Formazione Religiosa

Venerdì, 23 Maggio 2008 00:31

Maria nel disegno salvifico (Francesco Pio Tamburrino)

Vota questo articolo
(0 Voti)
Maria nel disegno salvifico

di Francesco Pio Tamburrino *


Non conosco altro modo di parlare di Maria se non quello di cogliere, seguendo il cammino della fede, la realtà della sua persona e della sua vita. E’ l’unico mezzo che ci permetta veramente di entrare in contatto con essa, poiché per noi non si tratta di rapporto con un essere irreale, idealizzato, quanto con una persona pienamente viva che inoltre ha possibilità tutte particolari per conoscerci e per comunicare con noi.

La cosa più semplice è tracciare la storia di Maria, la storia della sua anima, dello sviluppo della sua fede e la storia della sua missione: missione durante la vita di Cristo e missione attuale. Noi siamo talvolta costretti a fare uno sforzo per distoglierci dall’immagine che ce ne facciamo: di colei che s’invoca in tutto il mondo con tanti nomi diversi, di colei rappresentata in forme artistiche così disparate e che ci figuriamo sempre circonfusa di gloria, per riportarci da tale immagine alla semplice fanciulla d’Israele, all’esordio della sua vita, prima che l’angelo le rivelasse quello, che Dio si aspettava.

E’ una fanciulla come le altre, di umile condizione sociale. In essa c’è stato certamente un lavoro divino, ma non come di solito immaginiamo. Poiché non dobbiamo credere, per il fatto che Maria è madre di Dio e immacolata nella sua concezione, ch’essa non abbia dovuto operare nella fede, che non sia vissuta in terra come noi, con gli stessi mezzi che noi abbiamo per prendere contatto con Dio. E’ molto importante rendersi conto di questo per comprendere quello che in essa è accaduto.

Maria nacque e visse nell’epoca della storia d’Israele, che costituiva l’ultimo periodo preparatorio alla venuta del messia. Vi era dunque un’attesa nel popolo; e questa attesa del messia nell’anima d’Israele era tanto più profonda, tanto più giusta, quanto più intimo era il contatto che le anime avevano con la Scrittura e quanto maggiore era la possibilità, in ragione della loro purezza e della loro disposizione alla luce divina, di comprenderla nel senso dovuto. Quello che Maria sapeva del messia, le era dunque venuto dalla tradizione d’Israele.

Maria radicata nell’umanità

Alcuni teologi, dopo aver catalogato la serie dei carismi che nel corso della storia Dio ha dato ai santi, hanno sostenuto che Maria, essendo la persona più santa, dovesse aver ricevuto tutto. Ora, questa affermazione non solo è falsa storicamente, ma altera proprio la sua bellezza. Essa è troppo pura, troppo santa, troppo unica, e troppo profondamente radicata nella nostra umanità per aver bisogno di tutti quei doni che non farebbero che nasconderla, se così si può dire, nella sua purezza.

Una vita disponibile intessuta di fede

Vi è poi l’annunciazione, e con essa ha inizio un nuovo stato: Maria diviene madre. E’ straordinario che in una fanciulla possa cominciare a fiorire la maternità mentre l’anima rimane quella di una vergine. E’ cosa unica e si svolgerà in un cuore umano, in una psicologia umana, nel carattere di questa donna, che non era creatura strana e anormale. Era figlia di Anna e di Gioacchino, aveva la sua famiglia e i suoi antenati; era proprio una fanciulla di nome Maria. Non è necessario che io insista; voi avrete spesso meditato sul suo atteggiamento di fronte al messaggio dell‘angelo, su questa semplicità totale, questa discrezione, questa fede immediata.

La prima domanda che dobbiamo porci è in quale misura Maria si sia fatta un’idea del proprio destino dopo il messaggio dell‘angelo.

Che cosa aveva compreso? Che cosa c’era nella sua fede? Essa conosceva troppo bene la Scrittura e le parole dell’angelo erano troppo direttamente significative perché potesse dubitare un solo istante che non si trattasse del messia. A partire da questo momento ella sapeva che ne sarebbe stata la madre. Ma qual era la vera natura del messia? Non credo che in quel momento fosse necessario alla sua fede conoscere interamente tale natura: le pagine seguenti della Scrittura e lo stupore di Maria di fronte ad alcuni episodi dell’infanzia di Gesù lo dimostrano chiaramente; ciò è molto più bello. Perché mai, infatti, il Signore avrebbe eliminato dalla sua vita l’oscurità della fede, la fiducia che deve derivarne e l’abbandono che può risultarne? Senza di questo essa non sarebbe stata completamente della nostra razza. Era abbastanza forte per vivere di fede. E il tratto predominante della sua vita, non è costituito dal fatto che il Signore ha voluto farne l’anima più forte? Dio le ha dato tutto quanto era necessario perché fosse la madre di Gesù in modo mirabile; se vogliamo definire una persona, dobbiamo pur definirla mediante ciò che le è più essenziale. Ora, Maria era la madre di Gesù nel più intimo e profondo della sua stessa natura fisica e psicologica, perché li consisterà il mistero della concezione verginale, dove si radicava la sua condizione umana di madre di Gesù. Era figlia di Dio ed era nella fede illuminata anzitutto dalle Scritture.

