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Sabato, 27 Gennaio 2024 10:02

IV domenica Tempo Ordinario. Anno B

IV domenica Tempo Ordinario. Anno B

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Dt 18,15-20

Dal libro del Deuterònomio

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto.
Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”.
Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 94

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

Seconda Lettura 1 Cor 7,32-35

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

Canto al Vangelo Mt 4,16

Alleluia, alleluia.

Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.

Alleluia.

Vangelo Mc 1, 21-28

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

OMELIA

«Gesù Nazareno, sei venuto a rovinarci?» (v. 24), domanda l’uomo posseduto da uno Spirito impuro.
Molti anni prima, il vecchio Simeone ebbe a dire alla madre di Gesù: «egli è qui per la rovina di molti in Israele» (Lc 2, 34).
Entrare in contatto con Gesù, se si è disposti a lasciarsi toccare in profondità, significa avere la vita rovinata. Aprirsi all’Aperto non lascia indifferenti: egli inquieta, destabilizza, demolisce, provoca, interroga.
Gesù lo anticipò: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma la spada» (Mt 10,34). Non la serena e paciosa incoscienza dinanzi al dolore del mondo che crede che basti ‘dirsi cristiani’ per sentirsi dalla parte giusta, e magari di Dio. Ha portato la spada per separare l’antico dal nuovo, a far uscire dai contesti rassicuranti ammantati di ‘verità’ come polizze sulla vita e a prendersi cura degli ultimi, per testimoniare che ‘credere in Dio’ significa in ultima analisi avere fiducia nella vita. La spada recide e chiede di decidere da che parte stare, di rompere con tutto ciò che non è a favore di questa vita e che non fa crescere, che è arido, sterile, superficiale, banale.
Marco ora chiede a me, a te, a tutti noi: e tu, da che parte stai?
“Cristo, mia dolce rovina,
gioia e tormento insieme tu sei.
Impossibile amarti impunemente,
dolce rovina, Cristo,
che rovini in me tutto ciò
che non è amore.
Impossibile amarti senza pagarne il prezzo
in moneta di vita.
Impossibile amarti e non cambiare vita
e non gettare dalle braccia il vuoto
e non accrescere gli orizzonti che respiriamo”.
(David Maria Turoldo 1916 – 1992)
 
Paolo Scquizzato
 
 

Anno B

 

- don Paolo Squizzato

 

Prima lettura: (Dn 12,1-3)

In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.


Parola di Dio

 

 

Salmo: 145

 

Rit. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

 

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit.

 

 

 

Seconda lettura: (Eb 10,11-14.18)

 

Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.

Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.

Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.

 

Parola di Dio



 

Canto al Vangelo (Lc 21,36)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vegliate in ogni momento pregando,

perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

 

Alleluia

 

 

 

Vangelo: (Mc 13,24-32)

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

 

 

 

Omelia

 

 

La cronaca quotidiana ci fa memoria di violenze, odi, distruzioni e di un male che pare non avere fondo. Sembra che «il sole continui a oscurarsi, la luna smetta di dare luce, e che le stelle precipitino a terra», etimologia esatta della parola dis-astro.  E la domanda è sempre la medesima: ma dove andremo a finire?

Il Vangelo, buona notizia, ci ricorda che la storia non è un disastro, che non stiamo andando verso la fine, ma verso un fine, un incontro. Ciò che ci attenderà sarà il nostro compimento, la nostra realizzazione.

Alla fine di tutto vi sarà il Vivente, un volto di benevolenza, un abbraccio che tutto accoglierà e raccoglierà, ‘perché nulla vada perduto’.  Non stiamo per disfarci, ma per trasfigurarci.

Non solo, il Vangelo di oggi ci dice che quando il male parrà avere trionfato, quando si assisterà alla manifestazione massima del male, allora contempleremo appieno la gloria di Dio: «Vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (v. 26). Perché? Semplicemente perché nel venerdì santo è accaduto proprio questo: dinanzi al male assoluto, alla croce di Cristo, alla morte di Dio, un uomo ha gridato: «davvero quest’uomo era figlio di Dio» (Mc 15, 39): riconoscimento di un amore. La tenebra rivela la luce.

Al termine della storia, con tutta la sua portata di male, l’ultimo atto di Dio sarà quello di donare la vita a quei peccatori e maledetti che gli hanno tolto la sua.

