Se da un lato possiamo stare tranquilli (le banche italiane non accendono mutui a chi non è effettivamente è in grado
di rimborsarli), d’altro canto la crisi si sta facendo sentire, e pesantemente, sui tassi d’interesse a livello globale. Euribor (l’indice europeo di riferimento per i tassi variabili) risente non poco della crisi dei subprime.
E in Italia lo spread (in pratica il guadagno della banca) in molti casi è al 2%, percentuale altissima, che incide non poco sull’entità della rata. Così, se tra 2002 e 2004 i tassi di interesse erano compresi tra il 2 e il 3% e un mutuo costava 3,5-4% al massimo, oggi è al 5,5-6%. Le rate sono aumentate dal 30 al 50% rispetto a quando si è acceso il mutuo. Invece i redditi non sono aumentati: secondo una ricerca di Nomisma, circa 400 mila famiglie italiane hanno difficoltà a rimborsare i mutui.
Quali sono gli interventi da mettere in campo?
Penso essenzialmente a tre cose: un intervento normativo chiaro e inappellabile; un’effettiva entrata in vigore della legge 40 (che
parla di surrogazione del mutuo a costo zero); la possibilità per i cittadini di avere un rapporto più vantaggioso con i gruppi bancari.
Neanche tanto...
Stiamo aspettando il decreto “Bersani 3”, quantomeno per aggiustare il tiro su alcune norme poco chiare contenute dal precedente a proposito di penali e portabilità del mutuo. Inoltre le 16 maggiori associazioni di consumatori italiane (tra cui Adiconsum) hanno portato avanti una battaglia con le banche sui costi della portabilità del mutuo. Finalmente, il 21 novembre, l’esecutivo dell’Abi (associazione di categoria degli istituti bancari) ha accolto la richiesta e ha raccomandato alle banche di non applicare spese o commissioni. A noi non interessano gli accordi stipulati tra le banche, l’importante è che il consumatore non debba pagare un euro per trasportare il mutuo da una banca all’altra.
E in tema di rapporti più vantaggiosi?
Oggi la possibilità di rinegoziare un mutuo è lasciata alla buona volontà di un’agenzia o del direttore. Non è
più accettabile. Adiconsum si è attivata con i principali gruppi bancari italiani per raggiungere una soluzione: l’obiettivo è fissare regole certe, chiare e convenienti per tutti. Anche le banche, nonostante possano contare sulle ipoteche, sono interessate al fatto che i propri clienti siano solvibili. La soluzione più semplice sarebbe allungare la scadenza del mutuo, oppure abbassare lo spread
a livelli accettabili.
Nessuno pretende di non pagare, ma si chiede di poter affrontare rate sostenibili.
La situazione attuale è tutta imputabile alle banche?
Le banche hanno le loro responsabilità. La maggior parte degli istituti, anche se non bisogna generalizzare, fino a qualche anno fa
vendeva e consigliava solo mutui a tasso variabile. In quel periodo il consumatore ha pagato meno, ma in prospettiva non si è
rivelata la scelta migliore. E le banche continuano a sbagliare anche oggi (anche se qualcuno lo chiama scelta commerciale) perché
consigliano di accendere mutui a tasso fisso, obbligando le persone a sopportare per 30 o 40 anni un tasso ai livelli massimi. Ma spesso anche i consumatori ci mettono del loro. È vero che la bolla immobiliare degli ultimi anni ha più che raddoppiato i prezzi
delle case, ma è altrettanto vero che talvolta le rate di mutuo superano la soglia del 70% del reddito di una famiglia. In casi
simili, prima o poi, in 25 o più anni di mutuo, si è destinati ad andare in sofferenza. È difficile, ma bisognerebbe sempre accantonare una riserva, almeno 50-100 euro al mese, per affrontare con serenità i momenti duri.
Che consigli dare a chi accende un mutuo?
Bisogna informarsi. Girando più sportelli bancari e richiedendo il contratto di mutuo comprensivo delle condizioni economiche. E’ un documento poco pubblicizzato; le banche sono obbligate a rilasciarlo, ma solo su richiesta del consumatore. Sul prospetto c’è
scritto tutto: tasso, durata, condizioni, Isc (Indice sintetico di costo, la vecchia Taeg), spese. Così è possibile confrontare le proposte e scegliere la banca che offre le condizioni migliori. In caso di difficoltà ci si può rivolgere alle associazioni di consumatori. Non costano nulla, spesso hanno già affrontato la questione e offrono ottimi servizi di consulenza.
di
Ettore Sutti
Italia
Caritas
Dicembre
2007/Gennaio 2008