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Domenica, 10 Dicembre 2006 09:19

A QUARANT’ANNI DAL CONCILIO RIFLESSIONE SUL DIACONATO

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Inputs di riflessone ecclesiale

 

UN ARTICOLO APPARSO SUL “FOGLIO Dl COLLEGAMENTO DEI DIACONI FIORENTINI”

 

A QUARANT’ANNI DAL CONCILIO RIFLESSIONE SUL DIACONATO

 

L’esigenza di una riflessione era sentita da tempo, poiché si riscontravano dubbi, incertezze, perplessitò talvolta anche diffidenza sulla figura e sul ruolo del diacono.

A partire dal magistero, la riflessione giunge ad una serie di interrogativi per un approfondimento.

 

 

 

«Per la chiesa esiste un’unica strada per il futuro: quella che ha indicato il concilio. Questa strada è dunque la piena attuazione del concilio e della sua ecclesiologia di comunione» (W. Kasper, Die Communio-Ecclesiologie pag. 5). È questa la chiesa per (= mandata a) tutti gli uomini e per tutto il mondo: chiesa che si pone al servizio, che serve, laddove diaconia, intesa in senso lato, è dimensione essenziale della chiesa, chiesa in quanto popolo di Dio ancorato al suo pastore, come diceva Cipriano di Cartagine. Si tratta del popolo di Dio nel senso inteso dal concilio: non, quindi, una presunta “base” rispetto, o semmai in contrasto, con la “chiesa ministeriale”. «Il popolo di Dio è la totalità organica - e strutturata della chiesa riunita attorno al suo vescovo» (W. Kasper, cit. pag. 16).

Il vescovo è, dunque, primo responsabile e protagonista della vita e della missione ecclesiale: spetta a lui dirigerla, animarla e coordinarla, avvalendosi soprattutto della collaborazione dei presbiteri e dei diaconi a lui uniti da uno speciale legame sacramentale. Il ministero ordinato, in tale ottica,si configura come carisma ordinato agli altri carismi: esso li deve “fortificare” per la funzione che è loro propria, ispirandoli, motivandoli, qualificandoli, contribuendo, in tal modo, all’edificazione del corpo di Cristo (cf. Ef 4,12). Alla luce, pertanto, della “chiave interpretativa” di tutto il magistero conciliare - come a giusto titolo viene definita l’ecclesiologia di comunione -, proponiamo qui di seguito una sintesi dei pronunciamenti del magistero, seguita da alcuni interrogativi e brevi spunti teologici, finalizzati globalmente a favorire una più ampia riflessione sul sacro ordine del diaconato.

 

Il sacramento dell’ordine

 

Ordine e matrimonio sono i sacramenti al servizio della comunione (CCC Parte seconda, Sez.  Seconda, Cap. III), ordinati per la salvezza altrui (CCC n. 1534). Coloro che ricevono il sacramento dell’ordine sono consacrati per essere posti, in nome di Cristo, a pascere la chiesa con la parola e la grazia di Dio (CCC n. 1535; LG n. 11; CIC can. 1008; introduzione comune a Ratio fundamenlis diaconorum permanentium e Directorium pro ministerio et vita diaconorum permanentium n. 1).

Cristo stesso è l’origine del ministero nella chiesa. Egli l’ha istituita, le ha dato autorità e missione, orientamento e fine (CCC n. 874). L’ordine è la continuazione della missione affidata da Cristo agli apostoli. Comporta tre gradi: l’episcopato, il presbiterato e il diaconato (CCC n. 1536; CIC can. 1009). I ministeri conferiti dall’ordinazione sono insostituibili per la struttura organica della chiesa: senza il vescovo, i presbiteri e i diaconi non si può parlare di chiesa (CCC n. 1593). L’ordinazione è un atto sacramentale che conferisce un dono dello Spirito Santo che permette di esercitare una potestà sacra proveniente da Cristo. L’ordinazione è chiamata anche consacrazione poiché è una separazione e un’investitura da parte di Cristo stesso, per la sua chiesa (CCC n. 1538). L’ordine configura a Cristo in forza di una grazia speciale dello Spirito Santo, allo scopo di servire da strumento di Cristo per la sua chiesa. Per mezzo dell’ordinazione si viene abilitati ad agire come rappresentanti di Cristo, capo della chiesa, nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e re (CCC n. 1581).

