Vita nello Spirito

Sabato, 05 Dicembre 2009 22:12

Due sermoni per l'Avvento e il Natale (Anonimo)

Vota questo articolo
(2 Voti)
Natale Natale

Queste omelie sono di un autore sconosciuto, vissuto probabilmente nel IX secolo, forse nell’Italia settentrionale: infatti ha dei riferimenti alla liturgia ambrosiana. Le sue omelie sono state erroneamente attribuite un tempo a S. Ambrogio. Sono parole semplici di un pastore al suo popolo.

 

1. Sermone per l’Avvento del Signore

Non senza ragione, fratelli carissimi in Cristo, questo tempo è chiamato Avvento del Signore. Infatti se i santi Padri hanno cominciato a celebrare la venuta del Signore e a rivolgere al popolo dei sermoni per questi giorni, è perché ogni fedele si prepari e si corregga in modo di poter celebrare degnamente la nascita del Suo Dio e Signore.

Immaginate che uno di voi debba ricevere nella sua casa il suo signore: guardate come farebbe scomparire di là tutte le cose sporche e sconvenienti e come, secondo i suoi mezzi, preparerebbe tutto ciò che conviene ed è necessario.

Ora se l’uomo mortale che deve ricevere un mortale si comporta così, quanto più è necessario che la creatura si purifichi per non dispiacere al suo Creatore, quando egli appare nella carne?

Giusto, egli è venuto a noi che eravamo peccatori per renderci giusti; santo, è venuto a noi empi per farci santi; umile, è venuto agli orgogliosi per fare degli umili. Che cosa di più? Lui, che è buono per natura, è venuto agli uomini che erano pieni di tutti i vizi.

Perciò vi esortiamo a fare in questi giorni elemosine più abbondanti, a venire in chiesa più spesso, a fare con grande purezza la confessione dei vostri, peccati, ad astenervi da ogni impurità. Rigettate lontano da voi odio, ira e indignazione, grida e bestemmie, superbia e vanagloria, con ogni piacere carnale, perché quando verrà il giorno, della Natività del Signore possiate celebrarlo come un evento di salvezza.

E come tanti sono solleciti delle ricchezze carnali e degli abiti preziosi per fare più bella figura in quel giorno, così voi preoccupatevi maggiormente delle ricchezze e degli abiti spirituali. Infatti l’anima è migliore della carne e così le delizie spirituali sono migliori di quelle carnali. Ed è molto meglio adornare l’anima con le virtù, che il corpo con vesti di gran valore.

Questa esortazione, fratelli, è fatta a voi affinché coloro che sono buoni divengano migliori e coloro che si riconoscono cattivi si convertano con decisione, e così tutti insieme possano rallegrarsi spiritualmente nel giorno della natività del Signore. Ce lo conceda il Signore e Redentore nostro.

2. Sermone per il Natale

Nel celebrare, fratelli, la Natività del Signore nostro Gesù Cristo, osserviamo il significato della lettura evangelica che è stata proclamata or ora. Il santo evangelista dice che per decreto di Augusto, fu recensito tutto il mondo e che per questo Giuseppe salì da Nazaret di Galilea fino in Giudea a Betlemme, la città di Davide, per pagarvi la sua tassa.

All’apparire del Figlio di Dio nella carne, tanto grande fu la pace per dodici anni, che tutti, secondo la profezia di Isaia, forgiarono le loro spade in vomeri, le loro lance in falci (Is 2,4). Davvero il Figlio di Dio, autore della pace, nasce in tempo di pace. Per insegnare a tutti i suoi seguaci ad amare la pace.

Come infatti Cesare Augusto mandò Cirino a riscuotere il tributo, così Dio, che è il vero Augusto, mandò i predicatori nel mondo per riscuotere il tributo della fede. Paghiamo dunque, fratelli, il tributo della fede e della buona condotta.

Nessuno rimanga indietro, saliamo tutti dalla Galilea, cioè dalla vanità del mondo, fino alla Giudea della retta confessione di fede, per meritare di essere Betlemme, cioè casa del pane, casa di Colui che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Ed ecco che il vangelo ci racconta che, dopo averlo partorito, la beata sempre Vergine Maria, avvoltolo in panni, lo adagiò nella mangiatoia. Bene nasce per via, perché era venuto a mostrarci la via. Volle essere adagiato in una stretta mangiatoia, Colui che era venuto per prepararci la vastità del regno celeste. Volle essere avvolto non in stoffe di seta e d’oro, ma in poveri panni, Colui che era venuto a renderci la veste dell’immortalità. Accettò di essere stretto in una culla, Colui che era venuto in fretta a scioglierci le mani e i piedi per compiere opere buone.

Che cosa dire, fratelli? Esclamiamo col salmista: Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? (S1 115,12). Egli trovò il calice da rendere, noi invece rendiamo ciò che possiamo: le elemosine, le veglie, le lacrime, la pace. Perdoniamo a coloro che peccano contro di noi, perché i nostri peccati siano perdonati da Dio.

I pastori, poi, che mentre nasce il Figlio di Dio vegliano sul loro gregge e vedono gli angeli, rappresentano i santi predicatori che, quanto maggior zelo hanno nel custodire le anime, tanto più spesso meritano di essere confortati dalla parola degli angeli. All’apparizione dell’angelo i pastori sono turbati, perché è proprio della natura umana spaventarsi alla vista degli angeli ed è proprio degli angeli buoni portare consolazione a coloro che temono.

Perciò dice subito ai pastori: Non temete. E aggiunge il motivo: Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Dice bene: di tutto il popolo perché da tutti i popoli sono venuti alla fede.

Mentre un angelo parla ai pastori, d’un tratto appare una moltitudine di angeli e dice così: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Da questo riceviamo un insegnamento morale: quando un fratello legge o insegna o compie qualsiasi opera buona, la moltitudine dei fedeli prorompa nella lode di Dio e si accinga a imitare quel bene che vede.

Quando appare nella carne il Figlio di Dio si canta Gloria a Dio nel più alto dei cieli e si. dice che la pace in terra è per gli uomini di buona volontà. Siamo allora anche noi, fratelli, di buona volontà per meritare di vivere nella pace.

In questo giorno in cui nasce il Figlio di Dio, ciascuno corregga quel che trova in sé reprensibile. Chi è stato adultero prometta a Dio la castità, chi avaro la generosità, chi beone la sobrietà, chi superbo l’umiltà, chi mormoratore la carità. Prometta e adempia secondo il versetto del salmo: Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli (S1 75,12). Noi promettiamo nella fede ed Egli dà la possibilità di adempiere.

Sarebbe assai sconveniente, fratelli, che vi fosse qualcuno che oggi non offra al Signore qualche cosa. Ai sovrani e agli amici che riceviamo facciamo dei regali, e al Creatore di tutti che viene a noi non daremo nulla? E niente ci chiede più che noi stessi: offriamo dunque a lui noi stessi e così, liberati per la sua ineffabile pietà dai mali presenti e dai tormenti eterni, accolti nella beatitudine del regno celeste, possiamo essere nella gioia per sempre.

Ce lo conceda lo stesso Signore e Redentore nostro Gesù Cristo, ai quale sia onore e gloria con il Padre e lo Spirito santo per tutti i secoli. Amen.

Letto 4043 volte Ultima modifica il Domenica, 31 Ottobre 2010 20:14
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search