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Sabato, 19 Giugno 2004 13:00

4. Pasqua parola magica (Ildebrando Scicolone)

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Il termine "pasqua" ci fa pensare istintivamente alla festa di Pasqua, giorno nel quale la cultura cristiana celebra la "risurrezione" di Gesù, avvenuta la domenica successiva al venerdì santo. Non è questo però l'unico significato della "Pasqua".

Esistono in verità quattro sensi del termine:

  1. La Pasqua storica degli Ebrei. Si tratta del loro "esodo" dall'Egitto al tempo di Mosé, intorno al 1250 a.C. Nel libro dell'Esodo cap. 12 si dice: "E' la pasqua (pesah) del Signore; quella notte io passerò, e ucciderò i primogeniti degli egiziani. Dove vedrà il sangue sparso sulle porte io passerò oltre", risparmiando i primogeniti degli israeliti. Da tale passaggio deriva la liberazione del popolo, quando ha passato il mar Rosso a piedi asciutti. Tutta la vicenda dell'esodo si concluderà dopo i quarant'anni del deserto, al tempo di Giosuè, quando "passeranno" il Giordano, per insediarsi nella Palestina. Questa vicenda è fondamentale per il popolo ebraico, perché è l'origine del suo essere popolo. Mosè infatti darà loro la "legge" cioè la costituzione nazionale. Ma per noi, che valore può avere? Quello di essere una "prefigurazione", un simbolo, di un'altra pasqua che sarà quella di Cristo.

  2. La Pasqua rituale degli Ebrei. Consiste nella cena pasquale, che gli ebrei chiamano semplicemente "pasqua" (cfr Mt 26,17). Questa cena, con un rituale complesso (si chiama Haggadah, cioè "racconto": lo si può trovare in commercio) ha come elementi principali: l'agnello, l'azzima (pane non lievitato) e le coppe di vino. Questo rituale ha fuso due diversi riti primaverili di una religione naturale: fin dai tempi più remoti (Vedi Caino e Abele) i pastori hanno offerto alla divinità il migliore degli agnelli, nato nell'anno, a scopo apotropaico (= per allontanare gli spiriti cattivi), e gli agricoltori il primo pane fatto con il raccolto nuovo (non dovendo mescolare il vecchio col nuovo, non poteva esservi immesso il lievito). Ad un certo tempo i due riti furono uniti e "transignificati": diventarono cioè "segni memoriali" della pasqua storica (cfr ancora Esodo 12). Si tratta quindi di una cena che ha valore di "simbolo del simbolo".

  3. La Pasqua storica di Cristo. Non è stato un caso che Gesù sia morto la sera del venerdì, quando si inaugurava il grande Sabato della Pasqua ebraica, che abbia "riposato" nella tomba tutto quel giorno, e che sia risorto all'alba del primo giorno della settimana. Gesù, così facendo, ha portato a compimento, ha realizzato quello di cui la Pasqua era, appunto, "simbolo". La sua è la Pasqua vera. Non è stato facile cogliere questa realtà e il senso della storia; solo nell'ultimo vangelo, quello di Giovanni, troviamo esplicitata questa comprensione. Nel cap. 13, egli comincia a dire: "sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre...".
    E Giovanni è l'unico evangelista che chiama Gesù "Agnello" (Gv 1,36 e Apocalisse, in vari luoghi).

Ildebrando Scicolone

 

Letto 4242 volte Ultima modifica il Venerdì, 06 Aprile 2012 22:39

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