 

«Cosa siamo noi? Siamo gocce che vivono come gocce per un certo tempo e poi cadono, spariscono nel mare, nell’acqua dell’oceano. Spariscono come gocce perché la loro acqua si è unita a tutta l’acqua dell’oceano.

La gente vive un po’ angosciata perché si domanda: che cosa sarà di me dopo la mia morte? Allora io dico loro, ma che cosa sei tu? La goccia d’acqua o l’acqua della goccia?

La goccia d’acqua svanisce, ma all’acqua della goccia non succede nulla. L’acqua rimane.

Anzi ciò che mi faceva soffrire, ossia  la tensione superficiale che mi impediva di stare fino in fondo in relazione con te, svanisce. Il tempo di questa vita mi è dato per scoprirmi acqua. L’acqua non si perde, si trasforma. Farà il suo cammino, forse diverrà un’altra goccia d’acqua, ma quella goccia sparisce e ciò che è chiamato a sparire quanto prima sparisce meglio è. Perché afferrarsi? Lascia andare» (Raimon Panikkar).

 



CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

  • Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

  • Il Vangelo, buona notizia, ci ricorda che la storia non è un disastro, che non stiamo andando verso la fine, ma verso un fine, un incontro.

 

 

Buon cammino!


 

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

 

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

 

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

 

 

 


Anno B

 

- don Paolo Squizzato

 

Prima lettura: (Gen 2,18-24)

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

 

Amen

 

 

 

Salmo: 127

 

Rit. Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.

 

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. Rit.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. Rit.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion. Rit.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele! Rit.

 

 

 

 

Seconda lettura: (Eb 2,9-11)

 

Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

 

 

Canto al Vangelo (Gv 17,17)

 

 

Alleluia, alleluia.

Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi
e l’amore di lui è perfetto in noi.

 

Alleluia

 

 

 

Vangelo: ( Mc 10.2-16 )

 

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

 

 

Omelia

 

«Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa» (Dt 24, 1).

Questa è la Legge di Mosè come è riportata nell’Antico Testamento. E Gesù la conosce molto bene. Ma ancor meglio Gesù sa cosa vuol dire ‘una donna mandata via di casa’ dal proprio marito-padrone: selvaggina, una donna morta.

Per questo motivo per Gesù non c’è Legge di Mosè che tenga, non c’è Legge divina che possa rimanere in piedi di fronte l’offesa ufficializzata ai danni dell’anello più debole e inerme di una società maschilista e brutale. Perché l’Amore desidera solo e sempre salvare la persona, la sua integrità, la sua dignità, il suo bene più profondo. Gesù non può permettere che una mentalità malata – pur di diritto ‘divino’ – possa distruggere una vita indifesa.

È solo con questo background che si possono comprendere le parole di Gesù: «dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (v. 9). Gesù qui non è contro lo statuto del divorzio; smettiamola di usare il vangelo per avallare le nostre crociate moderne. Qui, e in tutto il Vangelo, Gesù si pone semplicemente dalla parte debole della società, di chi non conta, di chi è considerato abito da usare e corpo da abusare. Non è un caso che nei versetti successivi Gesù ribadisca tutto questo invitando e abbracciando proprio i bambini, secondo anello debole e ‘inutile’ di ogni società.

«L’uomo non divida…». Gesù invita a non dividere, a non scartare e allontanare mai una vita solo per il proprio egoistico e basso tornaconto. L’altro non può mai essere usato per soddisfare i propri bisogni e nemmeno per realizzare i propri sogni. Per questo Gesù invita a non dividere, perché dividere è il verbo della morte, in quanto la vita sta nell’unione delle diversità. La divisione è sempre diabolica: il diavolo (dia-ballo: colui che separa) è il divisore per antonomasia. L’amore (a – mors: antidoto contro la morte) invece accoglie, congiunge e unisce. E prende tra le braccia e benedice ossia dicendo bene dell’altro (cfr. v. 16).

 

Poi la storia di ogni giorno ci narra che possono verificarsi delle separazioni, delle divisioni, che vanno a sancire la fine anche di amori grandi e importanti. A quel punto, di fronte all’abisso del cuore umano, bisogna solo fermarsi con infinito rispetto, e ricordarsi che il Vangelo ci mostra un Dio che sposa e sposerà sempre le conseguenze dei nostri sbagli e delle nostre storie ferite.

