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Mercoledì, 31 Marzo 2010 21:36

Energie rinnovabili nuova frontiera

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di Georges Vallès
Nigrizia gennaio 2010

La Commissione europea e i ministri dell'energia dei paesi del Mediterraneo e del Golfo Persico vogliono sviluppare la filiera delle energie rinnovabili. Di fronte, numerose sfide.

 

I politici del nord e del sud del Mare nostrum e del Golfo Persico si sono pronunciati, il 9 ottobre 2009, nel corso di una conferenza a Bruxelles, in favore di «una cooperazione più stretta» per lo sviluppo di progetti di energia rinnovabile. Il commissario alle relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha ribadito la priorità europea di un mercato dell'energia verde, integrato e interconnesso con gli stati. E il suo collega che si occupa di energia, Andris Piebalgs, ha sottolineato l'importanza del potenziale di energia solare nel Nordafrica: sommato al savoir faire europeo nel settore delle energie rinnovabili, può far nascere un nuovo settore industriale, capace di offrire maggiori opportunità di crescita e di lavoro in tutto il bacino del Mediterraneo.

Nel corso della conferenza è stato riaffermato l'impegno in favore del Piano solare mediterraneo (Psm), il progetto-faro dell'Unione per il Mediterraneo (Upm), varato nel luglio del 2008. L'obiettivo è di creare una capacità addizionale di 20 gigawatt (Gw) dall'energia solare e da altre fonti rinnovabili entro il 2020, con un costo di 44 miliardi di euro. In un primo tempo, la Banca europea degli investimenti (Bei), l'Agenzia francese di sviluppo e la Kredit Anstalt fur Wiederaufbau finanzierebbero il progetto con 5 miliardi di euro tra il 2010 e il 2015. Secondo il vicepresidente della Bei, Philippe Fontaine Vive, una trentina di progetti sono in fase di progettazione e si concentreranno in Egitto e in Marocco.

Hassan Younes, ministro egiziano dell'elettricità e dell'energia, ha l'ambizione di orientare, entro il 2020, alle energie rinnovabili il 20% del mercato, di cui il 12 % a base eolica. Già oggi il 10,3 % dell'energia elettrica egiziana è di origine rinnovabile, soprattutto idroelettrica. Sono inoltre operativi 430 megawatt (Mw) di origine eolica, ai quali se ne aggiungeranno a breve altri 120. «Ciò fa parte di un nostro piano per arrivare a 58mila Mw entro il 2027, per un investimento stimato attorno ai 110 miliardi di dollari», ha dichiarato il ministro. Così, cinque centrali eoliche e idroelettriche sono in costruzione, nel quadro del protocollo di Kyoto. Una centrale solare di 140 Mw (la prima centrale a ciclo combinato gas/solare, per una spesa di 100 milioni di dollari) è in costruzione a Koraymat: dovrebbe entrare in produzione l'anno prossimo. Infine, l'Accademia delle scienze sta per siglare con l'Italia un accordo che riguarda l'acquisto di tecnologie necessarie per costruire centrali solari a concentrazione e per sviluppare le capacità produttive delle attrezzature necessarie.

Dal canto suo, il Marocco ha identificato numerosi progetti pilota: una centrale elio-termo-dinamica da 125 Mw, a Oujda, che concentra i raggi del sole con l'aiuto di specchi; una centrale fotovoltaica da 10 Mw a Figuig; una centrale elio-termo-dinamica, da 15 Mw, a Tan Tan, destinata ad alimentare un impianto di desalinizzazione dell'acqua del mare; una centrale fotovoltaica, da 10 Mw, a Boujdour; una centrale, da 100 Mw, che combina le due tecnologie, a Ouarzazate; un'altra, da 20 Mw e con le stesse caratteristiche, a Pareva; il progetto Ecocity, che punta a fornire 50 Mw a Lkhyayta. E ancora, due impianti di pannelli parabolici dovrebbero entrare in produzione quest'anno. Infine, con il concorso del gruppo spagnolo Abengoa, Rabat costruirà una centrale ibrida, da 470 Mw, a Ain-Ben-Marthar; l'Algeria ne costruirà una, da 150 Mw, a Hassi R'Mel: entrambe produrranno 20 Mw, con la componente solare.

DESERTEC, SOGNO FARAONICO

Nel campo energetico i progetti si moltiplicano. Una ventina di società tedesche, tra cui la Deutsche Bank, Rwe e Siemens, stanno creando una fondazione - la "Desertec" - per promuovere un progetto ambizioso e dai costi vertiginosi: la costruzione di una centrale e di un parco di pannelli solari da 400 miliardi di euro, che coprirebbe molte migliaia di km2 e potrebbe produrre fino al 15% dei bisogni europei di elettricità. Ma bisognerà tener conto dell'avvertimento lanciato da Roberto Vigotti, direttore generale dell'Osservatorio mediterraneo dell'energia (Ome), il quale stima che per sviluppare correttamente le energie rinnovabili occorre dotarsi di un quadro giuridico, di un controllo e di tariffe adeguate.

Oggi, il costo dell'elettricità di origine solare o eolica è tra il 10% e il 15% maggiore di quello delle energie tradizionali. Si tratta di capire chi sovvenzionerà le tariffe delle centrali solari o eoliche a sud del Mediterraneo.

In attesa di una risposta, la Bei è intenzionata a predisporre dei cavi sottomarini, così da potenziare le interconnessioni tra il nord e il sud del Mediterraneo e consentire di trasferire verso l'Europa l'energia eccedente prodotta dalle centrali eoliche e solari del Maghreb. Nel 2010, la Commissione Ue metterà in campo l'Iniziativa per le infrastrutture di energia nel Mediterraneo. Dal canto suo, l'Ome considera che nel 2030 i paesi della sponda sud potrebbero produrre 110 Gw di energie rinnovabili, cioè cinque volte il potenziale installato nel 2005. Ciò genererebbe opportunità importanti per le imprese: un tasso di crescita annuo del 4% per i progetti idroelettrici e del 21% per le altre energie rinnovabili.

A parere di Andris Piebalgs, la direttiva europea sull'energia offre un'opportunità supplementare ai paesi della sponda sud, perché l'energia che esporterebbero verso l'Ue sarà presa in considerazione perla realizzazione dell'obiettivo europeo del 20% di consumo di energie rinnovabili nel 2020. Ed è con questo spirito che l'Ue sta finanziando lo sviluppo delle energie rinnovabili al di fuori del proprio territorio.

Ma perché tutti questi bei progetti vadano a buon fine, bisogna mettere insieme numerosi presupposti. Secondo Hassan Younes, è necessario - anche se non sufficiente - un approccio integrato a nord come a sud del Mediterraneo. E spiega: «Negli ultimi anni, abbiamo più sentito chiacchiere che visto fatti. Il sud attende che le promesse si trasformino in una realtà orientata all'azione».

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