Mondo Oggi

Mercoledì, 05 Ottobre 2011 18:08

Nessun idea, nessun valore

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 di Marco Rienzi
da Strafoglio - mensile online di PAIR n. 10

Il fenomeno della crisi delle ideologie si accompagna sempre più a un altro meccanismo: quello della personalizzazione della politica.

 

Una caccia disperata. Una ricerca affannosa con poche possibilità di riuscita. In alcuni casi sarebbe più utile rivolgersi a quella famosa trasmissione della terza rete pubblica che cerca le persone scomparse, sperando nella segnalazione di qualche telespettatore. Questo è quello che attende chiunque di questi tempi andasse a caccia di ideologie in politica e soprattutto in Italia.
Sembrano lontanissimi gli anni della guerra fredda, del mondo diviso in due blocchi, separati non solo materialmente da un muro, ma divisi da due concezioni di vita e di politica totalmente diverse. Anche i partiti italiani erano fortemente influenzati da questo stato di cose, con il partito comunista strettamente legato alla casa madre russa e gruppi di destra che si identificavano con il nuovo MSI e ideali nostalgici. Inevitabili furono gli scontri che insanguinarono le rivolte studentesche e le manifestazioni di piazza degli anni Sessanta e Settanta, in quanto si affrontavano giovani che facevano dei loro ideali e valori una ragione di vita per cui battersi. Ci furono naturalmente anche degli eccessi da condannare, come la deriva terroristica e gli assassini politici, ma sicuramente la maggioranza dei giovani che seguivano la politica erano mossi da convinzioni genuine e di grande partecipazione. Oggi quello che rimane sono gli slogan lanciati nella curva di qualche stadio o nei vari centri sociali antagonisti, che però assomigliano più a uno scimmiottamento di esperienze di vita ormai passate. Molti accenni a quelle ideologie rimane nei discorsi retorici dei nostri uomini politici che a turno fanno balenare la possibilità (o il rischio) di un ritorno dei comunisti o della dittatura. Spettri che ormai da anni vengono fatti aleggiare soprattutto in campagna elettorale per cercare di mobilitare un elettorato sempre più sfiduciato e poco incline ad affollare i seggi.
Questo fenomeno della crisi delle ideologie si accompagna sempre più a un altro meccanismo: quello della personalizzazione della politica. Infatti i partiti politici con la scomparsa dei simboli, delle idee, e dei valori storici hanno perso la loro identità e gran parte del loro seguito e sono stati sostituiti quasi del tutto da nuovi partiti organizzati intorno alla figura di un leader-simbolo. In Italia il processo è stato certamente aiutato ed accentuato da Tangentopoli  e dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi , ma casi simili sono riscontrabili in tutto il mondo.
Gli esempi pratici di questa trasformazione sono sotto gli occhi di tutti e molto vari. Si va dalla cartellonistica elettorale nella quale emerge la figura del candidato leader e tende a scomparire il simbolo del partito che rappresenta. Per non parlare dell’ attenzione mediatica che viene rivolta quasi esclusivamente a questi uomini simbolo. Arrivando al paradosso finale con l’attuale sistema elettorale, nel quale è sempre il capo e non il popolo elettore a scegliere i propri candidati. La scelta si è ormai ridotta nella maggior parte dei casi ad un plebiscito tra due uomini politici, ma non in base ad un programma, ma per lo più sulla base di un adesione di pancia. Ci si scontra non più in base a valori, idee o anche solo appartenenza a uno schieramento politico, ma solo per contrastare o facilitare la caduta o la vittoria del nostro politico preferito. Questo non solo tra uomini della strada però, ma anche nei principali mezzi di comunicazione. Tale degenerazione è sicuramente meno sopportabile nell’attuale fase, nella quale problemi come disoccupazione, crisi economica e sostegno alla famiglie dovrebbero essere affrontati con urgenza e posti nell’ agenda politica come priorità rispetto alla demonizzazione o  santificazione dell’avversario di turno.
Altrimenti il rischio di far assomigliare la nostra vita politica ad un televoto permanente è sempre più concreto e la nostalgia ed il richiamo di quelle vecchie ideologie potrebbe farsi sempre più forte.

