Vita nello Spirito

Mercoledì, 30 Agosto 2006 00:19

Questo è il Mio Corpo Dato per Voi Fate Questo in Memoria di Me. Tracce per una lectio sui testi dell’eucarestia (Trappiste di Vitorchiano)

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Il sacramento dell'Eucaristia racchiude in sé la totalità del dono che il Padre ha fatto di sé agli uomini, nella persona del suo Figlio Gesù Cristo: tutto il piano delta salvezza si concentra come in una sintesi vitale nel Pane spezzato e nel Sangue sparso, in cui si ratifica la nuova ed eterna alleanza.

Questo è il Mio Corpo Dato per Voi
Fate Questo in Memoria di Me

Tracce per una lectio sui testi dell’eucarestia*

Il sacramento dell'Eucaristia racchiude in sé la totalità del dono che il Padre ha fatto di sé agli uomini, nella persona del suo Figlio Gesù Cristo: tutto il piano delta salvezza si concentra come in una sintesi vitale nel Pane spezzato e nel Sangue sparso, in cui si ratifica la nuova ed eterna alleanza. Il Sacrificio della Croce, compiuto una volta per sempre, resta, per la divinità di Gesù, contemporaneo all’uomo di ogni generazione, e la memoria (anamnesis) che la liturgia celebra sacramentalmente riattualizza per tutti e per ciascuno, ad ogni istante della storia, il mistero del Cristo morto e risorto, eternamente vivo alla destra del Padre.

Il fluire del tempo è quindi costantemente «riannodato» a questo evento unico e irripetibile, compiutosi una volta per tutte (ephapax) così che ogni momento della storia riceva significato dalla presenza immutabile dell'avvenimento divino ed ogni uomo ritrovi in esso il centro vitale della propria esistenza. Se il piano di Dio include tutte le varie fasi della salvezza, dalla creazione alla Parusia, il fulcro di esso è la morte e risurrezione di Gesù, in cui si è ricapitolata tutta la storia (Ef 1,7): l'Eucaristia celebra questo eterno ephapax della morte-risurrezione, perché ogni uomo venga coinvolto e inserito nel Corpo glorioso di Cristo, sempre vivo per intercedere per noi.

Una lectio dei testi dell'ultima cena esigerebbe per questo di essere preparata e completata da una rilettura - o almeno una rievocazione - dei grandi temi della Scrittura che in essa convergono: a partire dal suo annuncio profetico (dall'attesa messianica descritta nelle immagini del banchetto escatologico; attraverso gli eventi e i riti pasquali dell'Antico Testamento; fino all'attesa escatologica del giorno del Signore) per giungere alla sua realizzazione raccolta nelle pagine del nuovo Testamento e riproposta nella catechesi teologica degli scritti apostolici.

Nell'impossibilità di ripercorrere esplicitamente queste tematiche, troppo ricche per essere sintetizzate in poche righe, bisogna tuttavia richiamarle alla memoria, come orizzonte di riferimento. Sullo sfondo della preparazione tipologica dell'Antico Testamento, la narrazione evangelica dei Vangeli Sinottici mette in rilievo la cena del Signore con una cura particolare, come il momento centrale della vita di Gesù, elevato a simbolo di tutto il suo mistero. L’evento della croce, nella celebrazione del banchetto pasquale di Gesù con i discepoli, viene anticipato e interpretato come libera autodonazione che il Cristo fa di se stesso, per amore dei suoi. L’insegnamento evangelico del Maestro non è più trasmesso in parole e in opere, ma donato esistenzialmente nel segno espressivo per eccellenza della sua persona e della sua missione che è l'Eucaristia: Gesù offre la sua stessa Persona, centro della salvezza, come alimento salvifico.

Una lectio attenta e orante dei racconti dell'Istituzione, non può non rilevare innanzitutto l'estrema sobrietà dello stile, la concisione solenne e sacra dei testi e l'atmosfera intensa e pregnante in cui si compie il gesto di Gesù. Mentre le redazioni di Mc 14,22-25 e Mt 26-26-29 riflettono, come è noto, la primitiva tradizione palestinese, Lc 22,15-20 e 1 Cor 11, 23-26 riportano quella ellenistica, corrispondente alle comunità fondate da Paolo. L'Istituzione stessa ci è stata trasmessa in una forma molto concisa e scarna, soprattutto perché i Vangeli sono scritti di fede, aderenti alla realtà, nella sua concretezza spoglia e allo stesso tempo nella sua ricchezza vitale; per questo non commentano con interpretazioni o riflessioni di nessun genere, non fanno nè della retorica, nè della letteratura e nemmeno della teologia; solo trasmettono con estrema fedeltà le tradizioni antiche, che recano visibilmente, nella loro stilizzazione, i segni della riattualizzazione liturgica primitiva. L’evento è così sublime e così sacro che può essere narrato solo attraverso le formule già convalidate dalla celebrazione memoriale: il dono che Gesù fa del proprio Corpo e del proprio Sangue permane così in tutta la sua indicibile profondità e trascendenza, messa in risalto, appunto, dalla sobrietà e concisione delle parole.