Neppure di ciò che seguì all’annunciazione noi ci rendiamo ormai sufficientemente conto. Ci sembra inconcepibile che essa nulla abbia detto al suo fidanzato. Nel matrimonio di Maria, poiché si trattò di vero matrimonio, vi è qualcosa di molto misterioso. Immaginate quel che dev’essere accaduto quando Giuseppe intuì qualcosa mentre essa nulla aveva detto, neppure una parola. Perché questa discrezione, quando sapeva che sarebbe stata fonte di tanto turbamento?... Un abbandono totale alla provvidenza? O forse un profondissimo pudore del mistero che le era stato rivelato? Dio ha diretto ogni cosa. Ma noi possiamo comprendere anche il dramma di Giuseppe. Credete che questo non abbia lasciato alcuna traccia dolorosa nella vita di Maria? Non v’è nulla di più sconcertante di tali incomprensioni tra persone di buona volontà. Dio non gliene ha risparmiate... Si direbbe che Dio abbia fatto soltanto quel che era necessario perchè l’incarnazione si attuasse, e poi abbia lasciato che le cose seguissero il loro corso con tutte le naturali conseguenze. E ciò non avvenne senza sofferenza. Giuseppe e Maria si amavano. Fu necessario che un angelo intervenisse e che Giuseppe fosse interiormente avvertito di non temere. E l’angelo non fu neppure molto esplicito: “Non temere, perché ciò è dallo Spirito Santo”. Parole che ci permettono di renderci conto della profondità del senso religioso di Giuseppe. Questo giovane, che aveva sposato Maria presta fede a un’affermazione così inverosimile, quando già aveva deciso di rimandarla, credendo fosse accaduto qualcosa che non osava ammettere esplicitamente. Che cosa è avvenuto nel profondo delle loro anime? Se vogliamo afferrare la realtà della loro vita di fede e comprendere l’anima di Maria, dobbiamo penetrare nella realtà della loro vita.

“Maria conservava queste cose…"

e voi sapete. in quali circostanze ebbe luogo... Tutto ciò segue il corso ordinario delle cose. Un censimento, e si è obbligati a emigrare. Ed è anche la prima volta che Maria assiste a manifestazioni esteriori nei riguardi di suo figlio, assolutamente grande, eccezionale. Ricordate le parole del Vangelo: “Maria conservava queste cose e le meditava nel suo cuore”. Essa, che non sa ancora tutt0, riflette e cerca di leggere negli avvenimenti provvidenziali. C’è la visita dei pastori, poi quella dei magi che vengono alla culla del figlio. Ma un fatto la turba assai più profondamente: la strage degliinnocenti. La Scrittura ne riferisce in tre righe e noi la celebriamo nella liturgia. Ma mettetevi al posto di Maria; in tutta la sua brutale realtà si tratta di una operazione di polizia, contro dei bambini Dopo questo fatto, come poteva credere ancora che la Provvidenza governasse la sua vita? Come poteva Dio permettere una cosa simile? E non vi è nient’altro, nessuna spiegazione divina. La Provvidenza non è intervenuta a impedire la strage, quando per Dio sarebbe stato così facile.

Maria ha dovuto fuggire come una profuga, come una emigrante. E’ falso pensare che le sia stata concessa una specie di visione di ogni cosa. Al termine della sua vita, certamente ma non all’inizio, ed è questa la sua grandezza, questo che ce la rende così vicina. Ha veramente dovuto vivere di fede come noi. Giorno per giorno Dio le ha dato quel che le era necessario perché potesse comprendere ciò che doveva fare. Per il resto ha agito da madre.

E poi la presentazione al Tempio. Maria ignorava ancora il mistero di sofferenza e di contraddizione di suo figlio: glielo disse Simeone da parte del Signore. Dopo, di nuovo l’oscurità, e la vita quotidiana riprende i suoi diritti. So quanto è difficile cercare qui d’immaginare qualcosa. Ma proprio per questo, forse, non bisogna immaginare nulla.

