Il giorno del Signore
di Claudio Doglio
La visione di Giovanni è ambientata «nel giorno del Signore» (Ap 1,10): en te kyriakê heméra. L'aggettivo greco kyriakós esprime una relazione con il Signore (in greco: kyrios): nel NT compare solo qui e in 1Cor 11,2 per indicare «la cena del Signore».
Questa espressione - nuova ai tempi dell' Apocalisse - divenne poi abituale nel linguaggio cristiano, come testimoniano le antiche opere dei Padri, per indicar, il giorno dopo il sabato, il primo giorno della settimana ebraica, che nel linguaggio ellenistico era chiamato «giorno del Sole» (nome che sopravvive nell'inglese Sunday e nel tedesco Sontag).
Per i cristiani, però, questo giorno divenne ben presto più importante del sabato, perché esso era legato al ricordo della risurrezione di Cristo: quindi, in segno di rispetto .e di prestigio, venne chiamato «giorno del Signore». In latino si determinò lo stesso fenomeno linguistico: dal termine Dominus (= Signore) deriva, infatti, il nome dominica (dies) e, attraverso di esso, l'italiano domenica, il francese dimanche e lo spagnolo domingo. La presenza nell' Apocalisse di questa espressione sembra la più antica testimonianza della domenica cristiana.
La stessa espressione, però, secondo gli studiosi, può avere anche altri significati: infatti, potrebbe indicare la stessa festa di Pasqua (il giorno 15 di Nisan) e addirittura l'escatologico «giorno del Signore» (yôm YHWH), in cui, secondo gli annunci profetici, Dio sarebbe intervenuto decisamente nella storia. Ma nell'idea teologica della domenica tali significati possono essere contenuti.
(da Parole di Vita, n. 1, 2000)