Il risultato è sorprendente. Si parla di 1.800 miliardi di dollari, cioè quasi 50 miliardi di dollari l’anno, che scompaiono come neve al sole. Una cifra che supera di sette volte l’ammontare del debito dei paesi poveri (250 miliardi di dollari alla fine del 2008) ed è circa l’equivalente di due anni di prodotto interno lordo di tutta l’Africa. È come se uno strappo avesse cancellato, di colpo, due anni di crescita, lavoro e produzione, per finire nelle tasche di pochi.
Il dossier è caduto come un masso sul tavolo della conferenza dei ministri africani delle finanze che si è tenuta il 29 e 30 marzo a Lilongwe, in Malawi. E sarà anche all’ordine del giorno del prossimo vertice G20, il 26 e 27 giugno a Toronto, in Canada. Un problema comune per i paesi africani, depredati dei loro beni, e per quelli ricchi che li ricevono e li conservano nei forzieri delle loro rispettabili banche. «Questa inchiesta è una nuova arma nella guerra contro la povertà – commenta il direttore del Global Financial Integrity, Raymond Bakor –. Fino a quando l’Africa continuerà a perdere un volume così elevato di capitali, lo sviluppo economico e il benessere diffuso resteranno una chimera».
Lo studio prende in considerazione i flussi di capitali legati agli investimenti all’estero (trasferimenti illegali di dividendi, evasione fiscale, distrazione degli aiuti e dei fondi pubblici) e quelli legati agli scambi commerciali (sovrafatturazione dei prodotti importati e sottofatturazione delle esportazioni, con la differenza tra valore dichiarato e valore reale, che finisce sui conti segreti).
Ma i capitali esportati clandestinamente dall’Africa sono, in realtà, ancora di più, perché i ricercatori americani non hanno preso in considerazione i trasferimenti monetari senza traccia: quelli legati al traffico di droga, al contrabbando di diamanti, minerali rari e petrolio, alla prostituzione, al traffico di esseri umani, alle esportazioni clandestine.
Al primo posto nella classifica della fuga dei capitali c’è
Basta ricordare chi durante questi 39 anni ha governato i vari paesi per capire dove sono finiti questi soldi. Nel 2005, ad esempio, il governo nigeriano è riuscito a recuperare (appena) 458 milioni di dollari su conti segreti in Svizzera. Alla fine del 2009 altri 350 milioni di dollari sono stati bloccati sui conti svizzeri del signor Abba Abacha, uno dei figli del dittatore Sani Abacha. Ma si è persa la traccia degli altri 240 miliardi e rotti esportati illegalmente dalla Nigeria.
Ecco il link al sito in cui potete trovare il rapporto completo sulla fuga dei capitali africani. Una lettura istruttiva che un po’ intristisce:
http://www.gfip.org/storage/gfip/documents/reports/gfi_africareport_web.pdf
di Riccardo Barlaam
Giornalista, il Sole 24 Ore