Sofferenza d’essere la madre di Dio

E’ un periodo lungo, nella vita di una madre che si vede crescere accanto il figlio, dall’infanzia ai trent’anni. Suo figlio ha vissuto presso di lei per più di dieci anni di vita operaia, con tutto ciò che questo comporta.

Non dobbiamo cercare d’immaginare nulla. Tutto ciò che il Vangelo ci dice dei rapporti tra Maria e Gesù, ci mostra che Cristo s’è comportato con lei normalmente, come nell’ambiente che era il loro, si comportavano i figli con le madri. Tra la madre e Gesù fanciullo v’e stato un mistero di amore e di reciproci rapporti. Di questi trent’anni non conosciamo che un episodio. Il fanciullo ha dodici anni: è ormai un ragazzo. Sapete quel che ha fatto e sapete quanto sua madre ne è stata turbata. In quel momento Maria non ha compreso la psicologia di suo figlio. Dobbiamo leggere il vangelo così com’è scritto. Per la prima volta davanti al figlio dodicenne, ella sospetta qualcosa che la fa soffrire. Non so se riuscite a immaginare quali siano i sentimenti di una madre verso il proprio figlio. Questo figlio è suo, le appartiene, e tuttavia scopre in lui qualcosa che la trascende, che lo separerà da lei . E’ un mistero essere madre di Dio. Ed è pure difficile capire fino a che punto questa semplice condizione non potesse essere senza dolore. Quando suo figlio ha dodici anni ella scopre a un tratto, in un suo atteggiamento, che nella vita di questo figlio vi è un grande mistero. E il vangelo aggiunge: “E in seguito fu loro sottomesso” dopo d’allora cioè, egli non ha più manifestato nulla, non ha più agito se non come un uomo qualsiasi. Cosa certa, questa; perché sarebbe altrimenti incomprensibile che, in un ambiente orientale, di vita in comune, dove non esiste uno stile veramente intimo e familiare, e dove Maria ha vissuto come tutti gli altri, nessuno avesse mai sospettato nulla nei riguardi di suo figlio. Ricordate agli inizi della predicazione? “Non è questi il figlio del falegname che vive tra noi?”; perché non riuscivano a capacitarsi che potesse parlare come un rabbino. Il vangelo è chiaro. Nulla di più falso dell’ambiente effeminato e irreale delle immagini pie rappresentanti la ”sacra famiglia”. La verità è assai più grande e bella, appunto perché Maria e Gesù fanciullo sono esseri reali e forti. Vi è in Maria una grandissima forza, una sofferenza profondissima, la sofferenza d’essere madre di Dio: una sofferenza che penetra nella più profonda intimità della sua natura stessa di madre.

“Debbo interessarmi delle cose del Padre mio”

Dopo la normale vita di Nazaret,ha ha iniziato la missione pubblica. So che alcuni si scandalizzano nel constatare con quanta disinvoltura il vangelo passi ormai. sotto silenzio Maria.. Quando Gesù, s’è allontanato da casa, non si parla più di sua madre, se non proprio all’inizio, nel momento in cui Gesù sta per andarsene. Egli è ancora nella casa materna, ma per poco, come un figlio missionario che sta per partire. E’ chiamato altrove. Deve compiere la propria missione. Cosa può aver detto Gesù a sua madre in questo momento? Che cosa le ha rivelato della realtà della sua natura e della sua missione, e cosa sapeva essa di lui, quando egli raggiunge i trent’anni? Sappiamo che gli apostoli non hanno saputo subito: ricordate il giorno in cui Gesù ha chiesto loro chi pensassero ch’egli fosse? Credo si possa affermare che Maria è stata comunque la prima a scoprire e a credere chi fosse realmente suo figlio. E si è trattato per lei, come per tutti, di un atto di fede. Gesù lo dice: “Né la carne né il sangue ti hanno rivelato che sono figlio di Dio, il Padre mio”. Noi crediamo per fede, perché di Gesù non conosciamo che l’aspetto esteriore. Ma non ci rendiamo sufficientemente conto che anche Maria dovette compiere un atto di fede per credere alla divinità di suo figlio. E’ tanto maggiore doveva essere la sua fede, in quanto si trattava di suo figlio, carne della sua carne, e lei gli era legata unicamente nella sua natura di uomo. Credere che lui fosse Dio: quanta fede occorreva! Esteriormente Cristo non ha agito mai se non come uomo. La trasfigurazione costituisce l‘eccezione di qualche ora, un momento solo nella vita di Cristo quando, a chi l’avesse guardato, qualcosa di sensibile lasciava trapelare la sua divinità, la quale, senza distruggere la fede, s’imponeva all’uomo. Noi sappiamo che Cristo non era solo uomo, era figlio di Dio; ma nel corso solito della sua vita non appariva tale.

