Vita nello Spirito

Giovedì, 04 Novembre 2010 21:37

I malesseri spirituali che indeboliscono la preghiera (Matta al-Miskin)

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La descrizione dei cinque malesseri che inaridiscono la preghiera fatta da un grande padre spirituale: Matta al-Miskin, monaco copto egiziano.

I malesseri spirituali
che indeboliscono la preghiera

di Matta al-Miskin

 

1. Immergere i sensi in maniera incontrollata nella mondanità, nel divertimento, nello scherzo, nel riso e nelle chiacchiere inutili su argomenti morti, privi come sono di qualsivoglia legame con la nostra salvezza. Trascurare ciò che è di Dio.

«Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio» (Giac 4,4);

2. Abituarsi a pettegolare – sia attivamente che passivamente, con il semplice ascolto – e a condannare gli altri. La rabbia, il mormorio, la critica eccessiva, il rancore per gli altri per le loro opere, le loro parole o i loro atteggiamenti senza aver timore verso Dio.

«Non condannate per non essere condannati» (Mt 7,1);

3. Immergersi nel iperattivismo, soprattutto se non ci è richiesto. Ogni lavoro va bene, se viene dopo aver cercato il regno di Dio. Inoltre far di tutto per perdere tempo può indicare che stiamo scappando dal confrontarci, nella preghiera, davanti a Dio, con il vero volto della nostra anima. Questo comportamento può essere considerato alla stregua di una disubbidienza mascherata verso Dio e rivela una debolezza nella fede.

«Ritornate, figli traviati, io risanerò le vostre ribellioni» (Ger 3,22);

4. Immergersi nelle passioni del ventre e dell’impudicizia in tutte le sue forme mentali e sensibili per soddisfare il proprio piacere. Scaricando l’energia emotiva per soddisfare i piaceri del corpo, al nostro spirito non resta alcuna forza per mettersi davanti a Dio. Inoltre, la stessa audacia dello spirito viene a mancare venendosi ad addensare sul conscio e sull’inconscio un grande sentimento di vergogna che mette a tacere la nostra preghiera. D’un tratto, è come se fossimo stati derubati della forza della fede che svanisce a causa, da un lato, della bravura del Nemico e, dall’altra, del nostro consenso. E sentiamo di aver rattristato il Santissimo Spirito di Dio;

5. Cercare di abbandonare tutti questi e altri peccati senza tagliare le loro radici: l’amore per il mondo, l’amore per il corpo, l’amore per il piacere fisico, l’autoindulgenza, il dare la colpa agli altri (e questa è la peggiore di tutte le radici). Tutte queste cose creano in noi, a poco a poco, una sorta di disperazione. Se l’uomo si blocca alla fermata della disperazione – quel buco nero che ha inghiottito milioni di persone – e si accontenta, si convince che non serve a nulla tentare ancora e che non vi è alcuna speranza di compiere una metania attiva e forte grazie alla quale possa scrollarsi di dosso tutte le illusioni e le menzogne che il demonio ha seminato nel suo cuore spacciandole per verità, allora l’uomo entrerà, di sua spontanea volontà, nell’ombra della morte dalla quale scompare il sole della vita, i suoi raggi e la sua gioia e finisce per accontentarsi di vivere nella debolezza – debolezza della fede e della preghiera – malgrado tutta la potenza divina sia a sua disposizione.

In Cristo, l’uomo può sconfiggere tutte le cose impossibili, persino la morte stessa.

 

(da La fede per principianti)

Letto 2670 volte Ultima modifica il Venerdì, 05 Novembre 2010 22:03
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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