Una caccia disperata. Una ricerca affannosa con poche possibilità di riuscita. In alcuni casi sarebbe più utile rivolgersi a quella famosa trasmissione della terza rete pubblica che cerca le persone scomparse, sperando nella segnalazione di qualche telespettatore. Questo è quello che attende chiunque di questi tempi andasse a caccia di ideologie in politica e soprattutto in Italia.
Sembrano lontanissimi gli anni della guerra fredda, del mondo diviso in due blocchi, separati non solo materialmente da un muro, ma divisi da due concezioni di vita e di politica totalmente diverse. Anche i partiti italiani erano fortemente influenzati da questo stato di cose, con il partito comunista strettamente legato alla casa madre russa e gruppi di destra che si identificavano con il nuovo MSI e ideali nostalgici. Inevitabili furono gli scontri che insanguinarono le rivolte studentesche e le manifestazioni di piazza degli anni Sessanta e Settanta, in quanto si affrontavano giovani che facevano dei loro ideali e valori una ragione di vita per cui battersi. Ci furono naturalmente anche degli eccessi da condannare, come la deriva terroristica e gli assassini politici, ma sicuramente la maggioranza dei giovani che seguivano la politica erano mossi da convinzioni genuine e di grande partecipazione. Oggi quello che rimane sono gli slogan lanciati nella curva di qualche stadio o nei vari centri sociali antagonisti, che però assomigliano più a uno scimmiottamento di esperienze di vita ormai passate. Molti accenni a quelle ideologie rimane nei discorsi retorici dei nostri uomini politici che a turno fanno balenare la possibilità (o il rischio) di un ritorno dei comunisti o della dittatura. Spettri che ormai da anni vengono fatti aleggiare soprattutto in campagna elettorale per cercare di mobilitare un elettorato sempre più sfiduciato e poco incline ad affollare i seggi.
Questo fenomeno della crisi delle ideologie si accompagna sempre più a un altro meccanismo: quello della personalizzazione della politica. Infatti i partiti politici con la scomparsa dei simboli, delle idee, e dei valori storici hanno perso la loro identità e gran parte del loro seguito e sono stati sostituiti quasi del tutto da nuovi partiti organizzati intorno alla figura di un leader-simbolo. In Italia il processo è stato certamente aiutato ed accentuato da Tangentopoli  e dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi , ma casi simili sono riscontrabili in tutto il mondo.
Gli esempi pratici di questa trasformazione sono sotto gli occhi di tutti e molto vari. Si va dalla cartellonistica elettorale nella quale emerge la figura del candidato leader e tende a scomparire il simbolo del partito che rappresenta. Per non parlare dell’ attenzione mediatica che viene rivolta quasi esclusivamente a questi uomini simbolo. Arrivando al paradosso finale con l’attuale sistema elettorale, nel quale è sempre il capo e non il popolo elettore a scegliere i propri candidati. La scelta si è ormai ridotta nella maggior parte dei casi ad un plebiscito tra due uomini politici, ma non in base ad un programma, ma per lo più sulla base di un adesione di pancia. Ci si scontra non più in base a valori, idee o anche solo appartenenza a uno schieramento politico, ma solo per contrastare o facilitare la caduta o la vittoria del nostro politico preferito. Questo non solo tra uomini della strada però, ma anche nei principali mezzi di comunicazione. Tale degenerazione è sicuramente meno sopportabile nell’attuale fase, nella quale problemi come disoccupazione, crisi economica e sostegno alla famiglie dovrebbero essere affrontati con urgenza e posti nell’ agenda politica come priorità rispetto alla demonizzazione o  santificazione dell’avversario di turno.
Altrimenti il rischio di far assomigliare la nostra vita politica ad un  televoto permanente è sempre più concreto e la nostalgia ed il richiamo di quelle vecchie ideologie potrebbe farsi sempre più forte.

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