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

  • .. l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

  • L’altro non può mai essere usato per soddisfare i propri bisogni e nemmeno per realizzare i propri sogni.

 

Buon cammino!


 

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

 

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

 

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

 

 

 

Anno B

 

- don Paolo Squizzato

 

Prima lettura: (Sap 2,12.17-20)

 

[Dissero gli empi:]

«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo

e si oppone alle nostre azioni;

ci rimprovera le colpe contro la legge

e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.

 

Vediamo se le sue parole sono vere,

consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.

Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto

e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.

Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,

per conoscere la sua mitezza

e saggiare il suo spirito di sopportazione.

Condanniamolo a una morte infamante,

perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

 

 

Amen

 

 

 

Salmo: 53

 

Rit. Rit.Il Signore sostiene la mia vita.

 

Dio, per il tuo nome salvami,

per la tua potenza rendimi giustizia.

Dio, ascolta la mia preghiera,

porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Rit.

 

Poiché stranieri contro di me sono insorti

e prepotenti insidiano la mia vita;

non pongono Dio davanti ai loro occhi. Rit.

 

Ecco, Dio è il mio aiuto,

il Signore sostiene la mia vita.

Ti offrirò un sacrificio spontaneo,

loderò il tuo nome, Signore, perché è buono. Rit.

 

 

 

 

Seconda lettura: (Gc 3,16-4.3)

 

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.

Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

 

Parola di Dio

 

 

 

Canto al Vangelo (Ts 2,14)

 

Alleluia, alleluia.

 

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,

per entrare in possesso della gloria

del Signore nostro Gesù Cristo.

 

Alleluia

 

 

 

Vangelo: (Mt 9,30-37)

 

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

 

Omelia

 

 

Colui che nella propria vita vuol essere il ‘più grande’, è perché in realtà si reputa piccolo e insignificante. Ciascuno compensa il vuoto che lo abita col bisogno di dire ‘io sono’.

Ci si crede grandi in base a ciò che si possiede: ‘più ho più sono’. L’ostentata ricchezza è specchio di un abisso esistenziale.

Vogliamo essere grandi attraverso la logica dell’accumulo: fagocitando cose, oggetti, persone, affetti e corpi. Dal momento in cui abbiamo confuso l’essere con l’avere, abbiamo finito col credere che più abbiamo più siamo.

Gesù ci indica un’altra via per ‘essere’ grandi: la relazione e il dono. Il servire facendosi dono rende signori. La storia ci ricorda che i grandi uomini son sempre quelli che mettono a servizio dell’umanità se stessi, la loro intelligenza, la loro forza, i loro beni e il loro amore. Poi la storia ricorda anche i padroni e i potenti, ma questo è un altro discorso.

Gesù nel brano di oggi pone ‘in mezzo’ un bambino, ossia – al tempo di Gesù – ciò che agli occhi degli uomini non contava assolutamente nulla. Ebbene, ora l’accoglienza di un bambino ovvero dell’ultimo elemento della società diventa la discriminante per il proprio rapporto e comunione con Dio, per una vita riuscita e per vivere la vera grandezza.

Mettersi nelle mani di Dio significa porsi nelle mani dell’altro, perché mettersi nelle mani degli altri si chiama amore, mettere gli altri nelle proprie mani è potere. Il dramma è che a volte pensiamo di essere potenti perché abbiamo qualcuno nelle nostre mani, alle nostre dipendenze, vincolati ai nostri legami.

Ma occorre stare attenti, qui si parla di accoglienza non di elemosine. Vivere da fratelli non è tanto fare delle cose per l’altro, ma accogliere l’altro, tout court, così com’è, nella sua oggettività. Accogliere l’altro, il più delle volte, significa non far nulla per l’altro. I poveri, i reietti, gli emarginati, hanno più bisogno di essere accolti che avere una mano riempita da qualcosa.

In fondo noi tutti abbiamo più bisogno di un cuore che ci accolga così come siamo, nella nostra più profonda verità, che di qualcuno che ci dimostri il suo bene riempiendoci di doni e di belle parole.

 

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

  • «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»

  • I poveri, i reietti, gli emarginati, hanno più bisogno di essere accolti che avere una mano riempita da qualcosa.

 

Buon cammino!


Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

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