FAMIGLIA E RICCHEZZA
(Itinerari verso la povertà...)
TONY PICCIN
Vallà (Treviso)
- Il godere delle cose è uno dei messaggi che la famiglia è tenuta a dare al mondo - Ma le cose sono di tutti e servono a tutti per una vita più serena - Le cose possono diventare causa di profonde discordie se non servono per creare il bene di tutti e a coltivare un amore reciproco - Un itinerario verso la povertà da percorrere in famiglia, sapendo che «poveri non si nasce, si può nascere poeti, ma non poveri, poveri si diventa» (Tonino Bello)
Sono andato di recente con mia moglie in casa di due sposi in occasione del loro primo anniversario di matrimonio. L'abitazione si trovava in una nuova zona residenziale circondata da una curata vegetazione. L'arredamento di ogni stanza era lussuoso, l'ordine meticoloso, l'illuminazione, il riscaldamento, la zona cottura con gli accorgimenti più sofisticati; tutto curato con gusto straordinario e naturalmente una spessa porta blindata munita di antifurto non poteva mancare all'ingresso. Nel tempo trascorso in quella casa non ho sentito una sola volta squillare il telefono o il citofono, non sono riuscito a vedere da nessuna parte un libro od una rivista di qualsiasi genere… Poverini, come dovevano sentirsi soli lì dentro in quella mostra d'avanguardia del mobile; e probabilmente saranno pure oggetto d'invidia da parte di vicini e conoscenti.
«Poveri» non si nasce, si diventa...
Eppure il Signore ha creato le cose per la felicità degli uomini; i beni di questo mondo, proprio perché usciti dalla mano generosa di Dio, sono «cose buone» che dovrebbero rendere contento il cuore dell'uomo.
L'uomo rincorre queste cose, cerca in tutti i modi di accaparrarle per sé e per la sua famiglia e alla fine si accorge di avere, di amare, di cercare continuamente e soltanto «cose» che non potranno mai soddisfare la sua sete di felicità.
La situazione in questo nostro momento storico non è per molte famiglie molto rosea: il lavoro scarseggia, gli stipendi perdono del loro valore d'acquisto, le tasse aumentano di continuo; a volte le situazioni diventano drammatiche, spesso sono di grave disagio o di pesante sacrificio in stridente contrasto con una minoranza di persone che abbonda e sperpera.
La povertà materiale è una strada sicura verso la felicità? O al contrario è la ricchezza che ci fa davvero «star bene» in famiglia?
Un noto proverbio afferma che «il denaro non fa la felicità» ... e qualcuno con sottile ironia aggiunge: «figuriamoci la miseria!». La frase così scherzosamente completata ci fa intravedere che la tranquillità di un'economia materiale permette di essere più sereni, permette di coltivare valori intellettuali, sociali, spirituali, permette infine di poter avere dei momenti di relax e di svago che rendono sicuramente la vita più bella ed interessante. Il cielo, il mare, le montagne... sono fatti perché qualcuno li veda e ne gioisca; la casa, l'auto, la TV... sono realtà altrettanto utili e buone per la nostra vita, ma ogni «cosa» non è fine o scopo della vita bensì un mezzo che ci permette di amare di più le persone e di renderle felici.
Il godere delle cose è uno dei messaggi che la famiglia è tenuta a dare al mondo. Infatti in famiglia possono servire per rendere migliori i rapporti tra le persone: le cose sono di tutti e servono a tutti per una vita più serena. Tuttavia esse possono anche diventare causa di profonde discordie se non servono per creare il bene di tutti, se non contribuiscono a coltivare un amore reciproco. La famiglia allora può diventare esempio vivo di come tenere ed usare la poca o molta ricchezza che vi può essere sia al suo interno sia nel nostro paese.
Ora che sono caduti gli ideali socio-politici comunisti o socialisti costruiti su fredde teorie filosofiche dovrebbe finalmente prendere piede il giusto comunismo che è quello basato sull'amore che Cristo ha riacceso in questo mondo. Credo che la famiglia sia uno dei luoghi più adatti per esperimentare la condivisione dei beni, la loro destinazione ed insieme la loro relatività rispetto ai valori fondamentali dei quali sono a servizio.
Si tratta allora di coltivare uno stile di vita familiare orientato alla povertà perché «poveri non si nasce, si può nascere poeti, ma non poveri; poveri si diventa (...) richiede un tirocinio difficile» (Tonino Bello). Si può nascere nell'indigenza e nella miseria, ma queste riguardano la condizione economica, la povertà invece è una virtù del cuore.
