Il carattere eccezionale
di questa operazione riflette l’aggravarsi recente della
situazione, cinque mesi dopo l’inizio della crisi dei crediti
ipotecari a rischio. All’inizio, il costo di questa crisi era stato
valutato nell’ordine d’un centinaio di miliardi di dollari. In
seguito non si è cessato di riconsiderarlo al rialzo, passando
prima a 400 milioni di dollari, poi a 500 ed ora a due miliardi di
dollari. La crisi dei mutui ad alto rischio (subprimes)
assumel’aspetto di un baratro senza fondo.
Inoltre, mentre
inizialmente la crisi aveva colpito solo i piccoli istituti
finanziari specializzati nella distribuzione dei crediti immobiliari
alle famiglie modeste, ora essa raggiunge le più grandi banche
del pianeta.
Durante le ultime
settimane, i presidenti delle due maggiori istituzioni della finanza
americana, Merril Lynch e Citigroup, di fronte alla gravità
delle perdite subite, hanno dovuto dimettersi. In Inghilterra il
quasi fallimento della Northern Rock ha provocato un movimento di
panico fra i clienti come non si era più visto dagli anni ’30.
Martedì il gigante
svizzero UBS ha annunciato una diminuzione di profitti supplementari
di 10 miliardi di dollari. Si è dovuto fare appello d’urgenza
a un fondo di Stato di Singapore per soccorrerlo. Anche la banche
francesi di cui si era a lungo affermato che fossero ben protette
grazie all’efficacia dei sistemi di controllo, sono colpite. E’
il caso di Natrix e, si è appreso all’inizio di questa
settimana, della Société Générale.
Per una specie d’effetto
farfalla, la crisi dei mutui colpisce tutta la finanza mondiale:
parecchie piccole città della Norvegia, vicine al circolo
polare artico, si ritrovano in bancarotta perché avevano
investito nei crediti ipotecari americani. Quasi per miracolo, questo
grosso choc bancario _ il più importante dopo la crisi
asiatica di dieci anni or sono – non ha colpito, per il momento,
l’economia reale. La crescita americana del terzo trimestre 2007 si
è avvicinata al 5%. Gli economisti, però, sono sempre
più numerosi a predire il peggio, cioè l’entrata in
recessione, al principio del 2008 della principale economia mondiale.
Pierre Antoine Delhommais