Il legame misterioso tra Figlio e madre

Lo sviluppo della fede e dell’amore nel cuore di Maria è precisamente ciò che costituisce sua grandezza. E se la constatazione che Gesù non fece eccezioni per sua madre, mai neppure nel momento nella passione, ci lascia perplessi, ciò accade appunto perché essa era troppo forte, e Gesù esigeva troppo da lei per cercare di alleviarne il cammino. E poi, che cosa doveva essere Maria? Un santo è perfetto nella misura in cui compie la sua missione e i doveri del suo stato. Ora, in quel momento, la sua missione non si limitava forse a una cosa sola, essere cioè – in modo perfetto – la madre del fanciullo, la madre di Gesù adolescente? Doveva essere madre nel senso pieno, completo della parola: e quindi anche nel momento in cui il fanciullo era diventato adulto, ella si è mostrata una madre perfetta, ha saputo cioè trarsi in disparte. La perfezione di una madre sta nel guidare il figlio al fine che gli è proprio. L’atteggiamento di una madre deve mutare secondo l’età del figlio, perché essa esiste in funzione del figlio; è questo il lato difficile della vocazione di una madre. Deve saper trattare suo figlio come un adulto, lasciarlo libero, non influenzarlo più, rinunciare a trattarlo come un bambino. Molte madri nuocciono ai loro figli proprio perché non si rassegnano alla necessità di mutare atteggiamento. Maria, che è così perfetta, ha saputo trarsi completamente in disparte. Ha permesso che suo figlio se ne andasse, e Gesù l’ha lasciata alla sua missione perfetta di madre. Ricordate le parole del Vangelo? Maria era costretta a seguire le donne, come una donna qualsiasi, mentre la folla dei discepoli aveva ormai la precedenza su di lei: “La madre e i fratelli di Gesù vennero a trovarlo, ma non potevano avvicinarsi a lui per la folla. E gli fu riferito: “Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti”. Ma egli rispose: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”” (Luca 8, 19-21).

Non dobbiamo scandalizzarci; dobbiamo invece cercare di comprendere un mistero, così intimo e profondo, tra Maria e suo figlio. Credo sia raro trovare un santo che nel corso della sua vita non abbia compiuto qualche miracolo; essa, invece, non ne ha mai compiuti. A Cana ha chiesto un miracolo a Cristo. Nient’altro. Che missione aveva da giustificare dinanzi agli uomini? Era la madre. Missione troppo naturale perché debba essere autenticata, un miracolo l’avrebbe anzi snaturata. Maria non doveva cercare di farsi avanti. Non c’era bisogno di rivolgersi a lei finché c’era Gesù. Per questo il vangelo non parla di lei fino al giorno della passione.

La madre “stava”

Al momento della croce il Vangelo accenna alla presenza di Maria. Con poche parole, ma nascondono un abisso. Era impossibile che in quel momento essa non sapesse tutto di suo figlio. Era il momento in cui la sua fede si compiva. Il mistero di questa madre durante la passione è che lei è più forte di tutti, più forte degli apostoli stessi che pure erano uomini. Non mi piacciono molto le rappresentazioni della passione che raffigurano Maria singhiozzante e prostrata, come una donna stravolta dal dolore. Nulla nel vangelo ci autorizza a raffigurarcela così: il vangelo ci dice anzi ch’era in piedi. In conseguenza della sua concezione immacolata ella aveva corrisposto, giorno dopo giorno e in maniera mirabile, all’azione di Dio nella sua anima, cosicché il Signore non aveva bisogno di fare cose eccezionali perché la fede e l’amore di sua madre toccassero una grandezza che a noi non è dato raggiungere.

La prova d’amore più grande

Maria giunse alla maturità della sua fede nel momento della passione di Cristo, ed ecco allora un altro mistero: la sua missione sopra la terra, in quanto madre di Gesù, finisce perché suo figlio sta per morire. Cosa può dargli ora? Non ha più nulla da dare a suo figlio. Ma in lei si è compiuto qualcosa di molto profondo, perché una madre non può non provare la sofferenza più grande a veder morire il figlio soprattutto quando non muore di morte naturale, ma giovane e crocifisso. Sappiamo che se la più grande prova d’amore sta nel dar la vita per coloro che amiamo, la più grande sofferenza è pure la prova d’amore più grande. E Dio ha condotto la sua madre fino a questo punto, affinché desse la più grande prova d’amore.

