Formazione Religiosa

Domenica, 29 Giugno 2008 01:53

Appunti di Mariologia (Marino Qualizza)

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Appunti di Mariologia

di Don Marino Qualizza



Bibliografia minima ed essenziale

AA. VV., "MYSTERIUM SALUTIS", vol. 6, Quer. Bs 1971, 495-644
BOFF L., "IL VOLTO MATERNO DI DIO", Quer. Bs 1981
FORTE B., MARIA, "LA DONNA ICONA DEL MISTERO", EP Rm 1989
LAURENTIN R., "LA VERGINE MARIA", EP Rm 1983
PAOLO VI, Es. APOST. "MARIALIS CULTUS", 1974
G. PAOLO II, Enc. "REDEMPTORIS MATER", 1987


Nel presentare questo breve quadro di mariologia si seguirà questo ordine:

1. Testimonianze bibliche
2. Sviluppo dottrinale nella storia
3. Sintesi dottrinale: i quattro dogmi mariani fondamentali

a) Immacolata concezione
b) Maternità divina
c) Verginità perpetua
d) Assunzione nella gloria



1. Testimonianze bibliche

Diamo qui l'elenco dei passi biblici che riguardano Maria, rimandando ai trattati più ampi per l'esegesi degli stessi.
Gal 4,5. Marco 3,31-35; 6,1-6. Mt 1,18-23. Lc 1,26-56; 2,35-52. Gv 2,1-11; 19,25-27.


2. Sviluppo dottrinale nella storia

Il primo impulso, quasi occasionale, lo troviamo in Giustino (+165); egli inizia a parlare dell'antitesi Eva-Maria. Questo tema sarà sviluppato in modo originale e organico da Ireneo di Lione (+202). La contrapposizione è basata sulla disubbidienza di Eva e sulla fede-obbedienza di Maria.
- Sul tema della Verginità, dopo inizi incerti, ci si avvia verso una unanimità con Ambrogio ed Agostino.
- Il tema della maternità sotto il titolo "theotokos" costituisce il punto nodale del concilio di Efeso (431). E' elaborato in prospettiva cristologica. Una equilibrata cristologia porta ad una mariologia di eguale equilibrio.
- Tra il secolo IV e V spuntano due nuovi temi mariologici: l'assunzione e l'immacolata concezione. Il primo lo troviamo in Epifanio di Salamina, nel 377. il secondo si sviluppa durante la polemica anipelagiana. Si tratta di comprendere in modo conveniente il primato della grazia. E' il contributo di Agostino.
- Nel periodo successivo si sviluppano le feste mariane, legate soprattutto ai temi sopraindicati. Le feste sono occasione di riflessione teologica e quindi di approfondimento dottrinale. Esse sorgono tutte in Oriente e da qui giungono in Occidente, dove raggiungono lo sviluppo che noi oggi conosciamo, ivi incluse anche le riduzioni post-conciliari.
- Il concilio Vaticano II ha inserito nella Costituzione sulla Chiesa il capitolo riguardante la mariologia. Il titolo è significativo: la Vergine nel mistero di Cristo e della Chiesa. Sono due indicazioni che orientano tutto il discorso su Maria. Il riferimento a Cristo, mediante il quale Maria è inserita in modo straordinario nella storia della salvezza. Il riferimento alla Chiesa, mediante il quale essa è l'inizio di questa Chiesa, perché ha accolto in modo radicale la Parola di Dio-Gesù Cristo e l'ha inserito in questo mondo.


