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Venerdì, 24 Agosto 2018 12:32

XXI Domenica del Tempo Ordinario – Domenica 26 Agosto 2018 -

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Anno B

- don Paolo Squizzato

Prima lettura: (Gs 24,1-2.15-17.18)

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.

Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».

Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».

Amen

Salmo: 33

Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Gli occhi del Signore sui giusti,

i suoi orecchi al loro grido di aiuto.

Il volto del Signore contro i malfattori,

per eliminarne dalla terra il ricordo. Rit.

Gridano e il Signore li ascolta,

li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,

egli salva gli spiriti affranti. Rit.

Molti sono i mali del giusto,

ma da tutti lo libera il Signore.

Custodisce tutte le sue ossa:

neppure uno sarà spezzato. Rit.

Il male fa morire il malvagio

e chi odia il giusto sarà condannato.

Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;

non sarà condannato chi in lui si rifugia. Rit.

Seconda lettura: (Ef 5,21-32)

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.

E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.

Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.

Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 6,63.68)

Alleluia, alleluia.

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;

tu hai parole di vita eterna.

Alleluia

Vangelo: (Gv 6,60-69)

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.

Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Omelia

Dal vangelo si evince che l’unico vero peccato dell’uomo consiste nel ‘non credere all’amore’, ossia, pensare che Dio sia un prezzo da pagare e l’amore un sacrificio da offrire.

Ma l’Amore è dono e basta: prima del peccato originale c’è un dono originario che precede ogni caduta, ogni infedeltà, ogni fuga. Abituati come siamo a concentrare tutta l’attenzione sul peccato, sull’ombra e sulla colpa, abbiamo distolto lo sguardo dall’unica cosa fondamentale: che Dio è la fedeltà che non tradisce e che il suo dono è irrevocabile, al di là dell’azione morale dell’uomo.

Gesù a questi tali che non credono alla gratuità del suo amore folle, ma solo alla loro perfezione religiosa, dice: “Volete andarvene anche voi?” (v. 67). Gesù non vuole con sé anemici servi osservanti, ma uomini e donne che pur nella loro fragilità possano sentirsi finalmente figli amati da un Padre.

Andarsene lontano da Dio – paradossalmente potrebbe risultare dunque una benedizione e risultare la nostra salvezza. Piuttosto che abitare nella casa di Dio da schiavi e sperimentarlo come un padre-padrone, potrebbe essere una grazia cadere nella disgrazia della lontananza da lui, perché a quel punto saremmo nella condizione di poterlo scorgere così come egli è: Padre che ci corre incontro gettandoci in lacrime le braccia al collo, rivestendoci con vesti da prìncipi per poi dare inizio ad una festa in nostro onore che siamo tornati da zone di ombra e di morte (cfr Il figlio prodigo Lc 15, 11ss.).

D’altra parte sono proprio ‘pubblicani e prostitute’ ad avere occhi e cuore in grado di sperimentare di che stoffa è fatto il loro Dio (cfr. Mt 21, 31s.).

Sono proprio coloro che giungono da molto lontano da “oriente, occidente” –  e che tutti reputavano pagani e peccatori a contemplare il vero volto del Padre (cfr. Mt 8, 11).

In fondo l’unico a cui è stato promesso il ‘paradiso’ non è stato il ‘primo’ religioso del tempio di Gerusalemme, ma l’ultimo disgraziato crocifisso con Gesù fuori delle mura di Gerusalemme (cfr. Lc 23, 43).

Insomma, saranno per fortuna ancora una volta gli ultimi ad essere i primi nel Regno dei cieli (cfr. Mt 20. 16).

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • “Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»

  • l’unico vero peccato dell’uomo consiste nel ‘non credere all’amore’, ossia, pensare che Dio sia un prezzo da pagare e l’amore un sacrificio da offrire.

 

 

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

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Letto 28858 volte Ultima modifica il Venerdì, 31 Agosto 2018 11:10

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