In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.
Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
Amen
Salmo: 33
Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo. Rit.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti. Rit.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato. Rit.
Il male fa morire il malvagio
e chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. Rit.
Seconda lettura: (Ef 5,21-32)
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Gv 6,63.68)
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia
Vangelo: (Gv 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Omelia
Dal vangelo si evince che l’unico vero peccato dell’uomo consiste nel ‘non credere all’amore’, ossia, pensare che Dio sia un prezzo da pagare e l’amore un sacrificio da offrire.
Ma l’Amore è dono e basta: prima del peccato originale c’è un dono originario che precede ogni caduta, ogni infedeltà, ogni fuga. Abituati come siamo a concentrare tutta l’attenzione sul peccato, sull’ombra e sulla colpa, abbiamo distolto lo sguardo dall’unica cosa fondamentale: che Dio è la fedeltà che non tradisce e che il suo dono è irrevocabile, al di là dell’azione morale dell’uomo.
Gesù a questi tali che non credono alla gratuità del suo amore folle, ma solo alla loro perfezione religiosa, dice: “Volete andarvene anche voi?” (v. 67). Gesù non vuole con sé anemici servi osservanti, ma uomini e donne che pur nella loro fragilità possano sentirsi finalmente figli amati da un Padre.
Andarsenelontano da Dio – paradossalmente – potrebbe risultare dunque una benedizione e risultare la nostra salvezza. Piuttosto che abitare nella casa di Dio da schiavi e sperimentarlo come un padre-padrone, potrebbe essere una grazia cadere nella disgrazia della lontananza da lui, perché a quel punto saremmo nella condizione di poterlo scorgere così come egli è: Padre che ci corre incontro gettandoci in lacrime le braccia al collo, rivestendoci con vesti da prìncipi per poi dare inizio ad una festa in nostro onore che siamo tornati da zone di ombra e di morte (cfr Il figlio prodigo Lc 15, 11ss.).
D’altra parte sono proprio ‘pubblicani e prostitute’ ad avere occhi e cuore in grado di sperimentare di che stoffa è fatto il loro Dio (cfr. Mt 21, 31s.).
Sono proprio coloro che giungono da molto lontano – da “oriente, occidente” – e che tutti reputavano pagani e peccatori a contemplare il vero volto del Padre (cfr. Mt 8, 11).
In fondo l’unico a cui è stato promesso il ‘paradiso’ non è stato il ‘primo’ religioso del tempio di Gerusalemme, ma l’ultimo disgraziato crocifisso con Gesù fuori delle mura di Gerusalemme (cfr. Lc 23, 43).
Insomma, saranno per fortuna ancora una volta gli ultimi ad essere i primi nel Regno dei cieli (cfr. Mt 20. 16).
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
“Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»
l’unico vero peccato dell’uomo consiste nel ‘non credere all’amore’, ossia, pensare che Dio sia un prezzo da pagare e l’amore un sacrificio da offrire.
Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:
Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
«Chi è inesperto venga qui!».
A chi è privo di senno ella dice:
«Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dell’intelligenza».
Amen
Salmo: 33
Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.Rit.
Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.Rit.
Venite, figli, ascoltatemi:
vi insegnerò il timore del Signore.
Chi è l’uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?Rit.
Custodisci la lingua dal male,
le labbra da parole di menzogna.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene,
cerca e persegui la pace.Rit.
Seconda lettura: (Ef 5,15-20)
Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore.
E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Gv 6,56)
Alleluia, alleluia.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue,
dice il Signore, rimane in me e io in lui.
Alleluia
Vangelo: (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Omelia
Sono anni che ascolto madri e pie nonne – preoccupate le prime, angosciate le seconde – lamentarsi riguardo figli e nipoti che da tempo si sono allontanati dalla pratica religiosa, non frequentando più la Messa domenicale e snobbando serenamente sacramenti e addentellati.
Non mi è mai capitato invece di ascoltare, con altrettanto senso di angoscia, madri e vecchie signore domandarsi quale sia il livello di onestà profuso sul posto di lavoro dai propri figli, se il loro patrimonio è accumulato solo per arricchire il loro ristretto nucleo famigliare o piuttosto per trasformarlo in mezzo di condivisione con i poveri e riutilizzato magari per creare nuova ricchezza a beneficio di tutti; se le banche da loro utilizzate sono ad esempio colluse con il commercio infamante di armi; non le vedo poi così preoccupate pensare che alle prossime elezioni i loro cari figlioli e nipoti appoggeranno un partito razzista e xenofobo perché stanchi di orde di immigrati e rifugiati che invadono ‘casa loro’ mettendo in crisi la dovuta serenità; non le ho mai viste scandalizzate perché i loro ragazzi non fanno spazio, nelle loro comode case, a quei disgraziati che non hanno più un tetto sotto cui ripararsi; e non le ho mai sentite interrogarsi se nella scorsa dichiarazione dei redditi i loro cari figlioli han denunciato proprio tutto ma soprattutto il giusto…
Possibile che la carne e il sangue di Dio sia solo quello imprigionato in una cella dorata di un tabernacolo e quello consacrato su linde tovaglie bianche? O non piuttosto la carne agonizzante nei barconi della morte, negli asfittici centri di accoglienza, nelle carceri sovraffollate, nella carne dei bambini abusati, delle donne maltrattate, degli psichiatrici derisi, degli operai derubati, dei precari maltrattati? Ha ancora senso, mi domando, turbarci tanto dinanzi all’ormai irrisoria partecipazione al precetto domenicale, o non è piuttosto il tempo d’indignarci con tutte le forze dinanzi ai tanti poveri cristi che la cronaca ogni giorno ci sciorina dinanzi?
Ecco cosa vuol dire, credo, ‘mangiare la carne e bere il sangue di Dio!’: Entrare in relazione con la sua persona nel nostro povero quotidiano: toccare, guardare, curarsi della carne e del sangue di tutti i disgraziati con cui ha voluto identificarsi nella storia, perché ancora una volta dagli altari delle nostre chiese egli continua a gridarci che «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).
Questo è in ultima analisi, l’unica possibilità di vivere questa nostra breve vita in maniera eterna, ossia felice e realizzata, e in una compagnia – quella di Cristo – in grado di non far sperimentare la morte per sempre.
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.