Essa era troppo intimamente legata a suo figlio perché non vi fosse anche un mistero di collaborazione, in quanto l’amore implica collaborazione. Il genere di “lavoro” che suo figlio compiva allora per la redenzione del mondo le permetteva per la prima volta una piena collaborazione. Maria ha provato quella sofferenza, che era la sofferenza redentrice, fin nel più profondo del suo essere. E poiché non v’è dubbio che in quel momento essa non conoscesse perfettamente la missione di suo figlio, voi capite quale parte unica abbia nella redenzione delle anime. Vi ha collaborato con una sofferenza che rappresenta il parossismo della sofferenza di una madre e nella piena lucidità della fede.

Donna, ecco tuo figlio

In quel momento accade pure qualcosa che la riguarda direttamente, perché suo figlio le parla - una delle rare parole che nel vangelo Gesù rivolge a sua madre. Tra lui e lei accade qualcosa di doloroso e nello stesso tempo di semplice. Si tratta, direi quasi, di due atti che s’intrecciano. Il primo atto, semplicissimo, è che Gesù sta per morire, e Gesù è figlio unico. Lascia sopra la terra la madre, che ha delle necessità e deve pur vivere in qualche modo. Chi si prenderà cura di lei? Non aveva rendite. Fin tanto che Gesù viveva la manteneva lui. In oriente i membri di una famiglia si mantengono l’un l’altro. Dopo aver lasciato il suo lavoro, Gesù era vissuto come un rabbino, gli si dava di che vivere, e si dava di che vivere a sua madre. Ora bisogna che Maria abbia il necessario. In oriente una donna non sta sola, deve tornare in famiglia; essa non aveva famiglia a Gerusalemme Le si presentavano dunque - poiché non sfuggiva a tutte queste esigenze concrete - dei problemi d’ordine pratico. Gesù le dice: “Andrai da Giovanni, nella casa di Giovanni”; e a Giovanni: “La tratterai come tua madre”, Questo, anzitutto, il fatto reale che costituisce per Maria la brutale presa di coscienza che suo figlio non è più, che tutto è finito, che egli la lascia e che un’altra casa le è ora necessaria, e che un uomo si prenda cura di lei. Tale il fatto doloroso: suo figlio non sarà più accanto a lei e le dice: “Giovanni sarà come tuo figlio”.

Sappiamo che la Chiesa ha sempre considerato questo episodio di passaggio tra le due successive missioni di Maria. Il suo primo compito, fin tanto che Gesù era rimasto sopra la terra, era stato quello d’essere sua madre: ora questo compito è terminato. Che può essa fare ora? Una nuova missione ha inizio: sarà la madre di Giovanni. Credo che di ciò essa ignori ancora il significato. Era naturale che gli apostoli, che si sentivano responsabili di lei, la considerassero come una madre. Gli apostoli, a quell’epoca, erano appena dirozzati: voi sapete che il giorno della croce erano fuggiti. Giovanni solo era rimasto fedele o quasi, per questo si trovava lì, per vedersi affidare la madre del Maestro. Maria, certo, attendeva la risurrezione di suo figlio; la sua fede era troppo profonda e Gesù l’aveva predetta. E’ ovvio che, se v’era persona capace di comprendere il senso della predizione di Cristo, era appunto lei, sua madre. Forse, se non si trovava tra la folla proprio quando Gesù aveva fatto questa predizione, non le era giunta direttamente dalla sua bocca,certo le era stata riferita. Maria credeva, ma nella oscurità della fede. Sapete anche voi che, quando qualcuno muore, il fatto di credere che un giorno risusciterà, non cambia nulla quando vediamo morire una persona cara,crediamo alla resurrezione dei corpi. Vi crediamo per fede. Maria ha avuto questa fede. Nessuna creatura umana era mai risorta. Essa mai aveva visto nulla di simile. La sua fede nella resurrezione era una certezza interiore che non toglieva nulla al dolore. Il pensiero che il vostro amico morto un giorno risusciterà, allevia forse il dolore che voi provate per la sua morte? In quel momento l’unica cosa reale per Maria era la morte, perché la morte era sensibile, rientrava nella realtà, mentre il resto rientrava nella fede. E nulla di sensibile leniva la sua pena. Essa ha vissuto la realtà concreta.

Successivamente, per Maria, ha inizio un periodo che va dalla risurrezione all’ascensione: un periodo tutto particolare. Cercate di mettervi ancora al posto di questa madre, d’immaginare che suo figlio ormai non è più come lei. Come Dio le è sempre sfuggito, ma ora le sfugge anche come uomo; ciò traspare nel suo modo di essere. Egli c’è e non c’è. Torna, ma non si è più con lui come prima. Qualcosa è mutato: sua madre sa tuttavia di essere la madre sua, la madre di quest’uomo glorioso che di quando in quando rimane con essa.

