CAPRO ESPIATORIO ROM
di Alex Zanotelli
Nigrizia giugno 2008
Mentre si aggrava la crisi dei rifiuti, è scoppiata a Napoli la caccia ai rom. Non è una novità. Non sono assolutamente sorpreso che sia accaduto un putiferio di questa portata. È necessario analizzare bene ciò che è successo, per capire e per trarne una lezione importante.
L’innesco ai fatti è stato dato da una donna di Ponticelli, una delle periferie degradate e povere di Napoli: ha accusato una ragazzina rom di essere entrata in casa, sabato 10 maggio, e di aver tentato di rapirle la figlioletta. Gli inquirenti ci diranno come si sono svolti i fatti. Intanto, però, la gente di Ponticelli ha reagito e ha cominciato ad attaccare i campi rom. Ce n’erano almeno 4 o 5 e sono stati dati alle fiamme. La polizia ha tentato di arginare questa guerra tra poveri, ma senza risultati. Le comunità rom sono fuggite o sono state scortate dalla polizia fuori da Ponticelli. Una crisi davvero brutta, che potrebbe propagarsi.
Lavoro da anni con il Comitato civico pro-rom, legato alla Rete Lilliput, che raggruppa numerose associazioni. Per questo, ho avuto la possibilità di conoscere da vicino la situazione e ho potuto visitare buona parte dei campi rom di Napoli. Ci troviamo di fronte a una realtà drammatica, con decine e decine di campi, dislocati nel comune e nella provincia, che ospitano circa 4.000 persone.
Devo ammettere che, per quel che ho avuto modo di vedere girando l’Italia in lungo e in largo, Napoli è una delle situazioni più difficili nel nostro paese sul versante rom. Quando, qualche anno fa, arrivai a Napoli, visitai il campo rom di Caloria e subito andai con la mente alla baraccopoli di Korogocho (periferia di Nairobi, Kenya), dove avevo vissuto a lungo. All’epoca, scrissi alle autorità napoletane, dicendo che avevo visto qualcosa di peggiore di Korogocho. E su questo ebbi uno scontro durissimo con il prefetto, al quale ribadii che trovavo scandaloso che i rom fossero buttati fuori dai campi, senza che avessero un posto dove andare.
In ogni caso, in questi anni, si sono fatte molte lotte a favore dei rom a Torre del Greco, a Torre Annunziata, a Ercolano e un po’ ovunque nel Napoletano. Abbiamo sempre cercato il dialogo con le istituzioni. Abbiamo messo in piedi tavoli istituzionali, dove si è dialogato e ci si è scontrati. E qui devo ribadire che le istituzioni hanno fatto pochissimo.
Una delle cose che abbiamo continuato a chiedere è che la provincia o il comune diano uno spazio dove portare le migliaia di container della Protezione civile che stanno letteralmente marcendo nel Casertano. In questo spazio fornito di acqua e elettricità, in questi container potrebbero trovare riparo tutti i rom del Napoletano. Ma non siamo riusciti a ottenere nulla.
C’è poi la questione rom-camorra, che non va dimenticata. Qui a Napoli nulla si muove che la camorra non voglia. Tanto che gli stessi rom di Ponticelli pagavano il pizzo alla camorra per poter abitare nelle loro baracche. Camorra che usa i rom per alcune sue attività criminali e che non si può escludere abbia progetti edilizi proprio nelle aree occupate dai campi nomadi.
Tornando ai fatti di Ponticelli, sono rimasto scioccato dalla reazione dei napoletani, persone estremamente tolleranti. Cos’è accaduto? È accaduto che l’onda lunga del razzismo e della xenofobia, nonché l’ossessione della sicurezza — esplose durante l’ultima campagna elettorale e incarnate non solo dal partito berlusconiano ma anche dal centrosinistra — si sono fatte sentire anche a Napoli. Questo dovrebbe indurci a comprendere che, se si va avanti con questo tipo di atteggiamento, si rinverdisce la logica dei pogrom. Non possiamo accettare una logica del genere.
I rom sono diventati il nuovo capro espiatorio per la pace sociale italiana. Dobbiamo avere il coraggio di gridare: “Guai a chi tocca i rom!”. Lo dico al governo Berlusconi e anche al Partito democratico: non creiamo un capro espiatorio, perché sarebbe ripetere lo sbaglio che gli esseri umani hanno più volte fatto nella loro storia.
Per queste ragioni, ritengo fondamentale che la chiesa debba esprimersi con forza e con durezza. Soprattutto il mondo missionario — il più vicino agli ultimi, ai poveri, a coloro che non contano — deve far sentire la propria voce e schierarsi dalla parte dei rom, pronto a pagare in prima persona.