La grazia dello Spirito Santo propria di questo sacramento consiste in una configurazione a Cristo sacerdote, maestro e pastore del quale l’ordinato è costituito ministro (CCC n. 1585; per il vescovo CCC n. 1586; per il presbitero CCC n. 1587; per il diacono CCC n. 1588). I vescovi, dunque, assunsero il servizio della comunità con i loro collaboratori presbiteri e diaconi, presiedendo in luogo di Dio al gregge di cui sono pastori (LG 20 e; CCC nn. 886 e 1142. Introduzione comune a Ratio e Directorium n. 1), L’ordine è il ministero che abilita ad annunziare il Vangelo non come membro della comunità ma parlando ad essa in nome di Cristo (CCC n. 875).

I ministri sono veramente «servi di Cristo», ad immagine di lui che ha assunto liberamente per noi «la condizione di servo» (CCC n. 876). E’ un servizio esercitato in nome di Cristo (CCC n. 879). I ministri ordinati esercitano il loro servizio presso il popolo di Dio attraverso l’insegnamento (munus docendi), il culto divino (munus liiturgicum) e il governo pastorale (munus regendi) (CCC n. 1592; per i diaconi CCC n. 1588).

 

Sacro ordine del diaconato

Il diaconato ha la sua sorgente nella consacrazione e nella missione di Cristo, delle quali il diacono viene chiamato a partecipare. Mediante l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria, viene costituito ministro sacro, membro della gerarchia. L’ingresso nello stato clericale e l’incardinazione ad una diocesi avvengono con l’ordinazione diaconale stessa (Directorium n. 1, CIC can. 266 § 1, CCC n. 1536 e n. 1554, Ratio n. 4; Cei, I diaconi permanenti nella chiesa in Italia n. 38; Ad pascendum IX). Spetterà ai competenti ceti episcopali territoriali di vario genere, decidere, con la approvazione del sommo pontefice, se e dove sia opportuno che i diaconi siano istituiti per la cura delle anime (LG 29 b).

Identità teologica specifica del diacono: egli, come partecipazione dell’unico ministero ecclesiastico, è nella chiesa segno sacramentale specifico di Cristo servo. Suo compito è di essere «interprete delle necessità e dei desideri delle comunità cristiane» e «animatore del servizio, ossia della diaconia», che è parte essenziale della missione della chiesa (Ratio n. 5; directorium nn. 37-38; Lettura apostolica Ad pascendum, Introduzione; I diaconi permanenti nell’ Italia nn. 6,9; CIC can. 12 &1; CCC n. 1596; “Il diaconato: evoluzione e  prospettive”, cap. VII,p. II). Il diacono.., chiamato a suscitare e animare i vari servizi subordinati sia istituiti che di fatto... nell’adempimento fedele di questo servizio sarà umile ed efficace promotore di unione con il vescovo, segno vivente del Cristo pastore delle nostre anime e buon samaritano che conosce le nostre infermità, perché le ha condivise fino al sacrificio della croce (Pontificale Romanum - De ordinattione episcopi, presbyterorum et diaconorum:  Praenotanda).

Il diacono non deve sostituirsi ai laici (I diaconi permanenti nella chiesa in Italia n. 46). Il diacono è legato in modo speciale al vescovo nei compiti della sua diaconia (CCC n.1569; Idiaconi permanenti nella chiesa in Italia n. 2; Caeremoniale Episcoporum n.24). I diaconi sono posti in speciale relazione con i presbiteri con i con i quali sono chiamati a servire il popolo di Dio (Ratio n. 8). Il ministero diaconale è il servizi al popolo di Dio in comunione con il vescovo ed il suo presbiterio (CIC can. 757; I diaconi permanenti nella chiesa in  Italia nn. 7,39; CCC n. 1588; Directorium n. 28; Ratto n. 7; CD n. 15).

