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Sabato, 19 Giugno 2004 02:01

Tessalonica e Berea: problemi con i giudei (At 17,1-9)

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Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi


Tessalonica e Berea: problemi con i giudei (At 17,1-9)


Per l’antica Via Egnatia giungono a Tessalonica (Salonicco) dopo circa 150 km. La comunità giudaica era forte, e forse per questo Paolo vi si ferma. Ospite da un certo Giasone, lavora da tessitore di tende "notte e giorno per non essere di peso ad alcuno" (1Ts 2,9), ma gli affari non devono andare un granché bene (cfr sopra). La predicazione inizia in sinagoga, "sulla base delle scritture…; il Messia, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio" (v. 3). Gran successo.


Proprio per questo i giudei si ingelosiscono e accusano Paolo su tematiche politiche (Gesù altro re). Paolo si dimostra molto risentito per questo comportamento; scrivendo ai Tessalonicesi alcuni mesi dopo userà parole di fuoco contro i giudei, ricordando quanta sofferenza hanno causato: uccidendo Gesù e i profeti, e perseguitando Paolo stesso, impedendogli "di predicare ai pagani perché possano essere salvati". Perciò "non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini" (cfr 1Ts 2,14-16). Come comprendere questo antisemitismo paolino? È ancora il punto di vista del missionario che si trova bloccato nell’agire, non del teologo che si trova davanti al mistero (come in Rm 9-11).


Fuggiti a Berea, inizia la predicazione anche lì, con nuovo successo. Come già accaduto a Listra da parte dei giudei di Antiochia di Pisidia e Iconio (At 14,19), alcuni giudei da Tessalonica costringono il tre alla fuga: Paolo scappa, Sila e Timoteo si nascondono.

Letto 2701 volte Ultima modifica il Sabato, 19 Giugno 2004 02:04

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