La povertà come virtù del cuore, come stile di vita, nasce da alcune convinzioni...
Uno stile di vita «povero» prende motivo da alcune convinzioni profonde:
- La netta supremazia della persona sul creato.
Verrà un tempo in cui questo mondo finirà, crollerà come un castello di sabbia ma ognuno di noi è destinato a vivere per l'eternità. Il più limitato degli operai e più importante della macchina su cui lavora, lo scolaro è più importante della lezione che deve imparare, l'emarginato seduto sui gradini a chiedere l'elemosina supera di gran lunga l'importanza del duomo di S. Maria del Fiore che gli sta sopra la testa. E questo la famiglia lo sa bene quando ogni giorno è costretta a recuperare i suoi membri feriti dall'impatto con l'esterno in cui fanno testo uomini che danno troppo valore alle cose;
- Il valore assoluto dell'«essere» rispetto all'«avere».
Anche il Vangelo ci sprona a cercare delle amicizie con il denaro della iniquità. Si tratta di coltivare ciò che serve ad arricchire lo spirito, ciò che è utile a scuotere l'intelligenza, a sviluppare le doti personali.
La famiglia ha esperienza di quanta pressione viene fatta dall'uno o dall'altro dei suoi membri per spese inutili e a volte assurde soltanto perché «gli altri ce l'hanno», e come è difficile orientare gli acquisti in senso opposto alla mentalità consumistica;
- Filtrare l'entrata di messaggi errati attraverso una grande capacità di dialogo e di critica.
E' l'antidoto più efficace che riesce a togliere l'ansia della ricerca di beni e soddisfazioni immediate rispetto invece ai valori meno appariscenti ma veri. Solo perché c'è amore tra gli sposi e con i figli si riesce a «scherzare» e perciò a smontare il culto esagerato del corpo, del vestito e gli atteggiamenti stereotipati assorbiti dalle varie agenzie di turno. Insomma a disappiccicare le persone piccole e grandi da modelli che non aiutano sicuramente a creare la semplicità dei rapporti;
- Il valore delle scelte di vita.
Non è facile vivere con coerenza la tensione verso occasioni e momenti arricchenti piuttosto che lasciarsi trascinare dalla folla che corre allo stadio, alle discoteche, alle più sciocche forme di divertimento.
Il proverbio ci suggerisce che «il tempo è denaro», forse in altra chiave lo potremmo meglio tradurre in: «il tempo è occasione di crescita personale e familiare» per chi ne vuole approfittare;
- La ricchezza è un bene per tutti, non destinato a ristagnare in tasca a qualcuno.
L'attuale situazione economica rappresenta un grave scandalo contro il quale tutti noi, che siamo Chiesa, dovremmo fortemente protestare: l'uso a scopi personali ed egoistici del denaro pubblico, le troppo consistenti disparità di salario, la cattiva amministrazione... sono scandali ai quali non ci si deve rassegnare. Ogni grave disordine o distorsione del piano del Creatore è destinato ad esplodere in forme violente. La famiglia vive fortemente il suo disagio davanti alle pressioni provocate da queste ingiustizie e tiene a fatica il contraccolpo.
...e si attua attraverso qualche esercizio pratico
Per imparare l'arte della povertà familiare è utile fare anche qualche esercizio pratico come:
- soccorrere o accogliere chi è nel bisogno. Vivere il problema così da vicino lasciandoci coinvolgere aiuta a relativizzare la nostra sete di avere, e a dare la giusta importanza al denaro;
- evitare lo spreco per non impoverire ulteriormente chi è nell'indigenza a causa di certo sconsiderato sfruttamento e per non inquinare ulteriormente l'ambiente;
- accostarsi ad esperienze di essenzialità a misura di famiglia, forme che vanno moltiplicandosi in questi ultimi anni per opera di gruppi e movimenti. Convivenze di breve durata che aiutano a mettere in comune con altre famiglie il pane e il sorriso, senza tutte le abituali comodità che ognuno si è creato nella propria casa. Queste occasioni servono a riscoprire tutta una serie di valori che il nostro «benessere» tiene assopiti.
Tutto questo può formare il piedestallo su cui costruire un rapporto sereno tra famiglia e ricchezza e diventa motivo di maggior serenità per quelle famiglie che si trovano in difficoltà. Ma l'ultima parola è di Gesù che vuole espressamente nominare come primi «beati» i «poveri in spirito», ossia coloro che la povertà la cercano e la coltivano come virtù perché egli regna in loro e attraverso loro.
Tony Piccin