 

 

 

Il ministero del diacono

 

Il diacono partecipa all’unico e triplice munus di Cristo nel ministero ordinato. Il diacono è maestro, in quanto proclama e illustra la parola  di Dio; è santificatore, in quanto amministra il sacramento del battesimo, dell’eucaristia e i sacramentali, partecipa alla celebrazione della santa messa, in veste di «ministro del sangue», conserva e distribuisce l’eucaristia; è guida, in quanto è animatore di comunità o settori della vita ecclesiale (Directoriurn n. 22 LG 29a;CIC can. 1008; I diaconi permanenti nella chiesa in Italia n. 6).

 

Diaconia della Parola.

 

Funzione principale del diacono è collaborare con il vescovo e i presbiteri nell’esercizio del ministero della parola di Dio. Come i sacerdoti, i diaconi si dedicano a tutti gli uomini, con la buona condotta, la predicazione aperta, l’insegnamento, lo studio dei problemi del tempo (Directorium nn. 23-24;  I diaconi permanenti nella chiesa in Italia n. 41; CIC cann. 757,764, 767 &1). Per compiere questa missione i  diaconi sono tenuti a prepararsi con  lo studio accurato; lasciarsi guidare  docilmente dal magistero; imparare l’arte del comunicare la fede all’uomo moderno; tenere sempre presente l’esigenza primaria e irrinunciabile di non scendere mai ad alcun compromesso nell’esposizione della verità (Directorium nn. 23, 25, 26,72; CIC cann. 760, 767 §1,768; I diaconi permanenti nella chiesa in Italia nn. 29,31). Un impegno costante di evangelizzazione capillare e diffusa ha nel diacono il suo primo animatore (Pontificale Romanum – Praenotanda cit.).

 

Diaconia della Liturgia

 

 

Al ministero del vescovo e, subordinatamente, a quello dei presbiteri, il diacono presta un aiuto sacramentale, quindi intrinseco, organico, inconfondibile (Directorium n. 28). Quindi, essi si adopereranno per promuovere celebrazioni che coinvolgano tutta l’assemblea, curando la partecipazione interiore di tutti e l’esercizio dei vari ministeri (Directorium n. 30; LO n. 29; cf. anche SC nn. 26- 27). Per compiere questa missione i diaconi devono curare un’accurata e profonda preparazione teologica e liturgica; osservare le norme celebrative proprie con tale devozione da coinvolgere i fedeli; aver presente la dimensione estetica; essere fedeli a quanto richiesto dai libri liturgici; indossare dignitosamente le prescritte vesti liturgiche (Directorium nn. 28- 30; CIC cann. 835 &3, 837, 838, 840, 841, 846; Caeremoniale Episcoporum n. 25; ! diaconi permanenti nella chiesa in Italia nn. 36, 41,42; Missale Remanum: Institutio generalis nn. 94, 171-186, 335-336, 338, 340; Redemptionis sacramentum nn. 34, 35, 125).

E’ di particolare importanza il ministero dei diaconi nella preparazione al battesimo, nella catechesi sul matrimonio cristiano, nella preparazione dei futuri sposi, nell’aiuto dopo il matrimonio (Directorium nn. 31, 33; I diaconi permanenti nella chiesa in Italia n. 41). Ai diaconi può venire affidata la cura della pastorale familiare a livello diocesano o parrocchiale (Directorium nn. 33, 42; I diaconi permanenti nella chiesa in Italia n. 44; Cei, Direttorio di pastorale familiare nn. 260-261).

 

 

 

 

Diaconia della carità.

 

L’autorità dei diaconi, esercitata in comunione gerarchica con il vescovo e con i presbiteri, è servizio di carità e ha lo scopo di aiutare e di promuovere tutti i membri della chiesa particolare affinché possano partecipare, in spirito di comunione e secondo i loro carismi, alla vita e alla missione della chiesa (Directorium n. 37).