Verso il momento della Cena, i Vangeli segnano un avvicinamento progressivo, lento e solenne, come inesorabile, verso il «centro», segnato da una triplice ripetizione remota: una prima annotazione «si avvicinava la festa degli azzimi» (Lc 22,14, cf. Mc 14,17; Mt 26,20) introduce innanzitutto come preparativo il tradimento di Giuda; come secondo momento, Luca nota; «Giunse la festa degli azzimi in cui bisognava sacrificare la Pasqua» (Lc 22,7, cf Mc 14,12; Mt 26,17) un inciso che introduce preparativi veri e propri, disposti dal Signore Gesù con una impressionante «prescienza» e signoria di ogni dettaglio; e da ultimo, l'espressione «quando venne l'Ora» (Lc 22,14; cf Mc 14,17; Mt 26,20) apre il momento vero e proprio della celebrazione. In questo evento culminante, Gesti rivela il desiderio di tutta la sua vita: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima di morire». La cena è l'espressione simbolica riassuntiva della sua donazione per i suoi. Il desiderio di Gesù esplicita l'intensità sommamente libera dell'amore con cui, donando il proprio corpo e il proprio sangue in alimento ai discepoli, Egli assume il sacrificio della croce, anticipandolo profeticamente nella cena.

Assumendo come proprio il gesto conviviale che commemorava, nel banchetto rituale, gli eventi centrali della Pasqua veterotestamentaria (cf. Es 12-15), Gesù rivela di essere il vero agnello simbolizzato dall'antico, nel cui sacrificio si compie la nuova e vera alleanza (Es 24,8; Ger 31,3lss; Is 53,12; Eb 9,20 ecc). La narrazione evangelica situa l'Istituzione dell'Eucaristia nei momenti più significativi del rito pasquale ebraico: mentre la prima menzione del calice fatta da Lc22,17 corrisponde alla benedizione con cui veniva aperta la celebrazione della festa, il gesto della frazione del pane che Gesù riprende e trasforma nel dono del proprio Corpo, corrisponde al rito dello spezzare il pane azzimo che introduceva il banchetto vero e proprio. La benedizione e la parola sul calice del suo Sangue sparso, si situano invece al momento conclusivo del banchetto conviviale, quando si faceva circolare tra gli invitati una terza coppa di vino. Le parole di Gesù che trasformano il pane e il calice che li trasformano nel suo Corpo e nel suo Sangue, sostituiscono le formule antiche, conferendo allo stesso tempo ad esse un significato non solo inaudito, ma definitivo. In questa consumazione della sua divina carità, Gesù dà pieno compimento alla rivelazione nell'offerta di se che egli fa per noi fino alla morte. Celebrare la memoria di Gesù, d'allora in poi, sarà fare memoria di questo momento che sintetizza la sua vita, il suo mistero, l'intero piano della salvezza.

Questo gesto - che è non solo profetico di quanto avverrà alla morte e alla risurrezione, ma che è sacramentale, in quanto gesto divino - indica il compiersi di una realtà già in atto, nel tradimento di Giuda. Donando se stesso ai discepoli come vero alimento e come autentica bevanda, Gesù invita gli apostoli ad entrare in comunione intima con Lui: egli è la Vita degli uomini (Gv 1,4; 1 Gv 4,9) e bisogna nutrirsi di Lui per poter vivere (Gv 6,51.57.58 ecc). Si realizza così, nel suo Sangue versato per la moltitudine (Is 42,6; 49,8; 53,11-12), la piena riconciliazione con il Padre, che non solo ci redime e ci salva, ma ci introduce nella stessa filialità del Figlio, nella comunione intratrinitaria.

La donazione di Gesù diviene conseguentemente anche il modello esistenziale della nuova economia evangelica (vi ho dato l'esempio.... [Gv 13,1]; il discepolo non è più del suo maestro, [Mt 10,24] ): essa costruisce, nella comunione all'unico Pane spezzato e all'unico Sangue versato, il Corpo Vivente del Cristo totale, la comunione della Chiesa.

Sotto il velo dei segni, l'Eucaristia rende quindi presente in ogni celebrazione liturgica questo evento divino. In essa Cristo ci assimila a sé e ci associa al gesto culminante della sua esistenza. A livello teologico, e non solo spirituale, l'Eucaristia porta a compimento tutta la storia sacra, nel fulcro vitale della rivelazione salvifica che è la morte e la risurrezione di Gesù Cristo.

* Monastero Trappista
N. S. di S. Giuseppe
Vitorchiano (VT)

Letto 1919 volte Ultima modifica il Giovedì, 06 Ottobre 2011 17:35
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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