3. Sintesi dottrinale

I quattro temi che presenteremo sinteticamente, costituiscono un esempio chiarissimo di teologia della grazia. La Mariologia si presenta infatti come la concretizzazione della teologia della grazia. Questo è il fondamento biblico-teologico di ogni sviluppo mariologico. Se le cose stanno così, dovrebbero anche scomparire le difficoltà che hanno caratterizzato soprattutto i rapporti fra Cattolici e Protestanti. Maria non solo non pregiudica nulla della verità del Vangelo, ma ne è la conferma e l'attuazione più clamorosa. Di più, è l'indicazione che il primato della grazia non rimane astratto, quasi una teoria disincarnata, ma si esprime nella realizzazione dell'uomo nuova e della donna nuova. Maria è l'icona, l'immagine vivente di questa efficacia della grazia.

1. Immacolata Concezione

Dando per acquisita la storia della formazione di questo dogma, vediamo che cosa significa. Teologicamente si presenta come l'approfondimento dell'affermazione evangelica: Ti saluto, o piena di grazia, Lc 1,28. Ora, teologicamente, è molto chiaro che il principio di ogni grazia è Dio mediante il Figlio suo Gesù Cristo. Il principio cristologico della grazia deve essere affermato sempre e dovunque con grande decisione..... E' stata proprio questa esigenza di chiarezza teologica, che ha reso molto prudenti i grandi teologi della Scolastica come Alberto Magno, Tommaso, Bonaventura, nell'accettare la verità dell'Immacolata Concezione di Maria, finché non fu chiarito il fatto che anche Lei era redenta da Cristo,mediante la grazia che da Lui proviene, essi non potevano accettare ciò che noi oggi crediamo. Fatto significativo! Esso sta ad indicare anche un progresso di conoscenza nella verità, quando Duns Scoto presentò le cose in modo convincente, allora la pienezza di grazia di Maria fu intesa in modo radicale, come inizio stesso della sua esistenza.
Che cosa dice allora questa verità? Che Maria è salvata e redenta in modo ancora più profondo di quanto non accada per noi. Il suo concepimento senza peccato non è una prerogativa autonoma, ma è il frutto della redenzione. Non è un merito di Maria, ma un dono di Dio. In questa linea troviamo una nota molto importante. A partire da Maria vergine, almeno da lei, la nostra esistenza deve essere valutata diversamente. Ciò che ci rende e ci restituisce alla nostra dignità e alla nostra identità è la grazia di Dio. Essa è dunque principio dell'antropologia concepita in modo cristiano. Non un'aggiunta all'uomo, ma la sua profonda realizzazione.