Le opere di carità, diocesane o parrocchiali, che sono tra i primi doveri del vescovo e dei presbiteri, sono da questi, secondo la testimonianza della Tradizione della chiesa, trasmesse ai servitori del ministero ecclesiastico, cioè ai diaconi, così pure il servizio di carità nell’area dell’educazione cristiana, l’animazione degli oratori, dei gruppi ecclesiali giovanili e delle professioni laicali, la promozione della vita in ogni sua fase. I diaconi hanno la funzione di esercitare, in nome della gerarchia, i doveri della carità e dell’amministrazione, nonché le opere di servizio sociale (Directorium nn. 38, 42; I diaconi permanenti nella chiesa in Italia nn. 44-45; CIC cann. 492-494).

 

Precisazioni e suggerimenti

 

In ogni caso, però, è di grandissima importanza che i diaconi possano svolgere, a seconda delle loro possibilità, il proprio ministero in pienezza, nella predicazione, nella liturgia e nella carità, e non vengano relegati a impegni marginali, a funzioni meramente suppletive, o a impegni che possono essere ordinariamente compiuti dai fedeli non ordinati (Directorium n. 40; I diaconi permanenti nella chiesa in Italia nn. 39, 46). Se ‘è dovere dei diaconi rispettare sempre l’ufficio del parroco e operare in comunione con tutti coloro che ne condividono la cura pastorale, è anche loro diritto essere accettati e pienamente riconosciuti da tutti (Directorium n. 41).

Altrettanto importante è definire gli ambiti ministeriali da affidare ai diaconi permanenti, secondo una figura propria e non derivata rispetto a quella del sacerdote ma coordinata con il suo ministero, nella prospettiva dell’animazione del servizio su tutti i fronti della vita ecclesiale (Cei, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia n. 12).

L’ambito diocesano offre numerose opportunità per il fruttuoso ministero dei diaconi. Infatti, in presenza dei requisiti previsti, possono essere membri degli organismi diocesani di partecipazione; in particolare, del consiglio pastorale e del consiglio diocesano per gli affari economici. Nelle curie possono essere chiamati a ricoprire, se in possesso dei requisiti espressamente previsti, l’ufficio di cancelliere, di giudice, di assessore, di uditore, di promotore di giustizia e difensore del vincolo, di notaio.

Altri campi aperti al ministero dei diaconi sono gli organismi o commissioni diocesane, la pastorale in ambienti sociali specifici, in particolare la pastorale della famiglia, o per settori della popolazione che richiedono speciale cura pastorale, come per esempio i gruppi etnici (Directorium n. 41; CIC can. 274 § 1).

 

 

Qualche proposta per la discussione

 

Il ministero esercitato da ciascun diacono nel concreto contesto della propria realtà parrocchiale, di settore o diocesana, è in linea con tutto quanto insegnato nel magistero? Quale consapevolezza hanno i diaconi, le loro spose, i presbiteri al fianco dei quali il vescovo li ha posti in relazione agli insegnamenti e agli orientamenti pastorali della chiesa? Quale consapevolezza di quanto sopra hanno la comunità di appartenenza di ciascuno e il collegio dei diaconi nel suo complesso? L’uso consolidato, anche se meno frequente rispetto al recente passato, del termine permanente accanto al sostantivo diacono non fa pensare ad una applicazione a tempo indeterminato del diaconato transeunte dei presbiteri più che al ristabilimento autentico di uno dei gradi del sacramento dell’ordine? Il presbiterato deve continuare ad essere centrale all’interno di un percorso “scalare”, o piuttosto è possibile pensare il sacramento dell’ordine, nella sua complessità, secondo uno schema triangolare (o a tridente)? E’ coerente dire che, con lo studio della sacra Scrittura, della storia e della teologia sacramentale non sembra imporsi la concezione di un percorso scalare? Quale è la concezione apostolica del sacramentum o mysterion con riferimento all‘ordine? E, se con il motu proprio Ministeria quaedam i ministeri istituiti (già ordini minori posti in posizione “scalare”), sono stati trasformati e resi differenti e complementari a fronte dell’eucaristia, la stessa logica non può essere pensata quanto ai diversi “gradi” dell’ordine?

