A Roma ci si genuflette a oltranza e senza scrupoli di coscienza davanti a Gheddafi per un pugno di appalti (grazie ai proventi del petrolio, l'ex colonia è diventata colonizzatrice; ha liquidità infinita da investire nelle asfittiche aziende nostrane), anche quando il colonnello tuona contro la piccola e pacifica Svizzera, paese simbolo della non belligeranza, capofila tra le nazioni neutrali, civili e democratiche. Per una volta, l'Unione africana fa meglio dell'Italia: ha avuto la forza di rimandare a casa senza corona il leader libico che - ricordiamolo - ha preso il potere con un colpo di stato militare nel 1969.
Durante il vertice Ua, tra le altre cose, è stato approvato un nuovo principio: ai capi di stato che hanno raggiunto il potere in maniera non costituzionale non sarà permesso di partecipare alle elezioni politiche successive; il loro comportamento sarà censurato dall'Unione e dalle sue vane emanazioni regionali (come sta avvenendo con le elezioni indette in Madagascar da Andry Rajoelina); per mantenere il proprio seggio ad Addis Abeba non basterà più staccare un grosso assegno o fare una donazione. E’ stata approvata la creazione di un'ambiziosa Banca di investimenti africana (Aib), con un capitale iniziale di 25 miliardi di dollari; il capitale di avviamento proviene da contributi volontari degli stati membri; l'Aib sarà «unicamente di proprietà africana»;Tripoli, capitale della Libia, è stata scelta come sede centrale.
E’ stato approvato il budget dell'Ua per il 2010: un budget in forte crescita nonostante la crisi internazionale, con una spesa complessiva di 250 milioni di dollari (contro i 164,2 milioni del 2009), di cui 111 milioni attesi come quote di partecipazione, 139 milioni da fonti esterne.
La spesa per finanziare il funzionamento dell'Ua 6 pari allo 0,01% del prodotto interno lordo dei 53 stati africani. E’ stato calcolato che ogni africano contribuisce indirettamente a finanziare l'Unione con una quota di 0,2 dollari l'anno. Difficile fare un paragone con l'Unione europea (Ue), che ha politiche ben più costose: I'Ue costa 141,5 miliardi di euro ai 27 stati membri (1,2% del pil), con una spesa pro capite di circa 300 dollari.
Tra i principali stanziamenti previsti dall'Ua figurano 30 milioni di dollari per le missioni di peacekeeping e 77 milioni per i programmi di sviluppo (il 10% di questa seconda cifra sarà utilizzato per finanziare programmi di lotta alla corruzione).
La parte del leone spetta alla Commissione dell'Ua, guidata da Jean Ping, ex ministro degli esteri gabonese. Le quote preventivate sono le seguenti: 51,8 milioni per safari e pensioni; 4,9 milioni per le missioni e le spese di funzionamento; 4,1 milioni per missioni di pace; 3,1 milioni per donazioni e sovvenzioni; 2,6 milioni per trasporti; 1,7 milioni per attrezzature; 1,3 milioni per commissioni bancarie e cambi; 1 milione per poste e telecomunicazioni; 0,8 milioni per cancelleria, stampe e giornali; 0,6 milioni per consulenze esterne; 62,7 milioni per altri programmi speciali, non meglio precisati.
Gli stanziamenti per gli altri organismi dell'Ua sono di 26,3 milioni di dollari: 13,5 milioni per il parlamento panafricano (che ha sede in Sudafrica); 7,6 milioni per la corte di giustizia; 3,6 milioni per la commissione dei diritti umani e dei popoli; 1,6 milioni per il consiglio economico-sociale e culturale.
L'Assemblea dei capi di stato e di governo ha anche approvato la nuova bandiera dell'Unione africana: tutta verde, con il profilo dell'Africa al centro, con il sole nello sfondo, contornato da 53 stelle, tante quanti sono i paesi dell'Unione.
Riccardo Barlaam
Giornalista, Il Sole 24 Ore
Nigrizia Aprile 2010