2. Divina Maternità e Verginità

Consideriamo insieme questi due aspetti, perché si richiamano a vicenda. Anche su questo punto conosciamo le vicende storiche, legate soprattutto allo scontro fra Cirillo e Nestorio, al tempo del concilio di Efeso (431). La cosa estremamente difficile e complicata. Come si poteva chiamare maria "Theotokos". Sembrava una evidente contraddizione. Può una creatura essere madre del Creatore? La posizione di Nestorio sembrava più ragionevole, proprio per motivi teologici. Ma le cose stavano diversamente. La questione della divina maternità di Maria era collegata alla identità personale di Gesù. Se questi è veramente il verbo di Dio fatto uomo ed é l'unico figlio di Dio, come Dio e come uomo, allora non si dà altra possibilità: Maria è madre di questo Verbo eterno, fatto uomo. La sua maternità sarà sempre affermata a partire dall'umanità del verbo, ma anche sulla base dell'unità e unicità del Figlio di Dio.
Il mistero dell'incarnazione, per cui il figlio di Dio diventa soggetto della nostra storia, fa si che anche la madre terrena del Figlio di Dio sia assunta in una dimensione e sfera appena immaginabili. Il suo rapporto di maternità è con questo unico Figlio di Dio. Da qui la giustezza della affermazione di Cirillo, anche se l'espressione "theotokos" ha bisogno di precisazioni, per evitare errori grossolani. La chiave di lettura è sempre l'Incarnazione con il suo mistero abissale.
Ora che cosa comporta per Maria questa maternità? Una cosa semplice e straordinaria allo stesso tempo. E' il vertice, il punto di arrivo della sua aspirazione materna. In essa si compie al massimo la vocazione alla maternità insita in ogni donna. Per lei è un caso unico e irripetibile, ma divenuta esemplare nella fede. La maternità (e la paternità) è ricevere e dare la vita; scoprire che la vita viene da Dio, come dono, e porta a lui.
Una annotazione per quanto riguarda la verginità. Nei secoli passati si insisteva, forse non senza ragione, sull'aspetto fisico di questa verginità, soprattutto per quanto riguardava là "virginitas in partu". Sono prospettive che insistevano, forse più del dovuto, su aspetti che oggi consideriamo diversamente. Senza ridurre a meri simboli il tutto, si preferisce seguire una via più teologica. Anche il concilio ha indicato questa strada; è senz'altro una strada buona.
La verginità da sempre, è considerata come un rapporto esclusivo con Dio, come la consacrazione del proprio amore e della propria affettività all'unico amore di Dio, secondo le modalità evangeliche, che includono necessariamente anche l'amore del prossimo. Ora se la verginità è la consacrazione del proprio amore a Dio, nel caso di Maria questo è quanto mai evidente ed anche straordinario.
La Vergine era ed è tutta di Dio. E la sua maternità non solo non pregiudica in nulla la sua Verginità, anzi la consacra, come dice opportunamente il concilio. E' dal rapporto con Dio che nasce ogni perfezione e ogni realizzazione umana. Per Maria la verginità è la sua maternità divina e viceversa. Con un aspetto ulteriore. Essere Madre e Vergine, nel caso di Maria, vuol dire concepire l'esistenza come dono; viverla cioè nel segno di Dio, che è pura grazia e dono.

3. L'Assunzione gloriosa

Quando il 1° novembre 1950, Pio XII promulgò questo dogma, non suscitò solo entusiasmo, ma anche critiche e scetticismo e non solo di Protestanti. Ma alla lunga, scetticismo e perplessità furono fugati dai vantaggi teologici che il dogma fu in grado di suscitare.
Si trattò di rilanciare nientemeno che la escatologia cristiana, nella prospettiva della resurrezione. Si sa bene che la resurrezione di Cristo veniva presentata quasi esclusivamente in funzione apologetica, era un aspetto vero, ma non poteva bastare a mostrare le ricchezze di questo mistero fondamentale. E poi l'escatologia languiva in una stanca e stereotipa ripetizione dei novissimi, senza vivacità e fantasia.
La proclamazione del dogma suscitò tutta una serie di studi e ricerche che ebbero come risultato sorprendente il rilancio dei due temi appena ricordati. Come mai è avvenuto questo? Il mistero dell'Assunzione è il mistero del compimento della storia umana, in modo concreto, singolare e originale. L'inizio di questo compimento è Cristo, il seguito è Maria.
Dunque la storia umana si compie nella resurrezione, cioè oltre questa storia, ma non contro questa storia; non con la distruzione e la negazione di questa esistenza, ma con la sua massima realizzazione. Con la resurrezione Cristo diventa il fondamento della vita futura per tutti. Maria è la prima ad averlo seguito.
Ma c'è ancora un punto da tenere in considerazione. La Vergine è assunta alla gloria celeste, in anima e corpo, vale a dire nell'integrità della natura umana. E' la spiegazione più eloquente e chiara dell'affermazione del simbolo apostolico: credo la resurrezione della carne. Essa non dovrebbe intendersi come resurrezione di una parte secondaria dell'uomo, ma come trasformazione di tutto l'uomo, pur tenendo conto della differenza specifica di materia e spirito.
Nell'assunzione di Maria noi celebriamo la riuscita dell'opera della creazione, finalmente giunta al suo compimento. E' Dio l'autore di questo compimento, non l'evoluzione naturale. E' grazia non prodotto umano.
Letto 5064 volte Ultima modifica il Lunedì, 14 Luglio 2008 19:57
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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