L’episcopato è la pienezza dell’ordine; presbiterato e diaconato sono due ministeri distinti; due modalità differenti e convergenti (le braccia del vescovo) per condividere quella pienezza e contribuire a realizzarla nella prassi della vita della chiesa. La chiesa, come ogni entità vivente e più ancora di alcune altre, è una società in cui la dissimetria è costitutiva. Si tratta di ipotizzare una configurazione “a triangolo” (ad angolo) nella logica della differenza complementare: l’episcopato come sommità dell’angolo; presbiterato e diaconato i due lati che interagiscono con il vertice. Il terzo lato rimane aperto: è l’intero popolo di Dio con la sua ministerialità diffusa. Sotto l’azione incessante dello Spirito, la chiesa tutta ministeriale nasce dalla Parola, si edifica nella celebrazione dell’eucaristia e, attenta ai segni dei tempi, si  protende all’evangelizzazione del mondo mediante l’annunzio missionario del Vangelo e la testimonianza della carità.

Tutta la chiesa, seguendo il suo Signore - che non è venuto per essere servito ma per servire - è posta in atteggiamento di servizio. In una concezione ministeriale della chiesa-comunione ogni ministero è per l’edificazione del corpo del Signore e perciò ha riferimento essenziale alla Parola e all’eucaristia, fulcro di tutta la vita ecclesiale ed espressione suprema della carità di Cristo, che si prolunga nel «sacramento dei fratelli», specialmente nei piccoli, nei poveri e negli infermi, nei quali Cristo è accolto e servito (cf. Pontificale Romanum  - Praenotanda).

Se anche volessimo mantenere, dunque, la concezione tridentina dell’eucaristia, e conseguentemente dell’ordine definito “sacerdozio” perché dà potere sull’eucaristia, potremmo continuare a mantenere ferma l’ipotesi della configurazione “a triangolo”. L’unico memoriale, infatti, si esprime inscindibilmente in una duplice memoria eucaristica: cultuale e diaconale. L’unica diaconia di Cristo significata e realizzata nell’eucaristia ha bisogno, per essere piena, della convergenza di due tipi di memoria: la “memoria eucaristica” propriamente detta (cultuale, fare in sua memoria) e la “memoria di servizio” (fare secondo l’esempio dato). Da ciò il presbiterato e il diaconato sono complementari per realizzare in pienezza l’eucaristia. Koinonia e diaconia si richiamano a vicenda e sono ordinate l’una all’altra.

 

 

 

Un’ecclesiologia più pneumatica, inoltre, potrebbe aiutarci percepire i ministeri non come subordinati sic et simpliciter ma come complementari, nella loro iconicità trinitaria: per la legge dell’analogia vescovo, presbiteri e diaconi che agiscono in persona Christi. Lo rappresentano nella molteplicità della sua diaconia: vescovo, presbiteri e diaconi quali portatori del solo sacramento dell’ordine nella loro specificità e complementarietà. Il sacramento come realtà collettiva, vissuto nella sua unità da un insieme di persone differenti e complementari, può essere significato dalla collegialità dei vescovi?

È audace concepire la complementarietà dei tre gradi del sacramento dell’ordine sullo stesso modello del sacramento dei matrimonio, senza dimenticare che, nel caso dell’ordine, più ancora che nel sacramento del matrimonio, si tratta della presenza sacramentale di Dio stesso nel seno della chiesa e di tutta l’umanità? Quali discernimento, formazione, spiritualità sono da assumere e coltivare per la progressiva attuazione dei principi e modelli indicati?

 

 

 

Un gruppo di diaconi fiorentini

Settima/ Settembre 2006

 

Letto 2037 volte Ultima modifica il Mercoledì, 07 Marzo 2007 20:33
Fabrizio Foti

Architetto
Area Mondo Oggi - Rubrica Ecclesiale

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