunto in Calabria. Torna portando con sé problemi, prospettive, sofferenze, speranze dei poveri dell'America latina, riuscendo a saldare questa eredità con quella della natia Europa, e dandole un calore femminile davvero particolare.
"Agile e vibrante come il colibrì, sacro alla sua nuova terra di Bolivia" - così Giorgio Piacentini, nell'introduzione al libro, descrive la suora domenicana - suor Antonietta "ripensa" i voti religiosi di povertà, castità, obbedienza. Qualche flash dal libro aiuterà a capire il senso del suo discorso, e le prospettive che dischiude.
Povertà: "Il voto di povertà equivale, facendo riferimento a Michea 6, a quello che il profeta, in nome di Dio, chiedeva al popolo: praticare la giustizia... La povertà non s'inventa e la giustizia nemmeno: si fa, imparando a essere persone giuste, tutti, poveri e ricchi. Il voto è proprio una pedagogia per imparare uno stile di vita, che può favorire e anticipare una storia differente".
Castità: "Credo che potremmo tradurre questo termine come il desiderio di tessere delle nuove relazioni nella storia... Tutti abbiamo bisogno di ripensare queste relazioni, non c’è nessuno che può dire che è casto, dobbiamo impararlo. Il problema è che noi abbiamo ridotto tutta la questione etica alla sessualità. In questi ultimi anni il magistero della Chiesa è stato tremendo su questa questione etica, perché ha concentrato tutto sul problema sessuale. Ma il problema sessuale è l'iceberg, la punta di tutta una problematica di relazioni quotidiane false con le cose, con le persone, con noi stessi".
Obbedienza: "Il termine obbedienza viene dal latino 'ob-audire', che significa ascoltare intensamente. Noi non siamo obbedienti, anche se per esempio noi suore pensiamo di esserlo, perché facciamo tutto quello che ci dicono; io non ci credo che questa si possa dire obbedienza, perché non esiste una familiarità con la vita... Si può essere obbedienti alla vita, se si ha familiarità con la vita, se la si riconosce. Non si può obbedire via internet, non si può obbedire a distanza, bisogna conoscere, esserci, restare".
(da Adista, 8 maggio 2004)