Madre della Chiesa

Un’altra missione si prepara per Maria, un’altra missione che dovrà vivere: essere la “madre della Chiesa nascente”. Le è stato affidato Giovanni e con lui gli apostoli, tutta la Chiesa di allora. Essa ne prenderà coscienza progressivamente. Solo lei poteva narrare agli apostoli il vangelo dell‘infanzia di Gesù, e sappiamo pure che quando si riunivano a pregare era con loro. Degli stretti vincoli la legavano dunque agli apostoli che erano vissuti col Maestro e ne avevano visto la figura e i gesti. Maria era sua madre e gli rassomigliava fisicamente. Tutto in lei ricordava loro Gesù, Potete quindi immaginare i sentimenti che gli apostoli dovevano provare quando era lì tra loro. Tuttavia essa non ha alcuna funzione ufficiale. La Chiesa non ama che gli si parli di Maria-sacerdote; a me questa denominazione sembra alterare la purezza del suo volto. Essa è assai di più. Appartiene un altro ordine, che è soltanto suo: è la madre del Sommo sacerdote. Non è sacerdote: è la madre del Sommo Sacerdote. E’ unica, e questa è la sua particolarità. Non dobbiamo farla uscire da questo posto unico per cercare di classificarla. E’ senza dubbio legata agli altri ordini, e in particolar modo al sacerdozio, perché è la madre del Sommo Sacerdote; ma non è essa stessa sacerdote. Ha assistito alla messa degli apostoli e ricevuto la comunione dalle loro mani. Nella sua anima non vi era alcun carattere sacerdotale: non aveva il potere di perdonare i peccati, non poteva assolvere, consacrare,rendere presente il corpo di suo figlio nell’eucaristia, mentre tale potere avevano gli apostoli infedeli, molto meno perfetti di lei. Maria è al di sopra di tutto questo perché è unicamente la madre di Gesù. Se volete comprenderla bene, dovete centrare tutto su questa realtà unica che è in lei. Si penetrerà allora assai più profondamente nella sua intimità, nella sua missione, e si comprenderà il vangelo, poiché tutta la condotta di Dio nei riguardi di Maria è stata dettata dall‘idea di farne una madre perfetta, senza alcun privilegio. Essa ha dovuto soffrire come una madre, dopo aver provato tutte le sofferenze che prova una madre accanto al figlio che si fa adulto.

Nella sua maternità universale si perpetua la maternità di Gesù

Poi c’è l’ascensione e la pentecoste - avvenimenti molto importanti perché segnano la fine di un’epoca della redenzione e l’inizio di un’altra. Fin tanto che Gesù era in terra, la Chiesa non poteva ancora esistere nella forma che le è propria, non aveva ragion d’essere. La Chiesa ha inizio con l‘ascensione, con l’assenza corporale definitiva di Gesù. Tutte le future apparizioni di Cristo sulla terra non sono che figure, salvo forse, si dice, l’apparizione di Cristo a Paolo sulla via di Damasco: Paolo è apostolo e deve aver visto Gesù uomo. Cristo dunque, nella sua condizione di uomo è definitivamente assente dalla terra. Qualcosa quindi finisce anche per Maria. A partire da quel momento, essa è più strettamente legata agli apostoli perché è con loro nella Chiesa.

Notiamo che se Maria fosse stata realmente privilegiata dal punto di vista della visione delle cose, non avrebbe avuto bisogno della pentecoste. In tale circostanza essa ha ricevuto lo Spirito Santo come gli apostoli, e il Signore aveva detto: “Vi sono cose che comprenderete (soltanto) allora”. Perché mai Maria avrebbe avuto bisogno d’essere tanto sapiente e di comprendere più di quanto riguardava i rapporti con suo figlio? Non aveva il compito d’insegnare. Non ha predicato. Ciò sarebbe esulato dalla sua missione di madre. Ha continuato, accanto agli apostoli, la sua missione di madre di Gesù: è stata per loro come un prolungamento della presenza di Gesù. Ha narrato ciò che sapeva. Ha ricevuto lo Spirito Santo. Essa era necessaria, agli inizi, perché la Chiesa potesse sussistere senza la presenza di Gesù. Ma io credo che il capovolgimento più grande nella vita di Maria cominci con la sua assunzione.

