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Giovedì, 05 Giugno 2008 00:26

Curarsi è impoverirsi, la salute ci costa cara

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Le
spese sanitarie? Salvano la vita. Ma possono impoverire. Il quinto
Rapporto Ceis Sanità
2007,
realizzato dal Centro
di ricerca della facoltà di economia dell’università
di Roma Tor Vergata, mette in evidenza alcuni dati relativi agli
effetti negativi che le spese sanitarie possono avere sui bilanci
delle famiglie italiane. Dal rapporto emerge che è in crescita
il rischio di impoverimento di chi deve sostenere spese sanitarie non
coperte dal Servizio sanitario nazionale, in particolare per le cure
odontoiatriche e l’assistenza alle persone non autosufficienti. Sono
sempre di più, ben 948.253(il 4,1%del totale), le famiglie gravate da spese, definite “catastrofiche”
sostenute per la salute. Notevoli le differenze regionali: rischio
massimo in Calabria, dove il fenomeno colpisce l’11,2% delle famiglie, minimo in Emilia Romagna (1,2%).

Le spese “catastrofiche” sono più frequenti tra i meno
abbienti (lo sono per il 14,1%di quanti stanno nel primo quintile di ricchezza, per il 2,2%di chi sta nel secondo quintile),ma il fenomeno incide anche sui
cosiddetti ceti medi (nel terzo quintile le famiglie colpite sono
l’1,2%).
Nonostante sia riservato al settore privato quasi il 25%della spesa sanitaria, i dati disponibili confermano che solo il 6,1%delle famiglie (prevalentemente abbienti) hanno coperture
assicurative. E fra queste c’è una bassa incidenza di
polizze che coprono l’intero nucleo familiare (il 31,3%).
Il
fenomeno dell’impoverimento dovuto in gran parte alle spese
sanitarie private è in costante crescita: le famiglie già
concretamente impoverite per motivi sanitari sono 346.069
(1,5% della
popolazione italiana). Forti, anche in questo caso, le differenze
regionali: si va dallo 0,3%della Toscana al 4,9%della Calabria. Più
a rischio di impoverimento sono gli anziani, in particolare le
persone sole over 65 e le coppie senza figli con uno dei due coniugi
anziano (il rischio è, nei due casi, del 2,9%e 2,3%).
Ma l’impoverimento colpisce sempre più anche le coppie con
figli: la percentuale di famiglie impoverite è passata dallo
0,6%all’1,2%per le coppie con un figlio, dall’1,1%all’1,9% per
quelle con tre o più figli. Una situazione che si accompagna
peraltro a una crescita dell’incidenza della povertà (dal
22,4%al 24,1%).
Una
maggiore qualità?

L’indagine
Ceis si sofferma anche sulla de-ospedalizzazione. Dal 2000 al 2005 si
è realizzata in Italia (con eccezione di Molise, Abruzzo e
Sicilia) una drastica riduzione dei posti letto ospedalieri: si è
passati da una disponibilità di 5,1posti letto per mille abitanti a una del 4,6;
inoltre si è ridotta la quota di spesa per l’assistenza
ospedaliera (il 47%della spesa sanitaria nel 2005). Alla
contrazione dei posti letto non è corrisposta però una
riduzione degli organici. Ciò sembra preludere a una maggiore
qualità dell’assistenza, ma suscita preoccupazioni per la
razionalizzazione complessiva dell’assistenza ospedaliera. I medici
delle strutture di ricovero sono infatti aumentati, a livello
nazionale, del 7,7%,
mentre gli infermieri, nonostante sia aumentata la loro disponibilità
per posto letto, si sono ridotti del 2,3%:
in particolare si è passati, per quanto riguarda i medici, da
0,36 per
posto letto nel 2000 a 0,43nel 2005, mentre per quanto riguarda gli infermieri si è
passati da 0,88a 1unità di personale per posto letto. A livello regionale i dati disegnano una situazione estremamente
differenziata: si passa da 0,31medici per posto letto nella provincia autonoma di Trento a 0,62in Valle d’Aosta; quanto agli infermieri, si va dallo 0,78
inCalabria all’1,34in Liguria.

di
Walter
Nanni
Italia
caritas
Dicembre
2007-Gennaio 2008

Letto 1919 volte Ultima modifica il Mercoledì, 25 Novembre 2009 09:23

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