Le spese “catastrofiche” sono più frequenti tra i meno
abbienti (lo sono per il 14,1%di quanti stanno nel primo quintile di ricchezza, per il 2,2%di chi sta nel secondo quintile),ma il fenomeno incide anche sui
cosiddetti ceti medi (nel terzo quintile le famiglie colpite sono
l’1,2%).
Nonostante sia riservato al settore privato quasi il 25%della spesa sanitaria, i dati disponibili confermano che solo il 6,1%delle famiglie (prevalentemente abbienti) hanno coperture
assicurative. E fra queste c’è una bassa incidenza di
polizze che coprono l’intero nucleo familiare (il 31,3%).
Il
fenomeno dell’impoverimento dovuto in gran parte alle spese
sanitarie private è in costante crescita: le famiglie già
concretamente impoverite per motivi sanitari sono 346.069
(1,5% della
popolazione italiana). Forti, anche in questo caso, le differenze
regionali: si va dallo 0,3%della Toscana al 4,9%della Calabria. Più
a rischio di impoverimento sono gli anziani, in particolare le
persone sole over 65 e le coppie senza figli con uno dei due coniugi
anziano (il rischio è, nei due casi, del 2,9%e 2,3%).
Ma l’impoverimento colpisce sempre più anche le coppie con
figli: la percentuale di famiglie impoverite è passata dallo
0,6%all’1,2%per le coppie con un figlio, dall’1,1%all’1,9% per
quelle con tre o più figli. Una situazione che si accompagna
peraltro a una crescita dell’incidenza della povertà (dal
22,4%al 24,1%).
Una
maggiore qualità?
L’indagine
Ceis si sofferma anche sulla de-ospedalizzazione. Dal 2000 al 2005 si
è realizzata in Italia (con eccezione di Molise, Abruzzo e
Sicilia) una drastica riduzione dei posti letto ospedalieri: si è
passati da una disponibilità di 5,1posti letto per mille abitanti a una del 4,6;
inoltre si è ridotta la quota di spesa per l’assistenza
ospedaliera (il 47%della spesa sanitaria nel 2005). Alla
contrazione dei posti letto non è corrisposta però una
riduzione degli organici. Ciò sembra preludere a una maggiore
qualità dell’assistenza, ma suscita preoccupazioni per la
razionalizzazione complessiva dell’assistenza ospedaliera. I medici
delle strutture di ricovero sono infatti aumentati, a livello
nazionale, del 7,7%,
mentre gli infermieri, nonostante sia aumentata la loro disponibilità
per posto letto, si sono ridotti del 2,3%:
in particolare si è passati, per quanto riguarda i medici, da
0,36 per
posto letto nel 2000 a 0,43nel 2005, mentre per quanto riguarda gli infermieri si è
passati da 0,88a 1unità di personale per posto letto. A livello regionale i dati disegnano una situazione estremamente
differenziata: si passa da 0,31medici per posto letto nella provincia autonoma di Trento a 0,62in Valle d’Aosta; quanto agli infermieri, si va dallo 0,78
inCalabria all’1,34in Liguria.
di
Walter
Nanni
Italia
caritas
Dicembre
2007-Gennaio 2008