Il mistero dell’assunzione è stato definito di recente e io non so se ne comprendiamo pienamente il significato. E’ naturale, data la santità eccezionale di Maria e dato che essa era la madre di Gesù, che per lei la risurrezione sia stata anticipata; poiché in fondo, l’assunzione non è che una risurrezione, l’unione del corpo con l’anima in uno stato glorioso. Maria è risorta. Si dice che il suo corpo è stato assunto in cielo, poiché si tratta di una risurrezione non visibile sulla terra. Nessuno l’ha vista risorta, come è stato visto Cristo risorto, ma a partire da quel momento io dico che v’è qualcosa di nuovo, qualcosa d’immenso e, se ben riflettiamo, d’incomprensibile. Innanzi tutto perché Maria risorge? Era la madre di Gesù e, per essere madre, aveva bisogno del corpo. Aveva generato col suo corpo: l’anima separata madre di Maria non poteva più essere veramente la madre di Gesù. In un certo senso si può dire che la madre fosse realmente morta, anche se l’anima era viva; ma sarebbe concepibile che la realtà della madre di Gesù non fosse più? L’assunzione rivela la volontà di Dio che sua madre sussista fin da ora, in uno stato glorioso. E il fatto che Gesù abbia voluto accanto a se sua madre in quanto madre, costituisce la prova che ella ha una missione da assolvere. Poiché anche per noi Maria non avrebbe potuto essere madre in tutta l’estensione del termine se non avesse avuto più il suo corpo. E’ un mistero che ci aiuta a penetrare con maggior profondità la sua missione che è missione di maternità: la maternità per suo figlio, prima; poi quella iniziata il giorno dell’assunzione, la maternità dei cristiani.

Anche ora all’ombra del Figlio

Com’è possibile? Che cosa le chiederà Dio d’ora innanzi? Direi che nella vita di Maria vi sono due condizioni diametralmente opposte: fino all’assunzione un genere di vita, soprattutto esteriormente, del tutto comune, talmente comune che nessuno l’ha notata, salvo coloro che, amando Cristo, amavano pure la madre di Cristo. Essa scompariva all’ombra del Figlio. Ma ora, dopo l’assunzione, tutto cambia e la sua condizione attuale è strettamente legata alla natura stessa della Chiesa: il corpo mistico di Cristo non è soltanto una struttura invisibile e puramente spirituale, bensì qualcosa di misteriosamente umano. La stessa cosa vale per l’eucaristia: nell‘eucaristia è presente il corpo di Gesù, e Maria, col suo corpo glorioso, è in relazione materna con questa realtà. Così, dal momento in cui suo figlio vivrà sulla terra sotto quel nuovo aspetto che è il corpo mistico, la maternità di Maria nei confronti di Cristo continuerà in questa nuova forma, in senso direi quasi fisico. La grazia stessa è una realtà fisica che deriva da Cristo, e Maria è la madre di Cristo.

Ma sappiamo forse tutto ciò con esattezza? E come osiamo affermare una cosa simile?

Come pensare che una donna, che ha cervello e cuore umani e che per la sua umanità stessa è limitata come qualsiasi altra creatura, possa conoscere ogni uomo che vive sopra la terra e occuparsi di lui? E’ possibile? Sì, e possiamo affermarlo con certezza, perché così afferma la Chiesa, da parte di Dio. Ci rendiamo conto perché la Chiesa è per noi così grande e importante? Chi oserebbe fare tale affermazione? Ma la Chiesa l’ha veramente fatta in termini tali da impegnare la nostra vita? Per credere a un’asserzione come questa bisogna anzitutto comprendere che cosa significhi. E’ bello abbandonarsi all’immaginazione, ma dobbiamo porci di fronte alla realtà: può dunque una donna, creatura umana, conoscere ogni uomo e conoscerlo con sufficiente libertà da potersene pure occupare? Può esser vera una cosa simile? Tra tutte le denominazioni riferite a Maria, una mi sembra tanto essenziale: quella di madre di Gesù perché determina esplicitamente la maternità di Maria nella sua condizione attuale. L’estensione della maternità di Maria, fa si che essa sia necessariamente presente, in quanto madre, ovunque si determini uno sviluppo o una nuova nascita di suo figlio: ogni volta cioè che la grazia agisce nelle nostre anime. Maria non può esserne assente, perché vi è qui qualcosa di suo figlio, di cui lei è la madre.

La posizione di Maria dopo l’assunzione è quindi antitetica alla posizione che essa occupava in terra. In quel tempo, la semplicità della fanciulla, dell’umile giovinetta d’Israele, della madre di famiglia, modesta come qualsiasi altra madre, più modesta di tutti gli altri santi perché la maggior parte degli altri santi ha fatto qualcosa: hanno fondato ordini, hanno creato delle scuole di spiritualità; mentre essa non è stata altro che “madre” e nella sua missione non troverete altro. Quanto a noi, siamo personalmente impegnati in questo nuovo ordine di realtà, e questo ordine dobbiamo vivere in un senso che forse non comprendiamo ancora abbastanza: lo si voglia o no, Maria è nostra madre, e in modo tale che la vita cristiana non può svilupparsi in noi senza il suo intervento.

