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Mercoledì, 18 Giugno 2008 10:53

I mutui che rivelano un popolo di indebitati

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Le famiglie italiane si trovano ogni giorno di fronte a complesse emergenze sociali ed economiche, che creano un clima di insicurezza. Le istituzioni, non solo finanziarie, non riescono a monitorare queste emergenze se non dopo la loro insorgenza e non approntano gli ammortizzatori sociali, né adottano le misure strutturali che sarebbero di vero e concreto aiuto alle famiglie.

Ultima emergenza in ordine di tempo, la crisi dei mutui americani.

Nonostante le rassicurazioni manifestate da più parti, essa ha avutoconseguenze almeno indirette sulla realtà italiana: l’aumento del
tasso di interesse variabile ha colpito molte persone e famiglie, perché il ritocco dei tassi ha innescato aumenti anche considerevoli
delle rate dei mutui sottoscritti (soprattutto per l’acquisto della casa) con tasso variabile.

Le associazioni dei consumatori accusano le banche di avere preferito e “spinto” il tasso variabile, proponendolo ai cittadini
consumatori pur in previsione di un futuro rialzo dei tassi. Questo fenomeno pone in evidenza il tema più generale dell’accesso ai
crediti in Italia: molte famiglie vivono nell’esclusione “finanziaria” per varie cause e le istituzioni bancarie non sono in grado di proporre strumenti innovativi. Ciò vale soprattutto per molte famiglie di lavoratori atipici, che nonostante la garanzia
reale costituita dal bene immobile, non trovano accesso al credito a causa della instabilità del rapporto di lavoro.

 

Sviluppo positivo, impatto letale

In passato l’esclusione dall’accesso al credito, da parte delle banche, riguardava soprattutto chi non poteva offrire garanzie reali
o non era “sicuro”, perché protestato o inaffidabile, senza che si procedesse a un accurato esame delle potenzialità reali di
restituzione del denaro. In seguito questo spazio d’accesso al credito è stato occupato dalle finanziarie, la cui propaganda punta
a intercettare la domanda dei soggetti più fragili ed esclusi. Molte famiglie hanno così incrementato l’uso di un nuovo strumento, il
credito al consumo, senza tener conto delle spese fisse molto alte che comporta e del tasso di interesse che le finanziarie, legalmente, possono praticare fino al 24%. Tutto ciò si è sommato, negli ultimi mesi, alla crisi dei mutui: molte famiglie si sono così trovate in condizione di sovraindebitamento.

Gli esperti del settore ricordano che in Italia il ricorso al credito al consumo era molto basso e che il recente incremento rappresenta uno sviluppo positivo del mercato. Ma l’impatto su molte famiglie è stato letale: una propaganda ossessiva e a portata di mano, senza consulenza responsabile, può ingannare il cittadino consumatore, che
si vede offrire su un piatto d’argento un accesso al credito certamente non a buon mercato e che ben presto può rivelarsi insostenibile.

Così oggi i centri di ascolto Caritas e i soggetti antiusura e di microcredito si trovano a dover affrontare incombenze non specifiche: da un lato la tutela sociale di chi ha “acceso” fino a dieci finanziamenti (e in assenza di una giurisdizione chiara spesso deve fronteggiare contemporaneamente il peso del mutuo casa su cui incombe il pignoramento e il procedimento di vendita all’asta a causa della pressione smodata dei processi di recupero credito); d’altro canto, la ricerca di soluzioni tramite fideiussioni, così che associazioni e fondazioni finiscono per assumersi rischi economici, per conto
dell’indebitato, a causa del mancato intervento delle istituzioni.
Ma non è possibile continuare a proporre soluzioni assistenzialistiche. Bisogna varare misure promozionali, anche tramite interventi legislativi ad hoc, capaci di andare oltre le emergenze e le proclamazioni di principio, che lasciano nell’abbandono le famiglie.

Il fenomeno del sovraindebitamento viene spiegato da diverse tesi: c’è chi parla di decisioni sbagliate da parte del consumatore dovute alla carenza di informazioni; chi mette l’accento sulla irresponsabilità di consumatori, che finiscono per far gravare i propri problemi sull’intero sistema finanziario e sociale; chi accenna alla
dipendenza indotta da una propaganda ossessiva che incoraggia il consumo; chi punta il dito contro la mancanza di un’educazione
finanziaria diffusa. Ma l’eccessivo ricorso al credito non è solo un dinamismo del mercato economico, è segno delle difficoltà generalizzate di un sistema, che minacciano soprattutto le famiglie.

 

Intermedi e sperimentali

Di recente la Banca d’Italia ha fatto notare che la percentuale di famiglie che ha visto peggiorata la propria situazione reddituale è
gradualmente ma notevolmente aumentata negli ultimi anni. Ci possono dunque essere state forme di irresponsabilità. Ma molti mutui casa sono stati contratti perché il costo degli affitti è elevatissimo, oltre che per assicurarsi abitazioni decenti e confortevoli. E così oggi ci si trova di fronte a casi molto frequenti di vendita
all’asta, da parte delle banche, di case appartenute a famiglie in sofferenza economica. In campo nazionale, il numero di pignoramenti ed esecuzioni immobiliari interessa tantissime famiglie, come si può evincere dal numero elevato di procedimenti in corso presso i tribunali.

Occorrerebbe che banche e finanziarie, in nome della propria responsabilità sociale d’impresa, affrontassero la crisi con strumenti intermedi e sperimentali, ai quali il legislatore - ove si dimostrassero funzionanti - potrebbe dare poi il placet istituzionale. In qualche paese europeo si prevedono già tre passaggi (tesi a verificare la possibilità di solvenza finanziaria del debitore) prima di arrivare alla vendita degli immobili, ma anche la possibilità di concordati successivi, in presenza di un terzo soggetto, non di tipo
giurisdizionale ma capaci di realizzare tecnicamente un riordino delle pendenze, dando un’ulteriore possibilità a chi, per un motivo grave, si è trovato in una difficoltà imprevista.

Le istituzioni finanziarie devono tenere conto delle esigenze di diversi “portatori di interessi”: bisogna rendere conto agli azionisti
della banca e a chi ha affidato il denaro per l’investimento, ma occorre anche affinare la procedura di intermediazione finanziaria
per consentire un responsabile accesso al credito da parte dei cittadini.

Molte cose devono migliorare in Italia; la chiarezza dei patti iniziali, perché nonostante le iniziative attuate si può fare molto meglio;
la consulenza, che dev’essere corretta e professionale; la possibilità e le procedure di concordato o rinegoziazione in
presenza di situazioni non prevedibili; il costo, ancora alto, dei servizi bancari; l’applicazione delle recenti direttive Bersani
sulla portabilità dei mutui; la sostenibilità del prestito, che va certificata e non affidata alla discrezionalità delle banche. La
crisi dei mutui ha rappresentato un inquietante campanello d’allarme: occorre che tutti (istituzioni legislative e di controllo, imprese
bancarie e finanziarie associazioni dei risparmiatori, strumenti di informazione, agenzie educative) facciano la propria parte, perché
gli italiani tornino a essere un popolo di risparmiatori. E non d'indebitati.

di
Andrea La Regina

Italia Caritas

Dicembre
2007/Gennaio 2008

Letto 2267 volte Ultima modifica il Mercoledì, 25 Novembre 2009 14:48

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