La vera devozione a Maria consiste nello sviluppo della nostra spiritualità cristologica e trinitaria

Vorrei che, dopo quanto abbiamo detto, voi conservaste un’idea esatta di Maria e della posizione che deve occupare. Non potete porla in primo piano, e non potete neppure considerarla la prima dei santi, sul loro stesso piano. Dovete considerarla a sé. Ho sempre notato con meraviglia quanto sia confusa la nozione che si ha in occidente di tutte queste cose; quando si entra in una chiesa ci si sente sconcertati dalla proliferazione di statue, tra le quali un santo patrono qualsiasi occupa di solito, per le proporzioni e l’ubicazione della sua effige, la posizione preminente. Come comprendere qualcosa della gerarchia della fede e delle vere realtà del mondo invisibile? Che la chiesa sia dedicata a un determinato santo, non è una ragione perché questi sia continuamente il personaggio in primo piano. Mettetevi al posto di coloro che non sono in grado di fare il necessario ridimensionamento, degli estranei, dei neofiti. Una delle grandi doti della Chiesa orientale è certamente costituita dal fatto che l’iconostasi rappresenta una meravigliosa sintesi della teologia, dove non vi è nessun errore di prospettiva: il Salvatore è sempre a destra, e a sinistra sua madre!, poi, su un altro piano, i santi.

Non so se vi siete mai recati in Sicilia, Se sostate a Palermo, entrate nella grande chiesa bizantina di Monreale, poco sopra la città. Questa cattedrale, innalzata nel medio evo, è stata interamente rivestita di mosaici a opera di artisti bizantini. Provatevi ad analizzare l’ordine delle immagini. E’ una cosa meravigliosa. Tutta la chiesa della terra e del cielo è presente in modo mirabile: Cristo re, in fondo all’abside centrale, domina tutto. Maria non occupa una posizione gerarchica nella Chiesa: non è una colonna della Chiesa terrestre. Per questo nelle absidi laterali, a fianco di Cristo, son rappresentati san Pietro e san Paolo che costituiscono le fondamenta della Chiesa. sulle pareti si svolge tutto il mistero della storia dal principio della creazione, e la storia della Chiesa: Adamo, Eva, i profeti, l’annunciazione, la vita di Cristo. E Maria dov’è? Al Centro, al di sotto di suo figlio, un po’ più piccola. Maria non rientra nella struttura della Chiesa, occupa una posizione unica, dopo suo figlio, una posizione che non appartiene che a lei:

Quando si contemplano simili capolavori, capolavori d’arte e di senso dei misteri divini, e si guarda poi alle nostre chiese, riesce difficile rassegnarsi a simile mediocrità d’espressione. Perché non tradurre in immagini la bellezza delle realtà invisibili? Perché rassegnarsi a questa negligenza che ha finito per contraddistinguere con un marchio di standardizzazione e di volgarità tutto quello che la Chiesa occidentale ha portato con sé attraverso il mondo, fin dalle lontane missioni? Quale la conseguenza e insieme la causa di tale stato di cose, se non che i nostri cristiani hanno sì delle devozioni, ma non il vero senso dei misteri della loro fede? La loro pietà è buttata via, le loro devozioni grette; non posseggono il senso della Chiesa di Cristo né di Maria sua madre. E’ forse inutile cercare altre cause sul rispetto umano che gli uomini spesso dimostrano riguardo alla devozione a Maria.

E’ probabile che, se si insegnasse loro a conoscere in modo più conforme alla realtà, essi avrebbero spontaneamente un’autentica disposizione verso di lei.

Cercate dunque di farvi un’idea esatta della parte che Maria occupa nella vostra vita; e se nella vostra vita non la trovate cercate di porvela, o, più esattamente, cercate di accorgervi che essa è nella vostra vita, prendendo coscienza di tale realtà. E’ del tutto differente rispetto a qualsiasi altro santo che, durante la vita si supplica pregandolo di interessarsi a voi: la Vergine, lo vogliate o no, è già nella vostra vita, e in modo indispensabile quanto Cristo: ma al suo proprio posto e in una maniera che ora dovete imparare a scoprire. Maria è legata al prodursi della grazia in maniera unica, come nessun altro santo. Se possiamo far si, mediante la luce della nostra fede, che Cristo sia presente nella nostra vita, abbiamo pure la possibilità che anche Maria, a suo modo, sia presente nella nostra anima. Ritengo che appunto questa presenza sia l’esatto termine della vera devozione a Maria.

* Arcivescovo di Foggia

Letto 2698 volte Ultima modifica il Lunedì, 02 Giugno 2008 13:23
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search